La poesia della vita attraverso i dipinti
Secondo Picasso nessuno poteva trasmettere la sensazione della luce dopo Renoir, nè capire il vero significato del colore dopo Matisse se non Chagall
Opera di un giovanissimo Chagall di diciannove anni. La vecchia signora è, tuttavia, già ritratta con un sentimento di pietà.
Nelle opere mature oltre alla parziale e personale adesione delle estetiche delle Avanguardie, svilupperà sempre questa capacità empatica per i deboli, i diseredati, i maltrattati, per la condizione degli ebrei nella Russia e poi nei lunghi anni dell’orrore della Shoah.
Ma non dimenticherà di narrare la poesia dell’amore fra un uomo e una donna o fra gli uomini di diversa fede religiosa, unitamente alla sua peculiarità pacifista e mistica -quasi magica- che rappresentava con immagini oniriche e fiabesche.
Marc Chagall nasce nel 1887 a Vitebsk, una piccola cittadina russa che sarà presente in molte sue opere. Il suo nome ebraico era Moishe Segal e quello russo Mark Zacharovič Šagal, trascritto poi in francese come Chagall.
Contrariamente alle leggi della Torah, testo sacro ebraico, riesce a convincere i genitori a seguire studi artistici ed entra nella bottega dell’unico pittore della sua cittadina.
Sosterrà di essere fortunato a non dover voltare la schiena alle stelle e al cielo e di svolgere un incarico che “ gli consente di trovare senso alla vita”.
Poco dopo si iscrive all’Accademia di Belle Arti a San Pietroburgo.
Dal 1908 studiò in una scuola privata che lo condusse all’apertura dell’arte occidentale moderna, in particolare del lavoro di Gauguin e di Cezanne.
A San Pietroburgo non poteva avere la libertà che voleva: essendo ebreo doveva munirsi di un lasciapassare e tornare al ghetto dopo l’orario del coprifuoco. Si convinse di trasferirsi a Parigi nel 1910.
A Parigi l’incontro con gli artisti e, in particolare, con Apollinaire, fece sbocciare in Chagall una poetica nuova ma non espressionista, non surrealista, non cubista e tantomeno non si lasciò assimilare dalla decadenza sofferente di Modigliani. Quindi espresse una somma di tutte le avanguardie mischiata alla sua particolare attenzione verso la raffigurazione della favola, anche se a volte tragica, della vita.
E’ la favola dell’amore quella che viene spesso rappresentata: della sua adorata Bella, con occhi nerissimi in un viso candido, conosciuta a San Pietroburgo nel 1909. Che sposerà quando rientrerà in Russia nel 1915.
Adamo ed Eva in un unico corpo,un androgino. La rappresentazione dell’androgino è il simbolo della creazione prima del castigo divino e si ritrova già nella filosofia di Platone e nella Bibbia prima della separazione di Eva da Adamo.
Per la sua peculiarità di possedere il maschile e il femminile, ovvero il ricongiungimento degli opposti è molto potente: ha la conoscenza universale.
Molto diversa dall’opera di anni prima, la vista dalla finestra parigina è una esplosione di colori e di innovazioni. Come il paracadutista che , storicamente, ricorda il primissimo lancio avvenuto solo l’anno prima. Il pittore a sinistra si presenta come un Giano bifronte, sottolineando il suo atteggiamento rivolto alla madre patria e, contemporaneamente, verso l’Occidente.
Chiesa ortodossa o Sinagoga ? Per l’artista non è necessario dare ulteriori rilievi, deve solo circondare il profeta Elia che, nella tradizione ebraica, porta doni ai bisognosi meritevoli. Analogamente al Babbo Natale che porta giochi solo ai bimbi buoni.
Ma anche la Figura del Profeta può avere un diverso significato: è la rappresentazione dell’ebreo errante scacciato, raffigurato senza drammi come l’illustrazione di una favola che avrà sicuramente un finale consolatorio.
Intenso autoritratto con un severo gioco di luci e ombre. L’artista non sembra voler riprodurre i suoi caratteri fisionomici ma i pensieri e il suo mondo interiore.
In Russia, con la sua amata moglie Bella e la figlia Ida dipinge anche la malinconia. Il vecchio seduto è segnato da rughe profonde, indossa solo un guanto e le scarpe non sembrano appaiate, è pensieroso, quasi arrabbiato. La condizione di povertà e di malessere si attenua nelle diverse sfumature di rosa. L’anziano trasforma nel colore la sua emarginazione in saggezza.
Lo sfondo si compone di un grande sole pronto a tramontare ma composto di scritte in yiddish, molto probabilmente parole sacre di una preghiera.
La sua amata, con un volto quasi ieratico, domina la tela immersa in un cielo luminoso ed irreale. Sotto di lei una folta foresta nasconde le candide figure di un padre che gioca con la sua bambina.
Nella Storia dell’Arte, la luna è sempre stata decantata dagli artisti, che l’hanno posta tra il sogno e il mistero, e tra l’allegoria e la simbologia.
Per Chagall, nella sua terra natale, questo dipinto è la risposta a chi lo critica di aver invaso le sue opere di mucche verdi, di cavalli che volano, di oggetti sproporzionati e che sembrano avulsi dal contesto.
L’artista è colui che si libra in cielo, che si avvicina al divino, che possiede, in parte, quella conoscenza universale dell’androgino.
Il tema dei violinisti è stato spesso oggetto dei pinti di Chagall.
Il violinista, sacrificando un benessere solo economico, vive solo di arte. L’artista si immedesima nel musicista che non ha un posto sociale e, come il popolo ebraico, non ha una patria -siamo nel 1923- ma attraverso le note- e i colori- porta consolazione felicità agli uomini.
Ma perchè ha il violinista ha viso verde? Perchè il verde, sin dall’antichità è considerato il colore della guarigione, della rinascita, del ritorno del ciclo stagionale. In tutte le religione il verde ha un significato sacro: i paramenti cristiani durante la Pasqua, per l’Islam associato al paradiso lussureggiante di piante, in Cina è associato al nero -Yin- che è il principio…
Cristo in croce è al centro dell’opera circondato da figure che rappresentano l’oppressione del popolo ebraico. Il fuoco bianco, come Cristo, brucia i volumi delle Sacre Scritture dall’angolo a destra e procede verso la croce. Nel frattempo, un uomo-forse un rabbino-scappa con un sacco sulle spalle, mentre un militare in divisa e stivali neri incendia una sinagoga. Sul tetto del luogo di culto vi sono le tavole dei dieci comandamenti con accanto la stella di Davide. Accanto alla croce e sotto i disperati che che cercano di fuggire.
Soldati dell’armata rossa avanzano, nella tragedia, sventolando le bandiere. Nel dipinto è raffigurata, e non tanto simbolicamente, la distruzione compiuta dai soldati dei pogrom (1). Ovvero quelle razzie antisemite, compiute tra il 1881 e il 1921 dai soldati dell’esercito russo contro gli ebrei.
L’antisemitismo negli anni Trenta del Novecento venne perpetrato dai comunisti di Stalin e, anche al termine della Seconda Guerra Mondiale, altri pogrom vennero condotti contro i sopravvissuti alla Shoah.
Su invito del ministro alla cultura francese, Chagall,negli ultimi anni della sua attività, iniziò i cartoni decorativi per la cupola dell’Opera. Il tema per l’artista era celebrare la musica classica e, sullo sfondo dei monumenti parigini, volteggiano i personaggi dei grandi compositori.
La passionalità della Carmen di Bizet è in rosso con La Tour Eiffel , mentre la speranza di Orfeo ed Euridice di Gluck in verde con l’Arco di Trionfo , il giallo della Traviata di Verdi, con, l’Obelisco…
Il ciclo di vetrate di Chagall più famoso è forse quello terminato nel 1974 per la cattedrale di Reims, una città importantissima in epoca medievale. L’incarico fu affidato a Chagall, nella speranza che fosse in grado di armonizzare le nuove creazioni con quelle presenti.
“Io non vedo la Bibbia, la sogno.” Affermava Chagall e nelle sue vetrate ci sembra che i racconti religiosi si materializzano nella luce.
Negli ultimi anni della sua vita si fa più pressante l’idea di un’opera che possa rappresentare il suo misticismo. Nasce nel 1973 il Museo del Messaggio Biblico a Nizza che contiene tele, arazzi, mosaici e vetrate. Per Chagall è un tempio d’amore e afferma:” nell’arte come nella vita tutto è possibile se è basato sull’amore”
Muore a 96 anni nel 1985.
(1) POGROM: Sommossa sanguinosa contro gli Ebrei, considerati capri espiatori del malcontento popolare (spec. in riferimento alle repressioni antisemite avvenute, talvolta col consenso delle autorità, in Russia tra la fine del sec. XIX e l’inizio del XX).