La Natività nella storia dell’arte

paola magni
4 min readDec 16, 2019

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si ringraziano, per la fattiva collaborazione e la presentazione delle opere, Anna Acerbi, Alessio Alinti, Giancarlo Cattaneo e Ulderico Merli

Natività, Giotto ,Cappella degli Scrovegni, 1305

Giotto, nella Cappella degli Scrovegni, interpreta la Natività in modo sintetico all’interno di un paesaggio roccioso. Per la composizione utilizza,come base storica e religiosa, i quattro Vangeli, i vangeli apocrifi e la Leggenda Aurea (1).

Maria è distesa sulla roccia a cui è appoggiata una tettoia in legno e viene aiutata da una donna a mettere il Bambino nella mangiatoia.

Giuseppe, collocato simbolicamente più in basso rispetto alla Vergine e a Gesù, sta meditando con gli occhi chiusi sul miracolo compiuto, mentre gli Angeli festanti chiudono la parte superiore del dipinto richiamando i pastori che si stanno avvicinando per l’Adorazione.

Il bue e l’asino, desunti dal vangelo apocrifo dello pseudo Matteo, ma entrati a far parte dell’iconografia della Natività, alluderebbero all’Antico Testamento (asino) e alla nascita del Nuovo Testamento (bue).

Natività, affresco di Beato Angelico convento di San Marco a Firenze,1440/1

Beato Angelico illustra la Natività come la prima rappresentazione storica del Presepe nel 1223, realizzata da San Francesco, nel borgo in provincia di Rieti.

La Natività è composta con il Bambino -in sproporzione simbolica per sottolinearne la divinità- al centro e le figure di Maria, Giuseppe e due Santi,disposte attorno a lui in atto di adorazione.

Lo sfondo piatto e scuro descrive in modo sintetico la capanna, col bue e l’asinello, al fine di non distrarre l’osservatore e di ispirare la meditazione.

Il bue e l’asino, desunti dai vangeli apocrifi e, in particolare da quello di Pseudo Matteo, ma entrati a far parte dell’iconografia della Natività, alluderebbero all’Antico Testamento (asino) e alla nascita del Nuovo Testamento (bue).

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L’Adorazione dei pastori Correggio, 1525–1530 Gemäldegalerie di Dresda

Il Correggio ambienta la Natività di notte e la fonte luminosa parte dal Bambino-simbolicamente come luce del Mondo-che irradia Maria, le donne (una è quasi accecata dal bagliore) e il pastore in adorazione, mentre Giuseppe sta avvicinando il bue e l’asino.

Il Bambino è adagiato su paglia e l’ambiente con le colonne alludono,secondo la “Legenda aurea” di Iacopo da Varazze, al crollo del Tempio della Pace di Augusto, avvenuto al momento della nascita di Cristo, ma anche simbolicamente allusivo al “crollo delle vecchie credenze e alla nascita di una nuova concezione religiosa”.

Adorazione dei pastori Caravaggio 1609. Museo Regionale di Messina.

Caravaggio sintetizza nella tela sia la scenografia essenziale di Giotto e del Beato Angelico che l’ambientazione notturna del Correggio.

Il volto di Maria, semidistesa, è in serena contemplazione del figlio e della grandiosità dell’evento. In primo piano, a sinistra, si trova una natura morta composta da un cesto, una tovaglia, una pagnotta, una pialla da falegname per alludere al cibo dei poveri e al lavoro degli umili.

Il realismo dell’opera si sottolinea nelle pose naturali e nelle espressioni concentrate dei pastori e di San Giuseppe, nella povertà degli abiti e nei volti provati dalla fatica, nella spoglia capanna.

Le due madri,Giovanni Segantini,1889 Galleria d’Arte Moderna — Milano

Una giovane madre si trova all’interno di una stalla con in braccio il suo bambino mentre a sinistra una mucca si ciba da una mangiatoia e, a terra, il suo vitello riposa tra la paglia. La lampada illumina il volto della madre addormentata come il piccolo, illustrandoci la stalla nei suoi pochi elementi.

La tecnica divisionista sottolinea la luce tremolante in quanto i colori caldi del dipinto non sono fusi nella tela ma si combinano nelle retine degli occhi, aumentando il senso di appartenenza dell’osservatore all’immagine.

Segantini, anticlericale convinto ma profondamente legato alla sacralità della maternità,trasferisce nel dipinto una riflessione spirituale e religiosa : il tema del divino che si trova nell’umano e nella natura.

Paul Gauguin LA NASCITA DI CRISTO, FIGLIO DI DIO,1896 Monaco di Baviera, Neue Pinakothek

Gauguin rappresenta la Natività in un ambiente polinesiano:Maria dorme distesa su di un letto in primo piano e l’abito è sostituito da un pareo. Intorno al suo capo, contro il cuscino, si nota una aureola chiara.

Anche Gesù Bambino dorme sereno, nelle braccia di una donna e intorno al suo piccolo capo si trova una aureola chiara. A destra sul fondo della stanza è raffigurata una piccola stalla con una mangiatoia, il bue e l’asino.

Gauguin riprende,illustrando le due donne in secondo piano, il racconto del vangelo apocrifo di Pseudo- Matteo dove si descrive la presenza di due levatrici, Zebel e Maria Salomè nella Natività di Gesù.

(1)La Legenda Aurea, testo agiografico scritto da Jacopo da Varagine nella seconda metà del 1200, è un’opera molto importante della letteratura cristiana al quale si sono riferiti gli artisti, dal Medioevo sino al Rinascimento, per illustrare la storia sacra.

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