Impressioni americane
John Singer Sargent
A soli quattordici anni, nel 1970, John Singer Sargent è un abile disegnatore ed acquerellista.
Durante un viaggio nelle Alpi svizzere riempie blocchi dei suoi panorami.
John Singer Sargent, nato a Firenze nel 1856, è il figlio di colti genitori americani, originari di Philadelphia, appassionati di arte e della “vecchia” Europa.
Studia all’Accademia di Belle Arti di Firenze ma, come lui stesso ammetterà, sarà per Sargent insoddisfacente ed inutile. Pertanto, si trasferisce a Parigi dove frequenterà l’atelier del famoso Carolus-Duran.
La stima verso il suo maestro è nel ritratto dove, oltre all’effigiato, Sargent, ventitreenne, scrive “a mon cher maitre M. Carolus Duran, son eleve affecte/John S. Sargent 1879”.
Nonostante Sargent sia ricordato per i suoi ritratti non vanno dimenticati i suoi paesaggi o le scene di genere. Seppure riprende gli impressionisti, Sargent esprime una ricerca pittorica, compositiva e coloristica tale da poter “coinvolgere” gli osservatori. Infatti, ne “Le raccoglitrici di ostriche” si può notare come l’atmosfera sia luminosa ma chiara, immediata ma “solida” nei volumi -quasi come un dipinto “macchiaiolo”-.
Un dipinto di Sargent diciannovenne. Si evince ancora l’influenza impressionista per il gioco di luci ed ombre,la brillantezza dei cristalli, la consistenza quasi materica del metallo. Tuttavia l’assenza di personaggi e, molto probabilmente la conoscenza dell’armonia cromatica di Whistler, costruiscono un taglio moderno e coloristico personale.
La stessa “solidità” del colore, la ritroviamo, anni dopo, nella descrizione pittorica di Santa Sofia di Istanbul. L’interno dell’architettura è quasi intricato: la pianta longitudinale è sormontata da una cupola centrale -iscritta in un quadrato- che è a più di cinquanta metri dal pavimento ed è attorniata da semicupole ed esedre, sorrette da archi.
Sargent ha restituito la grandezza dell’architettura e le sua aurea dorata attraverso un gioco sapiente di sfumature.
Durante un viaggio in Italia-fra Capri e Napoli-, Sargent illuminò la sua pittura di paesaggi luminosi. il dipinto tutto giocato sui toni di grigio mostra i tetti con una figura che diverrà la musa ispiratrice di molti artisti: Rosina.
La stella modella Rosina Ferrara, diciassettenne, sui tetti di Capri, viene ritratta più volte da Sargent. L’artista era affascinato dalla bellezza della ragazza, per la pelle dorata dal sole, i capelli neri, ricci -quasi sempre scomposti- e ribelli, molto lontana dall’estetica, forse affettata, delle signore che di solito ritraeva.
Ancora Rosina è la figura centrale, ma qui è immersa nell’ambiente: il muro a secco che divide le diverse proprietà, gli olivi, e la ragazza sembra colta in un momento di pausa.
New Haven, Connecticut questo doppio ritratto dei fratelli Pailleron, Sargent si ispira ancora alla seducente teorizzazione armonica di Whistler: bianco opposto al nero con sfondo sfumato di rosso, il tappeto orientale e il bracciale esotico della bimba.
Tutto il dipinto è giocato sulle sfumature del bianco. Una donna aspira i fumi di ambra grigia in una atmosfera moresca.
Insolito ritratto, in vestaglia rosso fuoco che viene indossata da un medico ginecologo. L’uomo di evidente bell’aspetto, è molto chiacchierato e, secondo i suoi contemporanei, molto richiesto dalle signore e non solo per le cure. Sargent fa scivolare la pantofola marocchina ricamata, dalle pieghe. Particolare interessante per il bianco che si presenta solo lì, nei polsi e nel colletto della camicia.
Alcuni critici sostengono che il dipinto dia stato ispirato da “Las Meninas” di Velasquez del 1656.
Sicuramente le quattro figlie sono immerse in uno spazio profondo. La luce, proveniente da sinistra, illumina solo due delle bambine lasciando in una penombra fitta le più grandi.
Anche la spazialità sembra ricordare il capolavoro di Velasquez con ambienti che si intersecano l’uno nell’altro.
Musica e danza andalusa sono le protagoniste del dipinto. L’illuminazione dal basso permette la virtuosa rappresentazione di ombre, mentre lo sviluppo longitudinale intende il diretto coinvolgimento dello spettatore, come se la scena si svolgesse nella realtà.
Dopo lo scandalo di “Madame X” -ovvero il ritratto della moglie di un professionista ,Virginie Amélie Avegno, molto conosciuta in città- che fu presentato al Salon di Parigi, il pittore non ebbe più nessuna commissione ne’ acquirenti.
Quando i visitatori, all’esposizione del dipinto, lo videro, riconobbero la donna e molti sapevano che lei era stata in Bretagna con il pittore dove l’aveva ritratta..Cosa offende in realtà i borghesi benpensanti? Il ritratto aveva una spallina gioiello che cadeva dalla spalla della giovane ed esile donna. Non c’è nessuno che riconosce il peccato come il peccatore: immaginarono, quindi, che l’abito nel momento successivo scivolasse completamente!
Il pittore corse ai ripari e ridipinse la spallina al suo posto! Tuttavia l’eco che seguì fu così forte che la famiglia rifiutò di comprare il dipinto e Sargent da Parigi si trasferì in Inghilterra.
Gli amici lo sostennero ordinandogli dei ritratti. Stevenson fu uno di questi.
Naturalmente la critica, sul ritratto di Stevenson, fu feroce. Posa insolita, composizione addirittura bizzarra, immagine dello scrittore non lusinghiera, moglie in costume orientale troppo defilata a destra, furono i commenti meno crudi. D’altro canto fu lo stesso Sargent che disse “ogni volta che faccio un ritratto perdo un amico”.
Sargent omaggia l’artista, suo amico, utilizzando il metodo impressionista. Monet viene presentato al lavoro, all’aperto, mentre sua moglie legge seduta all’ombra.
Ben diversa la composizione e la pittura che John Singer Sargent ha utilizzato per il ciclo murale “Triumph of Religion” presso la Boston Public Library , dove vi sono presenti immagini cristiane ed ebraiche.
Al centro di questa lunetta, figure a torso nudo, che rappresentano gli Israeliti, sono schiacciati sotto il peso dei loro oppressori. I persecutori sono il faraone egiziano che brandisce un bastone a sinistra e il re assiro a destra,che sta sguainando una spada. Le ali rosso vivo di un serafino, che ostruiscono il volto del Signore fungono da sfondo. I brani del Salmo 106 — che narrano le persecuzioni- sono lungo il bordo.
Per la Pietà, Sargent raffigura la Madonna seduta con Cristo ai suoi piedi. Le ferite dei chiodi della crocifissione sono chiaramente visibili sul piede e sulle mani esposte.
Gog e Magog sono citati nelle Sacre Scritture e descritti come nemici di Dio nelle religioni ebraiche, cristiane e mussulmane. Sono i sostenitori di Satana durante l’Apocalisse.
I dipinti iniziarono nel 1890 e terminarono nel 1919.
Negli ultimi anni Sargent, morirà nel 1925, si dedicherà solo alle vedute ad acquarello. Tornando, quindi, ai suoi primi approcci verso la pittura.
Nel 1907, infatti, quando una nobildonna gli chiese di ritrarla lui pare rispose “mi chieda di dipingere il suo cancello, il suo steccato,… ma non un volto umano”.
Sargent fu incaricato di documentare la prima guerra mondiale dal British War Memorials Committee e nel 1818 si recò al fronte.
La scena illustrata le conseguenze di un attacco di iprite -che infiamma la pelle e la brucia e rende ciechi- nell’agosto 1918. Drammaticamente la tela pone i corpi inermi in primo piano mentre i sopravvissuti sono divisi in due gruppi, senza vista, si appoggiano l’uno all’altro
per recarsi in infermeria.
Una partita di calcio? Secondo alcune fonti ai capi militari era richiesto di far giocare a calcio le truppe per molti motivi: si rendeva attivo lo spirito di “gruppo”, si manteneva l’allenamento e consentiva di liberare, in quei momenti, la mente dagli orrori della guerra.