Colazioni all’aria aperta
La gioia di stare insieme nell’arte moderna
“Colazione sull’erba” non è un genere iconografico recente. I banchetti o pause di colazione all’aperto compaiono nell’arte sempre associate al mito o, nella pittura settecentesca, a momenti di pausa dalla caccia.
La decorazione di Raffaello nella villa di Agostino Chigi doveva celebrare il matrimonio fra il banchiere e Francesca Ordeaschi. Raffaello, dunque, trasfigurò la volta della Loggia d’ingresso in una pergola come se la vegetazione del giardino circostante si fosse prolungata all’interno. Al centro di questo pergolato vi sono due finti arazzi con le scene finali: il Convito degli Dei e Le nozze di Amore e Psiche.
Naturalmente, il banchetto s svolge all’aperto su un soffice tappeto di nuvole.
La tovaglia è appoggiata direttamente sul terreno e indica il momento nettamente informale. Gli abiti, le vettovaglie, i camerieri indicano l’ambito aristocratico dei commensali.
Courbet descrive una pausa dalla caccia come un precursore dei più moderni picnic. E’ tuttavia uno svago aristocratico dove gentiluomini e signore consumavano cibi e bevande in modo meno formale.
Nella pittura “moderna” e, in particolare in Manet, non viene collegato alla attività venatoria o al mito, ma come momento di svago dell’alta borghesia, di intellettuali e, naturalmente artisti che, volevano ritrovare un momento di contatto con la natura.
L’opera, originariamente, si componeva in tre parti e solo due sono state recuperate.
Monet era insolvente e, per avere una dilazione sul pagamento dell’affitto, lasciò il dipinto in pegno al proprietario di casa che lo mise in cantina e si ammuffì parzialmente. Pagato l’affitto, Monet divise le parti ancora integre del quadro ma l’ultima è stata smarrita.
Sicuramente il soggetto si ispira alla “colazione” di Manet. Come il suo amico e collega, rende riconoscibili i soggetti: seduto vediamo Courbet e, in piedi, Bazille, mentre la sua amata Camille sta porgendo un candido piatto.
Monet non aveva nobili natali come Manet e, quindi, non rende il proprio soggetto sconveniente: i partecipanti sono tutti vestiti e la colazione è molto più ricca. Si può notare un pollo intero perfettamente rosolato, una torta, presumibilmente una “charlotte al cioccolato”, baguette e bottiglie di vino: rosso e bianco. Non mancano, sulla candida tovaglia,frutti e bicchieri scintillanti con posate.
Un’altra, importante, differenza, con il quadro di Manet è la descrizione della natura in cui sono immersi i personaggi. Anche se vi è un profondo attacco luminoso sulla tovaglia -quasi un inizio ai successi dipinti fatti di luce- la natura che incastona la scena di genere è descritta con minuzia e non manca di suggerire profondità.
Il pranzo in giardino ci mostra un Monet ornai maturo dove la natura e la luce compenetrano nell’ambiente antropico. Il primo piano ombroso, separato da un fascio di luce dalla sfondo, si presenta come uno studio di natura morta che emerge dal bianco del tovagliato fatto da mille colori complementari associati tra loro -arancio e viola, verdi rossi- che aumentano la sensazione di luminosità. L’argentea caffettiera — ancora un omaggio a Manet nella “colazione nell’atelier”?- suggerisce che il pranzo sia finito, mentre un figlio sta giocando seduto all’ombra del tavolo.
Il cappello femminile appeso ad un ramo, il parasole abbandonato sulla panchina enfatizza la presenza materna e femminile che si materializza, sfocata, in due figure diagonalmente opposte al piccolo.
Tissot dopo i successi dovuti al suo stile pittorico accademico e ai soggetti soprattutto letterari delle sue tele, incontra Manet. Tuttavia, se si dedicherà a temi più contemporanei sarà poco incline a sperimentare nuove tecniche. Evidente,infatti, l’estetica diversa di Tissot rispetto a Manet e Monet sia per l’impianto compositivo che per la stesura del colore. Foglie arancio autunnali chiudono la scena dall’alto mentre la tovaglia arredata dai cibi percorre quasi interamente il piano inferiore. Un giovane sdraiato mollemente si fa versare del caffè da una giovane e chiude il gruppo una composta signora avvolta da una coperta a scacchi.
Dopo una prima esperienza prettamente impressionista, Paul Cezanne ricercherà nella sua forma espressiva, l’essenza della natura. Per poter cogliere, dunque, la sostanza dei soggetti rappresentati ricorrerà alla sintesi geometrica -voglio vincere la natura con la sfera, il cono ed il cilindro, dirà- e a riprodurrà sulla tela in una personale elaborazione.
La sua colazione sull’erba è una tela che sarà fondamentale per l’arte contemporanea: i volumi e lo spazio si compenetrano offrendoci la sensazione, l’emozione di essere in quella scena “vinta e svelata”. Per Cezanne la pittura doveva riprendersi, a pieno titolo, la sua peculiarità di essere autonoma rispetto al dato reale. In altre parole il dipinto non doveva rappresentare ma essere la rappresentazione del pensiero -visivo- dell’artista.
La luce filtra tra la pergola e le fronde degli alberi. I canottieri, gli amici e le ragazze si sono riuniti intorno ad un tavolo. Restano sulla tovaglia gli splendidi cristalli lucenti dei bicchieri, i vetri verdi del vino e le stoviglie.
In altro a sinistra, si intravede la Senna lucente , e il dipinto prende una grande profondità, attraversate da piccole imbarcazioni con vele bianche.
I colori sono freschi e luminosi, i colori primari risaltano nella tela: il giallo per i cappellini di paglia, il blu degli abiti schiariti da colletti bianchi, rosso per fiori e nastri. Le grandi pennellate confondono le forme e i dettagli risultano accennati senza essere descritti.
Tre donne e una bimba sono sedute mentre gli uomini- mariti, padri e fratelli, dato il numero- si alzano per brindare. La tavola, lo sfondo arboreo, i cristalli e la luce fanno pensare ad un pittore che si avvicina all’impressionismo francese nonostante la nitidezza dei particolari.
Particolare curioso: il dipinto è ambientato a Skagen ovvero la punta estrema della Danimarca: Andersen aveva detto “… se sei un pittore vieni in questo luogo per lo scenario che è una poesia….”.
Henry Matisse ne fece due versioni e si ispira ad un verso di Baudelaire che…
“Là tutto non è che ordine e beltà,
lusso calma e voluttà.” ….
Poesia tratta dalla raccolta “ I fiori del male”.
Matisse mescola la poetica delle bagnanti -tipico soggetto classico- a quello tipicamente borghese e moderno del picnic.
L’artista che è il padre dei fauve in questa tavola esprime invece l’adesione al puntillismo per evocare una grande sensazione di luce e calore.
Pierre Bonnard formò il suo stile sulla poetica postimpressionista — Cezanne, ad esempio- ma poi scelse di non ripercorrere le avanguardie del ‘900 e accentrò la ricerca estetica limitandosi agli effetti pittorici.
La tavola apparecchiata abbandona, in parte, il gioco di ombre e luce e lo trasferisce in secondo piano puntando più su un aspetto decorativo della natura morta. Molti sono i critici che vedono nelle sue opere la ricerca di evocazione del mistero nella quotidianità della vita umana.
Dagli anni ’40 del Novecento, Picasso rielabora i dipinti dei grandi maestri del passato dal Rinascimento al Neoclassicismo, da Delacroix a Manet…
In fondo anche il cubismo fu una rielaborazione dell’opera e del pensiero di Cezanne,, quindi Picasso , a volte anche in modo dissacrante, “gioca” a rielaborare i capolavori.
Le déjeuner sur l’herbe d’après Manet, 27 février 1960
Naturalmente “ La colazione sull’erba” viene ridipinta numerose volte (pare 27 dipinti), molti saranno i disegni e anche alcuni “tagli” nel linoleum per incisioni, come quella conservata al Met.