Dalla creazione alla negazione: eros e thanatos nell’arte astratta, la fine della forma

paola magni
3 min readDec 15, 2019

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Il percorso verso la distruzione della forma -anche geometrica- nella pittura e nella scultura inizia negli ultimi anni del secondo conflitto mondiale.

Negli anni della seconda guerra mondiale l’Europa è divisa, gli Stati contrapposti l’uno all’altro, analogamente si interrompe la circolazione delle idee fra gli artisti, questi sono isolati o dispersi, alcuni al fronte altri prigionieri.

Testa di ostaggio n.1 Jean Fautrier 1944, Milano Collezione privata

La situazione è molto diversa negli Stati Uniti e, se pur coinvolti nel conflitto mondiale, non essendo terreno di scontro e delle persecuzioni naziste e fasciste, assumono un ruolo primario nella dialettica in campo artistico, anche perchè New York è la città in cui si rifugiano i massimi esponenti europei come Mondrian, Leger, Ernst.

Una delle estetiche che si affermano, alla fine del conflitto, sarà quella dell’abbandono totale della forma al fine di raggiungere l’espressione del proprio io e dei propri sentimenti al di fuori dell’ordine, attraverso il colore, il segno grafico, la gestualità. In America prenderà il nome di espressionismo astratto e in europa di informale.

Pali blu, Jackson Pollock 1953 Collezione Ben Heller, New York

Maggior esponente dell’espressionismo astratto è Jackson Pollock. Influenzato dai surrealisti europei fuggiti a New York, vuole raggiungere il massimo dell’espressione inconscia solo tramite una componente gestuale. Per farlo, abbandona completamente i pennelli -che dominati dalla mano sono condizionati, anche se di poco, dalla razionalità o dalla ragione- a favore di strumenti insoliti per stendere il colore con bastoni, cazzuole o attraverso il libero sgocciolamento sulla tela.

Le opere sono di notevoli dimensioni e al fine di permettere una libertà gestuale poichè tanto più è istintivo e meno è razionale.

Viola e giallo su fondo rosa Marc Rothko ,1954 Collezione privata, Milano

La forma “negata” per l’espressionismo astratto di Marc Rothko è la campitura rettangolare dei colori con i bordi indefiniti al fine di evitare una netta distinzione tra i toni ma di sfumarli l’uno nell’altro. I colori caldi tendono ad avvicinarsi allo spettatore mentre quelli freddi si allontanano,offrono una visione lirica e pacata rispetto all’esasperazione agitata di Pollock.

Immagine del tempo (Sbarramento) 1951 Emilio VedovaCollezione Peggy Guggenheim, Venezia.

Non è permesso tentare l’interpretazione di quest’opera, sia per l’essenzialità del linguaggio che per il tentativo di costruzione e di distruzione delle forme. La percezione è di chiusura o sbarramento -come nel titolo- e, spaesati, dentro al colore, al non colore, si cerca una via d’uscita, una forma associabile al proprio vissuto o a quello dell’artista.

Concetto Spaziale, La fine di Dio, Lucio Fontana,1963. Courtesy Tornabuoni Art

Fontana con lo spazialismo fa scivolare la pittura nella scultura costruendo nel dipinto un concetto plastico.

La tela bucata dal retro fa in modo che i bordi dei fori siano proiettati all’esterno con i bordi slabbrati, mentre la luce, colpendo il dipinto monocromo, crea ombre plastiche. Luce, spazio esterno al quadro, spazio interno al quadro,dietro e davanti, colore, dimensione e formato della tela sono le componenti dell’estetica di Fontana.

In una tela ovale nel 1966 Lucio Fontana scrive “Oggi dopo vent’anni posso dire che i Concetti spaziali….non erano delle utopie, ma l’annuncio dell’evoluzione dell’uomo alla civiltà spaziale e alla quale la scienza e la tecnica ci stanno avviando.”

Fontana, tuttavia, non ha previsto che quell’evoluzione dell’uomo alla civiltà spaziale, quella scienza e quella tecnica, avrebbero comportato non pochi problemi all’uomo del XXI secolo: le crisi sociali, culturali ed economiche che portano ancora all’intolleranza, alla violenza di genere,l’inquinamento e l’innalzamento delle temperature, il terrorismo e la ricerca di armi per la
distruzione di massa.
Forse più vicino alla descrizione del futuro era Vedova che non prevedeva una via di fuga,sbarrandoci la strada.

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