Il giardino: ambiente simbolico sacro e profano
Sin dagli albori della civiltà, il giardino è lo spazio naturale che l’uomo è riuscito a domare. Dal mondo pagano a quello monoteista il giardino ha rappresentato il luogo della manifestazione divina, la bellezza del Creato.
In questa rarissima e antichissima pittura minoica, il giardino non è presentato come uno spazio piegato dalla coltivazione dall’uomo. Piuttosto è uno scorcio di natura con lo scopo rituale e simbolico di evocare la presenza del sacro.
In questo affresco notiamo, infatti, narcisi o gigli rossi in riferimento ai miti di Narciso e Persefone, che fu catturata da Ade proprio durante la raccolta di questi fiori. Il dipinto, dunque, è riferito all’amore e, contemporaneamente, alla morte. Eros e Thanatos.
Il giardino romano è descritto con attenzione nei particolari vegetali e animali. Il suo significato allude all’immortalità. La palma- vittoria-, è vicino alla pianta del corbezzolo sempreverde — vittoria dell’immortalità- e , dall’altro lato della fontana un oleandro, pianta velenosa. Nei quadretti sono raffigurate forse delle menadi, seguaci di Bacco, sorrette da piccoli pilastri con le immagini maschili e femminili di erme, protettori del luogo.
Tebaide è la raffigurazione di un paesaggio, roccioso e impervio, che i monaci hanno trasformato in terreno fertile atto a culture e giardini. I giardini sono la metafora dell’Eden mentre le culture l’esempio del lavoro paziente e della preghiera.
La rappresentazione del giardino dell’Eden viene ideata come un raccolto spazio dove al centro vi è una fontana dalla gotica architettura da cui scorgano i quattro fiumi: Tigri, Eufrate, Gange e Nilo.
Il giardino nell’arte sacra diventa hortus conclusus- giardino chiuso- richiamando i versi del brano biblico del Cantico dei Cantici: “Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata”.
La fontana sigillata nel giardino cintato è, naturalmente, la Vergine che sta leggendo. Attorno a lei fiori e fragole sottolineano la sua purezza e l’immacolata concezione. Il Bambino sta suonando con Santa Caterina, mentre altre sante sono occupate nella raccolta di ciliegie o attingere l’acqua. I tre cavalieri sono San Giorgio con un piccolo drago, l’Arcangelo Gabriele con un piccolo diavolo incatenato, sotto le spoglie di scimmia, addossato all’albero si trova San Sebastiano.
Tutti i frutti fragole, ciliegie, alludono al sangue divino versato mentre i fiori alla purezza di Maria.
Il recinto è immagine simbolica del giardino dove si addomesticano gli istinti e le passioni. Nel medioevo l’unicorno era rappresentativo della purezza e, paragone, del Cristo nella sua unicità.
Nel giardino, Bosch ha dipinto numerose figure umane nude, con l’eccezione di un uomo, in basso a destra.
Questo personaggio potrebbe rappresentare l’artista stesso o il committente dell’opera.
Uomini e donne di diverso colore sono a coppie o in gruppi ma tutti simboleggiano il peccato della lussuria.
Gli amanti sono spiati.
Mirtilli e fragole diventano frutti legati alla voluttuosità. tutti cavalcano festosamente attorno alla fontana della giovinezza.
Il globo azzurro dovrebbe essere un simbolo che si associa all’adulterio. Ma tutto sembra poi sfumare con le architetture fiabesche in cielo limpido e fresco.
La fontana della giovinezza è un tema tipico del medioevo. Si può interpretare in modo sacro se la paragoniamo alla fonte battesimale e, dunque, ad una rinascita. Tuttavia, la scena a destra sottolinea l’aspetto più profano: i due amanti si abbracciano avendo ritrovato il vigore.
Tutti vi accorrono e quelli troppo anziani, in basso a sinistra, vengono aiutati a togliersi gli abiti.
Tipico esempio di giardino borghese medioevale. Boccaccio descrive l’interno del castello di Tebe dove si trova il giardino “d’amore”. Emilia sta intrecciando una corona di fiori, all’interno della struttura lignea del pergolato. Il giardino è protetto da alte mura. Emilia viene spiata da i suoi innamorati , Arcita e Palemone, due prigionieri tebani che Teseo ha condotto ad Atene.
Spinti ad essere nemici dall’amore per Emilia, si combattono per sposarla. Vince Arcita e la sposa ma è ferito a morte e la vedova convolerà a nozze con Palemone.
Il giardino fu anche la manifestazione del potere, della ricchezza, della maestosità e della sovranità sulla natura. Sopratutto dopo il Seicento per manifestare la grandezza dello splendore del sovrano. Come i famosi giardini di Versailles. Il dipinto ricorda il giardino del film del 2014 “Le regole del Caos” di Alan Rickman, dove si racconta -in modo molto romanzato- la bravura del paesaggista Andrè Le Notre, veramente esistito.
Il messaggio simbolico racchiuso nel “giardino” di Caserta è senza dubbio quello di esaltare la natura e le attività venatorie dell’uomo, ispirandosi agli episodi delle “Metamorfosi” di Ovidio. L’acqua, inoltre, che dalle fontane conduce alle cascate, contengono allegorie legate agli elementi naturali.
La pittura settecentesca ha spesso come tema incontri pubblici o clandestini fra coppie, feste galanti, frivoli corteggiamenti e, il giardino è l’ambiente ideale per lo sfondo . Il dipinto narra di un triangolo amoroso fra una elegantissima dama e due giovani aristocratici e le statue sottolineano l’aspetto intrigante. Un giovane cupido si porta, infatti, il dito alla bocca come a suggerire il silenzio, mentre un altro gruppo scultoreo si abbraccia e indica la figura sull’altalena.
Simbologia analoga al giardino di Bosch.
Le Esperidi erano incaricate di sorvegliare il giardino degli dei, con l’aiuto del drago Ladone, nel quale crescevano le mele d’oro. La similitudine mitologica con la narrazione biblica è evidente. Anche l’artista preraffaellita lo ha colto nella sua rappresentazione: il drago viene trasformato in un serpente e il giardino degli dei assimilato con l’Eden che contiene l’albero della disubbidienza.
Il dipinto rappresenta un tema di vita quotidiana contemporanea al pittore.
Il deciso distacco alla pittura storica e mitologica di matrice romantica aveva portato i Macchiaioli alla spontanea rappresentazione della realtà, con una tecnica che fosse in grado di trasmettere con “immediatezza” i loro i loro stati d’animo. Come per gli Impressionisti, anche i Macchiaioli percepiscono il paesaggio come l’espressione della loro sensibilità. Il giardino, paesaggio domato dall’uomo, diventa il contenitore di questa nuova percettività emotiva.
Una piccola fontana rotonda e due tronchi che incastrano una panchina di pietra. I due elementi antropici sembrano entrare quasi discretamente nell’autunnale paesaggio. Anche se colori caldi immergono il giardino la prospettiva molto ribassata e i rari ciuffi d’erba ci portano verso uno stato di malinconia. Le pennellate ondeggianti del terreno stridono con quelle forti degli alberi nodosi infondendo un senso di solitudine.
Prima di aderire al Futurismo, Giacomo Balla sperimentò diversi linguaggi artistici, come il Divisionismo di quest’opera. Con un taglio fotografico, l’artista dipinge una donna solitaria, in attesa. La solitudine viene sottolineata dal viale in ghiaia che circonda l’aiuola circolare, dove un unico albero riflette una vasta ombra.
Guttuso si dipinge solitario mentre passeggia in giardino. L’artista trascorrerà molto tempo, nei mesi estivi, vicino a Varese a Velate, un piccolo borgo. La sua abitazione era circondata da un grande giardino alberato e lui si immortala in un frammento di riposo, forse di riflessione, ancora con il camice per dipingere.
Ricapitolando sinteticamente, il giardino copre i seguenti significati:
- luogo sacro dove si manifesta la bellezza e la perfezione del creato;
- luogo simbolico religioso della inaccessibilità perchè perduto -Eden- o rappresentativo della castità -hortus conclusus-;
- luogo di manifestazione del potere dell’uomo sulla natura;
- luogo fiabesco medioevale con fontana della giovinezza e luogo della perdizione;
- luogo dell’intimità domestica quotidiana;
- luogo della riflessione, della meditazione e della solitudine.