La natura morta nel Novecento
Nel ‘900 il quadro non viene più concepito come una, anche se mediata dalla personalità dell’artista, riproduzione della natura. L’immagine non è più da contemplare ma si pone in relazione e all’ interpretazione di chi la osserva.
Il cubismo è molto stimolato dalla rappresentazione delle nature morte. Nell’opera Picasso affronta la composizione con evidente richiamo all’opera di Cezanne sia nella complessità del panneggio verde sullo sfondo che il ribaltamento del tavolo per rifiutare la prospettiva rinascimentale.
La pittura futurista ha come obiettivo porre l’osservatore al centro del quadro. Boccioni nella sua opera ci pone all’interno del cocomero e togliendo lo spazio fra noi e l’oggetto lo riempie con la compenetrazione simultanea dei piani.
Il dipinto è un intreccio tra l’estetica futurista con quella cubista: scomposizione e compenetrazione dei volumi e utilizzo di caratteri tipografici e giornali.
Il pittore tedesco rende macchine e oggetti della vita quotidiana (macchine per scrivere o per cucire, telefoni, campanelli, ferri da stiro, ecc.) protagonisti dei suoi dipinti attraverso la solidità della riproduzione oggettiva.
La natura morta di Ulderico Merli fonda il realismo con il post impressionismo, facendoci entrare in una dimensione pittorica calda, dalle ombre decise.