Funzione delle opere d’arte

paola magni
7 min readNov 2, 2022

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L’attuale epoca è stata denominata “civiltà delle immagini” tanto siamo immersi nel linguaggio visivo di pubblicità, grafiche, fotografie, fumetti, simboli stradali, architetture e arredi urbani. Tuttavia, questa immersione deriva da tempi molto più lontani: da quando, cioè, l’immagine doveva assolvere compiti estetici e, contemporaneamente didattici o religiosi.

Bronzi di Riace, V sec. a.C., Museo Nazionale, Reggio Calabria

Esempio della funzione estetica è la statuaria classica dove la bellezza ideale è il simbolo dell’ordine dell’universo e della capacità cognitiva -e fisica- dell’umano.

Tuttavia, le funzioni delle opere d’arte non sono mai “uniche”, poichè tutte e insieme hanno scopi comunicativi, narrativi, esortativi…. oltre, naturalmente, alla prima mansione, ovvero quella estetica. La successiva divisione, quindi, vuole essere solo un esempio di come nell’arte moderna il messaggio artistico sia andato via via complicando e, pertanto, le scelte estetiche sono cambiate all’interno di un più vasto contesto comunicativo.

La funzione celebrativa

Arco di Tito, 81 d.C., Roma

L’arco trionfale è un esempio dell’opera d’arte con funzione celebrativa. Elemento decorativo d’arredo urbano rientra nella presenza cittadina come monito ai posteri per imperitura memoria di un personaggio o di vicende trionfali, il cui uso monumentale varrà fino all’epoca moderna.

L’origine dell’arco trionfale deriva molto probabilmente dai cortei di vincitori vittoriosi che venivano accolti a Roma sotto archi lignei.

Arco della Pace, 1806–1859, Luigi Cagnola, Milano

L’Arco della Pace a Milano , prima dedicato a Napoleone e nel 1815 dedicato alla Pace dopo il Congresso di Vienna, è esempio di come in ambito neoclassico si riprende il monumento celebrativo tipico della Roma antica.

Il monumento si compone di tre porte sottolineate da grandi colonne corinzie e sulla sommità si trova il gruppo bronzeo di un cocchio con Minerva trainato da sei cavalli e quattro Vittorie, ai lati, che porgono alla dea una corona d’alloro ed una palma (della vittoria).

I bassorilievi, sulla trabeazione, rappresentano diverse scene storiche legate alla storia. Interessante la personificazione dei fiumi ai quattro lati dell’arco: naturalmente il Po, il Ticino, l’Adige e il Tagliamento.

Napoleone attraversa il passo del San Bernardo, 1800–1803, Jacques Louis David, Musée national des châteaux de Malmaison et de Bois-Préau

Napoleone domina il bianco destriero rampante con sicurezza, mentre guarda in viso lo spettatore e con l’indice incita i suoi soldati alla battaglia. Tutto il dipinto, molto idealizzato, esalta e celebra il vigore e la capacità strategica di Napoleone.

La funzione religiosa o devozionale

Mosaico con Storie del Nuovo Testamento, XII sec., Basilica di San Marco, Venezia

Nell’iconografia bizantina l’angelo nunziante non appare nella camera della Vergine ma fuori casa. Maria sta attingendo acqua dal pozzo con allusione alla simbologia: fonte battesimale e di purificazione.

San Matteo e l’angelo, 1602, Caravaggio, San Luigi dei Francesi, Roma

La commitenza religiosa per le opere d’arte fu sicuramente un motore attivo per gli artisti sino all’Ottocento. Nella Chiesa del Seicento, in piena Controriforma, inoltre, assumo il ruolo chiave per emozionare i fedeli attraverso la teatralità e la drammaticità delle opere.

La funzione narrativa

Il contratto di matrimonio, dal ciclo Il matrimonio alla moda, 1743–45, William Hogarth, , National Gallery.

Nella prima tela del ciclo del “matrimonio alla moda”, Hogarth sottolinea con ironia le pose, i gesti e l’abbigliamento dei personaggi. Sono nozze esclusivamente motivate dalla convenienza sono e, nelle tele successive, si vedrà l’epilogo. I due genitori, seduti al tavolo, trattano il contratto nuziale: il benestante che porge la dote della figlia allo squattrinato nobiluomo.

La zattera della Medusa, 1818–1819, Théodore Géricault, Museo del Louvre, Parigi

Il soggetto fu ispirato da un tragico episodio di cronaca dell’epoca. Nel 1816, la nave Medusa naufragò al largo delle coste africane. Le scialuppe, che avevano a bordo gli ufficiali, cercarono di rimorchiare per un tratto 151 superstiti, ammassati su una zattera di fortuna, ma quando le corde si ruppero (o furono tagliate), la zattera andò alla deriva. I naufraghi, terrorizzati e affamati, giunsero a nutrirsi dei corpi dei compagni morti di stenti. Undici giorni dopo, la nave di soccorso Argo passò in prossimità della zattera ma senza scorgerla; al tredicesimo giorno, invece, la incrociò, raccogliendo solo quindici superstiti. Géricault, che voleva esprimere con sufficiente immediatezza tutta l’angoscia e l’orrore che avevano accompagnato i naufraghi, cercò di raccogliere ogni informazione possibile sulla vicenda e riuscì anche a parlare con tre dei sopravvissuti. Scelse, così, di rappresentare il mancato salvataggio dell’undicesimo giorno. (cit. Giuseppe Nifosi)

La funzione didattica ed esortativa

Allegoria della Vanità, 1521–1524, Giulio Campi, Museo Poldi Pezzoli, Milano

Giulio Campi nasce nel 1505. Giovanissimo si dedica alla pittura risentendo le influenze estetiche classiche rinascimentali dei primi decenni del del Cinquecento.

Il dipinto di difficile interpretazione presenta tre personaggi : un giovane uomo, una donna e un paggio nero. Si può interpretare il soggetto come un canto, di moda ai tempi -Giogione e Tiziano-, fra due amanti per lo spartito musicale su tavolo, dove è pure posta la firma e la data dell’autore.

Ma un piccolo cupido sta gettando un teschio sul tavolo e la donna si ritrae impaurita, mentre l’amante e il paggio osservano la reazione.

Il messaggio sembra dunque esortare alla cura della propria mente e della propria anima al fine di non trovarsi impreparati alla fine della bellezza e della giovinezza.

I sette peccati capitali, 1933, Otto Dix, Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle.

Il dipinto fu classificato come arte degenerata, all’interno dell’ideologia nazista dove l’estetica delle opere d’arte doveva rappresentare il vigore e la bellezza della “razza” ariana. Ma Otto Dix voleva proprio rappresentare il seme del male all’interno di quella fanatica ideologia.

In alto un uomo ingordo si trasforma nel suo alter ego, ovvero in una pentola. La donna nell’atto di mostrare un seno è la personificazione della lussuria. Il volto rosso, gonfio, decisamente sproporzionato, rappresenta la superbia con un naso volto al cielo e gli occhi semi chiusi. La creatura demoniaca metà uomo e metà animale è l’ira. L’accidia ha un buco nel petto, per il cuore asportato, e il suo aspetto si sovrappone a quello della morte. La vecchia china con le mani nodose raffigura l’avidità e porta sulle sue spalle un bambino precocemente invecchiato con occhi sbarrati e decisamente malevoli che interpreta l’invidia. Riconosciamo Hitler.

La funzione emozionale

Autoritratto con collana di spine, Frida Khalo, 1940, museo Harry Ransom Center in Texas

Nonostante le piccole dimensioni, Autoritratto con collana di spine è un dipinto carico di simboli di dolore.

Frida si dipinge in una posa frontale, su uno sfondo realizzato con diverse grandi foglie verdi, al collo un colibrì impigliato nella corona di spine che le cinge il collo (il colibrì non può vivere che pochi minuti se non sbatte le ali).

La scimmia rappresenta il figlio tanto desiderato, il gatto mentre nero è la visualizzazione della sofferenza fisica e psicologica.

Alla fine del 1936, a Picasso fu chiesto di realizzare un grande murale per il padiglione Spagnolo alla Mostra Internazionale di Parigi, prevista per l’estate del 1937 altri artisti, fra cui Mirò, avevano già aderito per la repubblica spagnola assediata -.

Sogno e menzogna di Franco, Picasso, 1937

Picasso accettò e iniziò a disegnare Sogno e menzogna di , stampe che potevano essere autorizzati a procedere a sostegno del Fondo di assistenza Franco ai profughi della repubblica. Il soggetto era un ridicolizzato Franco come rappresentato un contemporaneo El Cid , a cavallo di un enorme fallo, come un escremento, uscito da una fogna…

Il 30 aprile 1937 Picasso legge la traduzione in francese di un articolo uscito due giorni sul Times — corredato da un’immagine fotografica- delle incursioni aree, del bombardamento- che durò oltre un’ora — ,della distruzione della cittadina basca Guernica, dei civili che si erano rifugiati nei campi e nei boschi e che venivano trucidati dalle mitragliatrici poste sugli aerei.

fotografia a corredo dell’articolo confronta in prima pagina su “Ce SOIR”

Infiammato come Guernica nella fotografia, Picasso abbandonò le stampe ironiche e si preparò ad il dialogo fra arte, fotografia e stampa, che aderiva alle asserzioni di Franco secondo cui erano stati gli stessi socialisti baschi a far saltare la città per screditare la Falange.

Coerentemente alla sua stessa affermazione:“ l’arte è una menzogna che fa comprendere la realtà”, tradusse in immagini le parole della stampa, caricandole di significati dramma simbolici, e riprodusse ciò che fu subito dalla popolazione.

Guernica, 1037, Pablo Picasso, Museo Nazionale, Madrid

L’allusione alla stampa si evidenzia nel corpo del cavallo, che appare costituito come un collage di articoli di giornale e la mancanza di colore può essere un riferimento alle fotografie in bianco e nero che accompagnavano i testi.

La funzione provocatoria

L’arte moderna e post moderna o contemporanea eredita spesso il gusto della provocazione. Eredità senza dubbio del Surrealismo, del Dadaismo e della Metafisica.

Fontana è un’opera ready-made realizzata da Marcel Duchamp nel 1917.

Opera presentata alla Society of Indipendent Artists per essere esposta alla mostra di New York e non accettata.

Merda d’artista, 1961, Piero Manzoni

Piero Manzoni ha inscatolato i suoi stessi escrementi in cento barattoli di latta firmati e numerati così da contrapporsi alle logiche del commercio imposte agli artisti dalle gallerie d’arte che, prima della poetiche, guardano alle firme e alla fama di chi ha prodotto l’opera.

Castello di Rivoli, Novecento di Maurizio Cattelan, 1977

Conosciuto da tutti come il cavallo di Cattelan, in realtà il titolo di quest’opera è Novecento, in onore del celebre film di Bernardo Bertolucci, ed è stata realizzata nel 1997. Ma di che cosa si tratta? Consiste in un cavallo imbalsamato che è stato appeso al soffitto attraverso un’imbragatura: il collo di questo animale trasmette una sensazione di frustrazione, quasi di insicurezza, che per ammissione dello stesso Cattelan è un tema ricorrente delle sue opere. (cit. https://www.travelonart.com › )

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