Contro le impressioni
Artisti accademici
Nella seconda metà dell’Ottocento il panorama artistico diventa complesso. Da un lato le istanze del realismo di Courbet, la verità di Manet, la rivoluzione pittorica impressionista; dall’altro permane il gusto della borghesia per la “bella pittura”, quella pittura che si insegna nelle accademie, quella esposta al pubblico ed acclamata dai critici, quella che, insomma, è apprezzata, e voluta attraverso le committenze, dallo Stato.
Fra i tanti artisti accademici possiamo ricordare Jean-Leon Gerome, William-Adolphe Bougerau , Alexandre Cabanel e Thomas Couture. Questo modo di “reinterpretare” la pittura classica venne chiamato “pompier” — per via delle citazioni greche, romane, orientali e dei relativi elmi e copricapi indossati dai soggetti- in tono decisamente ironico. I temi iconografici, infatti, si rivolgevano prettamente a quelli storici, del mito o allegorici. Molti erano i nudi, sia per strizzare l’occhio al classicismo - per evidenziare la bravura del pittore- che per solleticare gli spettatori.
Il dipinto di Gerome illustra la Verità -nuda- mentre sta uscendo dal pozzo in cui era stata nascosta. Nell’iconografia classica dovrebbe tenere in mano uno specchio -allusivo all’introspezione- ma Gerome la munisce di frusta con la quale si prefigge di punire coloro che l’hanno segregata.
Lo sguardo con la bocca spalancata ci ricorda la “medusa” del Caravaggio.
Ritratto di un saccheggiatore, in quanto soldati non pagati, alle dipendenze dell’esercito ottomano. Il dipinto, fortemente idealizzato, sembra essere la giustificazione per mettere in mostra le sue abilità nel descrivere tessuti fruscianti come la seta e particolari esotici nel copricapo.
La statua raffigura la regina Onfale che, secondo il mito, comprò come schiavo Ercole e lo indusse a compiti prettamente femminili come filare. Per questo è rappresentata con un aspetto mascolino, alludendo alla sua peculiarità di dominatrice, e presenta la clava e la pelle del leone, già attributi di Ercole.
Gerome sicuramente ha voluto ricordare la statuaria classica.
Adolphe Bougerau fu un pittore di molto successo. La critica definisce il suo stile sicuramente accademico ma anche personale e “vigoroso”.
Esempio di come l’arte pompier potrebbe divenire una denuncia sociale. Tuttavia, nonostante l’evidenza di indigenza, il dipinto sembra quasi una squisita rivisitazione raffellesca.
Decisamente finalizzato alla commozione, il dipinto mette in relazione la chiesa della Madeleine a Parigi
con una architettura romana, molto probabilmente
un palazzo del Campidoglio.
Purtroppo il dipinto non esercita una denuncia alla società ma piuttosto una rivisitazione molto romantica della povertà, quasi una scena di un melodramma da consumo teatrale.
Adamo ed Eva che piangono sul corpo esanime di Abele è un dipinto quasi autobiografico: l’artista aveva appena perso suo figlio. E’ riuscito a definire il dolore non solo negli atteggiamenti dei soggetti, ma attraverso la ribellione degli elementi naturali. Il paesaggio desertico e roccioso che confina con l’acqua -allusiva delle lacrime- si conclude con il concentrarsi di nere nuvole cariche di tempesta. L’immenso dolore dell’umano che si manifesta nella natura.
Uno dei più famosi dipinti dell’artista è sicuramente la “Nascita di Venere”, dove il rimando al “trionfo di Galatea” di Raffaello è innegabile
Il dipinto di Bougerau,circondato da centauri, paffuti amorini e ninfe dalla pelle di alabastro, non fanno che esaltare la figura femminile centrale, fortemente idealizzata ma dotata di un certo erotismo che Raffaello non ha descritto e Botticelli lo ha decisamente negato attraverso una figura decisamente irreale.
Infatti, la nudità della Venere -collo e braccia troppo lunghe, disarticolata e senza spalle- di Botticelli si trasforma in una sinfonia di linee armoniche che sfumano solo in una languida dolcezza senza soffermarsi nell’erotico.
Nello stesso tema, Cabanel utilizza la mitologia come un pretesto per affrontare “il nudo la cui idealizzazione non esclude la lascivia” . Come infatti denuncia Emile Zola tutta l’ambiguità di questa rappresentazione: “ La dea annegata in un fiume di latte ha l’aria di una deliziosa cortigiana, nemmeno in carne e ossa — sarebbe indecente — ma in una sorta di pasta di mandorle bianca e rosa”.
L’angelo. splendente di bellezza, è rappresentato nel momento in cui è stato cacciato dal paradiso e piange di rancore e rabbia.
A chi assomiglia questo angelo?
Il corpo è sicuramente ispirato da Michelangelo, ma anche i capelli ramati scossi dal vento.
Thomas Couture illustra l’allegoria della decadenza sociale e morale della società francese.Una giovane prostituta coperta solo di veli, guida un carro trainato da uomini, che rappresentano diverse età e classi sociali.
L’anziano nudo, rappresenta l’eccesso e la licenza, in prima fila è vicino a un trovatore -allusione all’amore giovanile e spensierato-, mentre,in seconda fila, uno studente immerso nei suoi quaderni non rivolge attenzione alla realtà, guardato, forse con rimpianto, da un anziano soldato.
L’anziana dietro alla giovane rappresenta il futuro a cui tutti siamo destinati: “memento mori”.
Complesso dipinto che ricorda l’affollamento di personaggi dei dipinti del Tintoretto.
Ancora un’opera che vuol essere moraleggiante, ispirato all’opera di Giovenale che sottolinea quanto la caduta dell’impero romano non sia stata a causa delle perdite dovute alle guerre ma, al contrario, nei momenti di pace in cui l’ozio produsse il diffondersi di vizi.
Il complesso statuario che fa da sfondo alla scena rappresenta la grandiosità della gloria romana ormai passata e contrasta con la confusione dovuta all’ebrezza dei soggetti in primo piano. Questa affermazione viene sottolineata dal giovane uomo nudo che si arrampica, malfermo, sulla statua di un arringatore -quindi magistrato- ponendo un duro confronto tra passato glorioso e presente infamante.