La rappresentazione del divino dall’arte preistorica all’arte contemporanea

paola magni
7 min readNov 9, 2022

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Dalla preistoria l’uomo ha avuto il bisogno di dare forma alle proprie concezioni religiose, anzi potremo affermare che l’arte nasce come concetto della manifestazione religiosa al fine di trovare un aiuto alla propria sopravvivenza.

Venere di Willendorf,23.000–19.000 a.C.,Vienna, Naturhistorisches Museum

Durante la preistoria la rappresentazione del divino avveniva in modo simbolico in quanto doveva fungere da legame fra l’uomo con le forze naturali. L’arte che ne conseguiva aveva una funzione magica e propiziatoria al fine di assicurare la sopravvivenza della specie.

La Venere di Willendorf è un chiaro esempio del valore simbolico: attraverso la sproporzione della figura femminile vengono esasperati gli attributi relativi alla fertilità.

Statuetta d’orante, 2500 a.C., Museo del Louvre

Nelle prime civiltà mesopotamiche si trovano moltissime statuette di “oranti” , o re-sacerdoti, il cui obiettivo è la creazione di un canale per comunicare con il dio.

Statua del re IKU-SHAMAGAN, 2500 a.C. circa. Museo Nazionale di Damasco

Le statue sono ancora il simbolo dell’uomo dato attraverso l’immagine tipizzata. Il rigore posturale, le mani congiunte e gli occhi sbarrati sono di chi si presenta davanti ad una autorità ultraterrena.

pittura a rilievo, IV sec. a.C., Dendera, Tempio di Hator

Nell’antico Egitto pittura, scultura e scrittura, nascono con il medesimo fine: celebrare la divinità e il faraone è il primo motore dell’arte.

Kouros e Kore

Contenuto fondamentale dell’arte classica è il mito primitivo che giustifica i fenomeni naturali. Solo successivamente si forma il pantheon degli dei. Secondo Giulio Carlo Argan, la funzione dell’arte è legata al pensiero dei filosofi , ai cantori e ai poeti, nella ricerca della perfezione, di un ideale, di un sublime che possa elevare lo spirito. La ricerca dell’essenza che circonda l’uomo si traduce, inevitabilmente, nella rappresentazione della figura umana che, secondo questo pensiero, è la più perfetta creatura nella natura.

Fidia, Apollo Parnopios, copia romana di originale del 460–450 a.C. ca. Kassel, Staatliche Kunstsammlungen

Il corpo umano era modello ideale di bellezza e di regolarità. La ricerca della perfezione del corpo è una idealizzazione della bellezza e tende all’astrazione, varcando l’individualità per raggiungere paradigmi universali. Le immagini dovevano corrispondere ad un chiaro esempio dell’ordine dell’universo per trasmettere quegli ideali di equilibrio, armonia e razionalità sui quali si basava lo sviluppo politico della polis greca.

Dopo l’Anno Domini

Mosaico absidale in Santa Pudenziana 390, Roma

In ambito paleocristiano, dopo il Concilio di Nicea del 325 e, soprattutto, dopo le resistenze iconoclaste, appare la rappresentazione della Croce ma senza la Crocifissione. Si tratta, infatti, di rappresentare la Croce Vittoriosa, la Croce della Salvezza e della Vittoria sulla morte fisica.Il più antico mosaico paleocristiano con la Croce Gemmata sopra Cristo è in Santa Pudenziana a Roma, rappresenta la vittoria della fede sui pagani e, analogamente, la Resurrezione.

Cristo in Trono, seduto con una mano benedicente e l’altra sul libro, è circondato da due ali di persone che rappresentano le due radici della nuova fede — gli ebrei e i pagani- personificate dalle due donne che coronano di fiori rispettivamente i due santi Paolo e Pietro.

La grande aureola dorata che circonda il capo di Cristo è il simbolo della luce e della sua natura divina. Nel cielo azzurro gli evangelisti sono rappresentati simbolicamente:l’angelo per Matteo, l’aquila per Giovanni, il leone per Marco e il toro alato per Luca.

Il mosaico è ambientato a Gerusalemme.

Mosaico absidale con croce gemmata nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, 532–536 Ravenna

Nel catino absidale di Sant’Apollinare viene presentato un cielo dorato e un paesaggio verdissimo con alberi, rocce, fiori ed uccelli.

Un grande clipeo — scudo rotondo- racchiude il cielo trapunto da stelle che circondano una grande croce gemmata. La Croce Vittoriosa è il simbolo della salvezza e sopra si scorge la mano di Dio circondata da Mosè ed Elia, mentre le tre pecore sono simboliche degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni.

Sant’Apollinare è al centro, sotto la Croce gemmata, con le mani in atteggiamento di preghiera e circondato da dodici pecore che rappresentano i seguaci.

Schema dei visi bizantini

Non bisogna, tuttavia, dimenticare che l’arte Paleocristiana ha due radici: una latina che è prettamente iconica e l’altra ebraica assolutamente iconoclasta. Quindi, per evitare l’idolatria delle rappresentazioni si giunge alla raffigurazione delle scene religiose -necessarie per divulgare la fede- secondo schematizzazioni che possano evocare e, nel fondo irreale e, spesso dorato, si manifestino all’assemblea orante come una visione.

Cristo Pantocratore, 1180–90. Mosaico absidale. Duomo di Monreale (Palermo).

Nel cristianesimo l’incontro fra il divino e gli uomini si manifesta nella immagine di Cristo. Gesù, figlio divino, incarna non solo il buono, il bene e il bello ma diventa il pantocratore, Signore del Cosmo e della Storia.

Nel mosaico di Monreale, Cristo benedice con la mano destra. Le tre dita della mano sono avvicinate per ricordare la trinità mentre con l’indice e il medio,si sottolinea la dualità della natura di Cristo, umana e divina.

Crocifissione: il momento del dolore e del riscatto

Porta lignea della Basilica di Santa Sabina in Roma, V sec.

La Crocifissione in una formella lignea di Santa Sabina è una delle più antiche rappresentazioni della Crocifissione. Cristo è rappresentato Trionfante non solo nella sproporzione simbolica ma anche per gli occhi aperti che sottolineano la vittoria sulla morte.

Crocifisso di Santa Croce,1272–1280, Cimabue, Firenze

Dopo il Mille, con i Crocifissi di Cimabue e di Giotto la rappresentazione tenderà ad accendere l’ emotività e la drammaticità attraverso la accentuazione delle piaghe, del sangue e della corona di spine.

Crocifissione, 1426, Masaccio, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli

Masaccio ha voluto sintetizzare il momento più drammatico della vita del Cristo togliendo ogni riferimento allo sfondo per poter concentrare l’attenzione solo sui tre dolenti e la morte fisica. La forte volumetria dei corpi, dati dai panneggi dei diversi manti, sembra stonare sul fondo dorato ma sono solo un’espediente che Masaccio usa al fine di dividere in modo simbolico il lato umano e mortale dall’aspetto immortale della divino.

La Maddalena, inginocchiata ai piedi della Croce, alza le braccia manifestando un dolore infinito circondata dalla Vergine e San Giovanni ammutoliti nella disperazione più composta.

La figura deformata del Cristo è un trucco prospettico: l’iniziale collocazione nel polittico, infatti, doveva essere posto molto in alto, e lo spettatore avrebbe avuto l’impressione di osservarlo ancor più dal basso.

Crocifisso della basilica del Santo, 1444–1447, Donatello, Padova

Nel Crocifisso di Donatello si legge tutta la volontà rinascimentale del rinnovamento artistico e l’attenzione alla anatomia. Si assiste a una “Devotio Moderna” che viene favorita da una interiorizzazione del dolore. Nella Crocifissione si presenta il Cristo come L’UOMO PERFETTO.

Crocifisso di Santo Spirito,1492, Michelangelo, basilica di Santo Spirito, Firenze

Il dramma della croce viene tradotto in immagine da un giovanissimo, solo diciassette anni, Michelangelo. Cristo è rappresentato in un atteggiamento sofferente, con forte realismo. Il corpo di Cristo è gracile completamente nudo, quasi a simboleggiare l’assenza di difese davanti alla morte.

Crocifissione, 1620 ca,Jusepe de Ribera, collegiata di Osuna, Spagna

Dopo la Riforma protestante, il Concilio di Trento favorirà il rilancio dell’arte cattolica in funzione propagandistica, i Crocefissi Agonizzanti, molto intensi e commoventi sono funzionali al profondo sentimento che devono destare.

Crocifissione, 1940.1941, Renato Guttuso,Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma

Nel ‘900 e nell’arte contemporanea, si tenderà ad esprimere nell’iconografia della Crocifissione il dramma del mondo e del secolo: le guerre mondiali, lo sterminio nazista, il tema del razzismo.

”Crocifissione” dipinta da Renato Guttuso nel 1941, suscitò scalpore e sgomento per come fu reinterpretata l’iconografia dall’artista. Fu, infatti, giudicata una volgare provocazione che minava la cultura e la fede.

Elementi di scandalo furono la disposizione delle tre croci, non più allineate e frontali, il volto del Cristo non visibile, la Maddalena completamente nuda che cinge il corpo esanime del Cristo.

Cristo di San Giovanni della Croce, 1951, Salvador Dalì, Kelvingrove Art Gallery, Glasgow, Scozia.

Salvador Dalì rovescia l’iconografia tradizionale e ci fa osservare il Crocefisso dall’alto in basso -con gli occhi di Dio- . La Luce del divino illumina, attraverso il Figlio, anche la zona sottostante dell’opera dove viene ritratto uno specchio d’acqua quasi a ricordare la Chiesa come barca che deve essere guidata.

Crocifissione, 1987, Anfres Serrano, Cristinerose Gallery, New York

L’opera fotografica del controverso artista riproduce lo schema iconografico tradizionale rendendo facilmente riconoscibili i tre personaggi. Il colore rosso e le figure ridotte ad ombre allungate esalta la drammaticità dell’evento.

Crocifissione, 1994, Italo Bolano, Chiesa di San Gaetano, Museo d’Arte Sacra, Marina di Campo, Elba, Livorno

L’artista toscano Italo Bolano interpreta la crocifissione con un allungamento sospeso nell’oscurità. Il buio e il capo chino di Cristo coinvolge lo spettatore nella drammaticità dell’immagine accompagnandolo verso una riflessione profonda e mistica.

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