Anatomia di una natura morta
Clara Peeters, pittrice fiamminga del ‘600 si specializzò in nature morte.
Le sue nature morte ritraevano cibi riservati ai ceti sociali più elevati, contenuti in porcellane e con stoviglie ricercate. Ad esempio, nell’opera proposta, il coltello che fugge diagonalmente dal tavolo -per offrire una maggior profondità- è d’argento, il calice è di cristallo, e il cibo è raffinato, e la tavola imbandita richiama la ricchezza.
Come molti pittori fiamminghi, si ricordi van Eyck ne “I coniugi Arnolfini”, l’artista trova il suo spazio di immortalità ritraendo il suo riflesso nel tappo della brocca.
Nel fianco del manico del coltello la pittrice si firma.
Il vetro e il cristallo, ancor di più se finemente cesellato, allude alla fragilità, dunque alla caducità dei piaceri mondani.
Particolare, in primo piano si trova il pane tipico del nord, il”bretzel”.
Il bretzel, tipico pane ancor oggi del nord Europa, ha origini incerte. Tuttavia alcuni lo fanno risalire agli inizi del 600 dai monaci del Nord Italia. Dai resti dell’impasto del pane, i monaci pare facessero striscioline che intrecciavano come mani giunte in preghiera e i tre spazi vuoti circolari potessero simboleggiare la Trinità. Si narra che venissero offerti ai bambini se avessero imparato Salmi o preghiere.
Il “bretzel” venne anche rimandato come un pane tipico della Quaresima.
Anche Pieter Bruegel il Vecchio , illustra il brezel nel dipinto.
Illustrando la voglia di non far finire il Carnevale per entrare nella Quaresima, vi è l’immagine del tipico pane che affronta uomini ebbri di vino.
Una seconda natura morta che rappresenta il tipico pane bretzel intinto nel vino -analogamente al detto italiano in cui si recita che finisce tutto a “tarallucci e vino”- . ricorda il periodo di digiuno durante la Quaresima.
La frutta secca si compone ancora di mandorle-allusivo alla Vergine come “concentrato” di nutrimento- e le noci che simboleggiano la Trinità: guscio,mallo e gherigli.
La frutta secca è presente già nelle tradizioni antiche, dagli antichi greci ai romani, ed è citata nella Bibbia.
La raffigurazione del pane connota la localizzazione geografica dell’artista. In questo caso il milanese Pitocchetto dipinge un tipico pane dell’area padana : la biova.
Cosa dire poi della famosa forma della baguette? Diremo che è tanto francese da essere Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dal 2020!
Le mandorle e i fichi secchi, raccolti nel bellissimo piatto decorato in azzurro, sono altri simboli.
La mandorla, infatti, è strettamente connesso alla fecondità e rinascita sin dai tempi più antichi e trae origine dai miti. I confetti, infatti, che ora vengono donati dagli sposi per addolcire le eventuali invidie delle nubili, arcaicamente venivano dati agli sposi come augurio di prosperità.
Dal punto di vista geometrico, la mandorla o vescica piscis, è formata dall’incrocio di due cerchi in modo che i due centri si trovino l’uno nel perimetro dell’altro. Da questa figura scaturisce il quadrato e il triangolo equilatero.
Agli albori del Cristianesimo, quando l’immagine di due archi disegnati sulla sabbia simboleggiava l’Ichthys — “pesce” in greco. I cristiani l’associavano a lettere e sillabe che formavano la frase: Iesous Christos Theous Uios Soter, ossia, Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.
Ancora, l’immagine dei due cerchi intrecciati può essere associata ai due mondi: spirituale e terreno che si intrecciano. Cristo, figlio del Divino che si fa uomo e crea la connessione.
Nella prima lastra scolpita da Wiligelmo si illustra la Creazione. Dio, unica figura frontale di tutta la composizione è racchiuso nella mandorla sorretta da due angeli.
Il fico secco, invece, ha un significato duplice: può essere associato alla lussuria e al peccato ma anche al benessere e alla salvezza.
Lorenzo Lotto, artista intellettuale, snatura l’iconografia classica delle “nozze mistiche di Santa Caterina”.
San Giuseppe presenta il Bambin Gesù addormentato -come una premonizione alla sua morte- e intanto lo copre con un telo bianco, ancora un accenno al futuro sudario. Maria si ritrae verso sinistra, cercando -con un gesto simile a quello di Leonardo nella Vergine delle Rocce- di proteggere il figlio. L’albero di fico le fa da sfondo ombroso.
ll fico dalle gradi foglie può essere, secondo la parabola del fico sterile, simbolico all’albero della conoscenza del bene e del male presente nel Giardino dell’Eden e, pertanto, ricondotto al Peccato Originale, causa della morte di Gesù per la Salvezza dell’Umanità. Secondo altri, la pianta del fico alluderebbe alla fonte evangelica in cui si narra che è priva di frutti dopo tre anni, come il Popolo di Israele rimasto indifferente alle predicazioni di Gesù.
L’opera è carica di riferimenti sessuali ed è, sicuramente, un monito alla moderazione. I due vecchi abbracciati sulla destra alludono alla libidine soddisfatta mentre l’uomo che urla con una brocca in mano rappresenta la libidine insoddisfatta. Nell’ombra un cane si affaccia sulla tovaglia e assume il simbolo dell’impudicizia. Sul tavolo fichi e salame sono allusivi ai genitali maschili e femminili.
Il termine “fico” deriverebbe dall’interpretazione biblica corrispondente alla fertilità, per i numerosi frutti che vengono prodotti ben tre volte all’anno. Possono essere conservati e consumati anche in epoca tarda se seccati.
Tornando ancora agli elementi della natura morta di Clara Peeters, il formaggio e il burro nella loro connotazione simbolica rappresentano la Vergine Maria e nell’interpretazione biblica il ragionamento e la rettitudine.
In quanto la purezza del latte, viene trasformata, come un miracoloso dono della Provvidenza, in un alimento di lunga conservazione.
A proposito del formaggio tipico del nord, anche la natura morta di metà Ottocento di François Bonvin, si presenta come una chiara rappresentazione dell’identità gastronomica francese.
Il formaggio brie è addirittura citato nel “Dizionario di cucina” di Alexandre Dumas. Il libro edito nel 1873. Il libro fu consegnato nel 1870 e pubblicato dopo la morte dello scrittore, contiene 3.000 ricette condite di incursioni storiche, ricordi e aneddoti.
Ma dobbiamo stare attenti: anche se il titolo ci trae in inganno, non dobbiamo confondere il significato fra natura morta ed allegoria dei cinque sensi.
In questo dipinto, ad esempio,pur essendo moraleggiante e invitando alla sobrietà, non vi è riferimento esplicito alla “vanitas” (ovvero al vuoto dell’anima).
L’opera è, dunque, una allegoria dei cinque sensi, udito con la musica, gusto con il pane ed il vino, olfatto con i fiori, tatto con i diversi materiali, vista con le carte da gioco.
In sintesi la natura morta di Clara Peeter ci racconta, ci invita, ci suggerisce:
- la fragilità e la caducità della vita -cristallo-
- il pane e il formaggio come elementi della penitenza e del digiuno quaresimale anche nella ricchezza -stoviglie di peltro e porcellana dipinta-
- il burro è il formaggio con riferimento alla Vergine
- la preghiera e il ringraziamento dei doni ricevuti dal divino – cibo
- il peccato originale e la redenzione con il sacrificio di Cristo -fichi e mandorle-
- l’invito alla moderazione -il bordo del tavolo sbrecciato-
- l’immensa bontà di Dio nella sua onnipotenza nella mandorla