Il monte uscito dalle acque

paola magni
9 min readNov 23, 2020

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È “una piramide sul mare“, un “castello fatato piantato in mezzo al mare e la marea “avanza rapida quanto un cavallo al galoppo” …. Victor Hugo

Mont Saint-Michel, foto Wikipedia

Questo articolo non sarà una guida per visitare Mont Saint Michel ma è, piuttosto, un pretesto per indagare nei significati più nascosti dell’architettura, sia questa civile che religiosa, e nella conseguente costruzione del territorio o urbanistica. Quindi,indagando in altre opere d’arte che sembreranno deviare dal tema, vorrei esaminare il pensiero più intimo che ha ispirato e sostenuto l’edificazione di questo monumento e della conseguente trasformazione del territorio che lo circonda, trasmettendole a noi.

Nella regione della bassa Normandia al confine con la Bretagna si trova Mont Saint-Michel che dal 1979 è un bene protetto dall’Unesco e classificato, dunque, come Patrimonio dell’Umanità.

L’abate Gilles Deric, storico bretone del XVIII secolo, teorizzò che anticamente il luogo era in mezzo ad una foresta e il monte roccioso era dedicato a Beleno -dio gallico del sole- , e noto come Monte o tomba di Beleno e successivamente chiamato Mont-Tombe.

Nel IV secolo d.C. ,con il diffondersi del cristianesimo, venne edificato un oratorio dedicato al protomartire Stefano -Etienne in francese- a metà del monte.

Santo Stefano, Giotto, 1330–1335 circa, Museo Horne a Firenze.

Il dipinto su tavola apparteneva a un polittico smembrato, e fu acquistata a un’asta londinese all’inizio del XX secolo da Herbert Percy Horne che alla sua morte lasciò allo Stato italiano il suo Palazzo fiorentino e la collezione d’arte contenuta. Giotto raffigura il primo martire cristiano a mezzobusto, con una preziosa dalmatica ricamata e un messale decorato a foglia d’oro. Le pietre sulla testa alludono al martirio per lapidazione e sono attributo del Santo. Il fondo oro ancora bizantino rimanda ad una dimensione paradisiaca ma già si nota una fisicità, nelle pieghe profonde della larga manica, ed un realismo espressivo tipico del suo stile.

In seguito fu costruito, ai piedi del monte,un secondo edificio per il culto di San Sinforiano che fu martirizzato nella Gallia ancora pagana per non aver voluto abiurare la sua fede cristiana.

Martirio di San Sinforiano Jean Auguste Dominique Ingres — 1834 — Saint-Lazare Cathedral (Autun, France)

La critica definisce Ingres come pittore neoclassico e tuttavia la sua pittura non rimaneva ferma in quell’oggettività e chiarezza che tipizzava la rinascita della cultura classica. Ingres attraverso lo studio dei grandi pittori italiani — soprattutto Raffaello- riuscì a dare ai suoi dipinti un maggiore naturalismo interessandosi anche all’aspetto psicologico dei personaggi. Rappresenta dunque il Martirio di San Sinforiano attento al dettaglio del muto dialogo tra lui e la madre che gli infonde coraggio additando al cielo dove risiederà la sua immortale anima.

Nel 709 il Vescovo Aubert di Avranches , italianizzato in Auberto o Oberto, fece erigere sul Mont Tombe un santuario in onore a San Michele Arcangelo e dal X secolo i benedettini si insediarono nell’abbazia. La leggenda narra che al Vescovo fu ordinato dallo stesso Arcangelo la costruzione di una chiesa quando gli apparve in sogno. Ma il Vescovo non ubbidì subito e, alla terza apparizione, l’inviato celeste, immerso in una luce accecante, gli aprì letteralmente il cranio toccandolo con un dito.

L’arcangelo Michele schiaccia Satana,1636,Guido Reni, Santa Maria della Concezione, Roma

Guido Reni è interprete del classicismo, forse il più imitato tra i pittori della storia. Bolognese, a Roma è l’unico che riesca a confrontarsi con Caravaggio facendo ricorso ad un forte contrasto di luce ed ombra ma sempre per esaltare la bellezza del corpo umano, chiaramente allusiva, come nell’antica Grecia, alla spiritualità elettiva. In questo dipinto Reni struttura la composizione in diagonale, da sinistra verso destra, ricercando un forte impatto emotivo e sottolineando la bellezza di Michele in confronto con l’animalità del demonio.

Secondo una leggenda Guido Reni venne criticato e, forse, diffamato dal cardinale Giovanni Battista Pamphilj. Per vendicarsi aveva impresso nel demonio i connotati del cardinale. Il cardinale divenne Papa Innocenzo X nel 1644.

Papa Innocenzo X ,1650, Velazquez — Galleria Doria Pamphilj in Roma
Affresco del Guariento,ca. 1350 Palazzo Carrara Padova, Italy

L’Arcangelo Michele compare nelle tre religioni monoteiste: cristiana, ebraica e nell’Islam. I suoi attributi iconografici sono la lunga spada inclinata e, a volte, con una bilancia come nell’affresco del Guariento a Padova. La bilancia simboleggia l’atto della pesatura dell’anima: leggera nei giusti e pesante, di cattive azioni, nei malvagi.Nella realizzazione di questa opera l’artista segue tutte le indicazioni del basso Medio Evo con figure sinuose e longilinee, tipicamente gotiche con una attenzione ancora bizantina nella sacralità dei volti anche se si nota una certa evidenza nella fisicità chiaramente evinta da Giotto.

Tornando al nostro Vescovo Aubert, il suo cranio bucato è conservato nella basilica dei Santi Gervasio e Protasio ad Avranches, in un reliquiario dal 1856.

Ma le leggende non finiscono qui.

Si narra, infatti, di un incrocio magico su una retta obliqua -come la spada dipinta dal Reni in San Michele Arcangelo- fra l’Irlanda e Gerusalemme dove sono collocati sette santuari tutti dedicati al culto di San Michele.

Linea Sacra di San Michele

In Irlanda su una delle due isole Skelling, Skelling Michael appunto, sorge un monastero costruito intorno al 588 che è una delle prime testimonianze dell’architettura cristiana del Nord Europa. Il monastero fu abbandonato intorno al XIII secolo. Anche questo sito è protetto dall’Unesco dal 1996.

Skelling Michael

In Italia, in Val di Susa, venne fondata tra il 983 e il 987 la Sacra di San Michele. Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, la Sacra di San Michele s’inserisce proprio a metà di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. La Sacra di San Michele ha ispirato Umberto Eco per il suo famoso romanzo “Il nome della rosa” da cui è stato tratto un film e una miniserie televisiva.

Sacra di San Michele, Val Susa, Italia

Sul Gargano sorge il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo anche questo Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO dal 2011. Meta di pellegrinaggi dei fedeli cristiani sin dal VI secolo d.C. la storia di Monte Sant’Angelo ebbe inizio nel 493 d.C., quando fu costruita la chiesa dedicata all’Arcangelo Michele dopo tre apparizioni al vescovo di Siponto, San Lorenzo Maiorano.

Santuario di San Michele Arcangelo, Puglia
L’arcangelo Michele e il drago, miniatura tratta dalle ‘Très Riches Heures del Duca di Berry’ (XV secolo), Musée Condé, Chantilly.

Mont Tombe viene rinominato Mont Sant Michel, dopo l’edificazione di Notre-Dame-Sous-Terre, da Carlo Magno nel corso del IX secolo al fine di estendere la protezione dell’Arcangelo a tutto il suo impero. La miniatura che rappresenta San Michele che lotta con il drago sopra a Mont Sant Michel è del XV secolo, tratta dal codice del Duca di Berry -insieme di preghiere e salmi- .

Gli autori di questa miniatura sono i tre fratelli olandesi Limbourg, tra i più importanti e innovativi del linguaggio figurativo franco-fiammingo del XV secolo.

La rappresentazione, infatti, denota una libertà compositiva inusuale per il periodo e la miniatura è luminosa, con una minuta attenzione nella descrizione dell’ambiente e dell’architettura reale.

Si nota, dunque, una ricerca di profondità spaziale e una rigorosa rappresentazione dei particolari come le piccole imbarcazioni in primo piano e la nave sullo sfondo incagliate nella sabbia durante la bassa marea.

Mont Sant Michel è inoltre descritta minuziosamente dalle fortificazioni avvenute durante la Guerra dei Cent’anni — fine 1300 e inizio ‘400- alle case del villaggio che si sviluppò nel medioevo per accogliere i pellegrini, fino all’abbazia con le guglie svettanti verso il cielo.

Due anni dopo l’inizio della rivoluzione francese , nel 1791, l’abbazia chiuse e fu trasformata in una prigione per gli oppositori alla Prima Repubblica.

Mont-Saint-Michel divenne nota come “Bastiglia del Mare” fino al 1863, quando influenti figure francesi come Victor Hugo hanno promosso la sua chiusura. Nel 1922, i monaci tornarono sul monte, rendendolo di nuovo un luogo di pellegrinaggio religioso.

abbazia di Mont Sant Michel

L’attuale abbazia unisce diversi ambienti costruite nell’arco di secoli , che piano piano hanno inglobato diversi stili architettonici dal pre-romanico o carolingio iniziale, al romanico sino al gotico fiammeggiante.

pianta del primo livello
pianta del secondo livello
pianta del terzo livello

L’abbazia si sviluppa su tre livelli nel 1080 -circa- i tre piani degli edifici conventuali furono costruiti a nord della chiesa primitiva, comprendendo la sala dell’Aquilone, che serviva per l’accoglienza dei pellegrini; la passeggiata dei monaci; il dormitorio. La chiesa primitiva di Notre-Dame-Sous-Terre, completamente inglobata nelle nuove costruzioni, era tuttavia ancora utilizzata per il culto.

Navata romanica

Nel 1200 si inizia la Meraviglia che contiene il Refettorio, sale per Cavalieri e Ospiti e il Chiostro.

Il coro in gotico

Simbolicamente potremo pensare che questi tre piani corrispondano ai diversi livelli dell’umanità: gli uomini che soddisfano i bisogni primari, quelli che si erudiscono, coloro che ,misticamente, comunicano con il divino.

il chiostro

Anche la Divina Commedia è strutturata in tre cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso) composte da 33 canti strutturati in terzine e il messaggio implicito corrisponde al viaggio spirituale verso la rivelazione del divino all’umano.

Il chiostro ha un significato simbolico molto importante in tutti i conventi e in Mont Sant Michel, essendo situato al terzo livello, rappresenta ancora di più la spiritualità.

Chiostro di Monreale, 1166–1189, Sicilia

I chiostri e i giardini medioevali -latino hortus conclusus- sono giardini cintati sui quattro lati. Il chiostro , infatti, giardino simbolico, è lo spazio ordinato e protetto dove la natura selvaggia piena di insidie -selve oscure e animali feroci- è esclusa , allude all’ordine rispetto al caos. L’hortus conclusus è la riproduzione dell’Eden ovvero il giardino perduto e quello promesso.

Il chiostro di forma quadrata è diviso solitamente in quattro parti con corti viali che si intersecano formando una croce, al centro del quale sorge una fontana o un albero. Il numero quattro dovrebbe corrispondere ai fiumi del Paradiso, alle virtù cardinali e agli evangelisti. L’albero al centro corrisponde invece a quello del Bene e del Male per ricordare il comandamento e la disubbidienza, mentre il pozzo o la fontana ricordano l’origine da cui sgorgano i quattro fiumi del paradiso e alludono quindi al Cristo, fonte di salvezza.

Madonna e santi nel giardino del Paradiso, 1410, Maestro dell’alto Reno,Städelsches Kunstinstitut, Francoforte

L’immagine dell’hortus conclusus è anche ispirata ad un passo del Canto dei Cantici: “ Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata”. Adamo di Perseigne, benedettino e poi cistercense, nel Mariale Medioevale, conservato a Roma, paragona l’Hortus Conclusus alla Vergine.

Nel dipinto si presenta un giardino fiorito cinto da alte mura merlate con la Vergine seduta presso un tavolo esagonale mentre sfoglia un libro. Sulla sinistra una donne coglie frutti, un’altra attinge acqua, con un mestolo d’oro, alla fontana e la terza regge un salterio dinanzi al Bambino. Sulla destra le tre figure maschili rappresentano San Giorgio, identificabile dal drago riverso sotto di lui, San Michele arcangelo, con accanto una scimmia incatenata, simbolo del demonio domato, e san Sebastiano, quest’ultimo addossato a un albero.

I fiori, che ornano le mura, sono tutti simboli mariani: l’iris -che spesso compare nelle annunciazioni- perchè è anche detto giglio a spade per ricordare il dolore di Maria, le rose senza spine, ovvero senza peccato originale, alludono alla Immacolata Concezione, mentre i gigli sono l’emblema della purezza.

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