La Shoah: monumenti, architettura, poesia e film

paola magni
3 min readJan 27, 2020

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L’albero della vita o Salice piangente — Budapest

Verso l’uscita della Sinagoga di Budapest si trova “L’albero della vita” anche conosciuto come “Il salice piangente”, opera di Imre Varga. La scultura è in acciaio sulle cui foglie è impresso il nome di ebrei ungheresi vittime dell’olocausto.

Il Monumento alle vittime ebraiche austriache della Shoah, Rachel Whiterea, 2000, Vienna

“A Judenplatz, sulle spoglie della sinagoga, Rachel Whiteread ha eretto un cubo in acciaio e cemento alla cui base sono iscritti i nomi dei luoghi in cui avvennero le stragi, e i cui lati sono composti da libri con le coste rivolte all’interno, a simboleggiare le storie delle vittime che nessuno ha potuto raccontare.” (1)

Jüdisches Museum ,Daniel Libeskind, Berlino, 2001

Il Museo è una esortazione alla riconciliazione della città di Berlino con l’Olocausto. La pianta dell’edificio a zigzag si presenta come un’ indelebile cicatrice sul territorio a simboleggiare il filo spinato che avvolgeva i campi di concentramento e di sterminio. Alcuni ritengono che la pianta possa ricordare una stella di David aperta e scomposta.

Jüdisches Museum ,Daniel Libeskind, Berlino, 2001 Visto dall’alto

Per sottolineare il dolore dell’emarginazione e della morte l’architettura non presenta che pochissime aperture.

Jüdisches Museum ,Daniel Libeskind, Berlino, 2001
Foglie cadute Menashe Kadishmar

L’istallazione, nel Jüdisches Museum, dell’israeliano Menashe Kadishmar dal titolo di Shalechet, Foglie cadute, è sicuramente la più commovente.

Migliaia di cerchi di ferro arrugginito lavorate a forma di facce gettate a terra simboleggiano un fiume di grida poichè i visitatori, camminandoci sopra, producono un freddo e cupo suono metallico.

il fiume di volti
Il “Giardino dell’Esilio” con 49 colonne di cemento leggermente inclinate

Il “Giardino dell’Esilio”, all’esterno del Museo è una superficie quadrata inclinata e circondata da 49 colonne di cemento ognuna alta sei metri. Il percorso nel “giardino” determina una sensazione di perdita di equilibrio, di stordimento, quasi un affannoso disagio.

‘Un paio di scarpette rosse’ di Joyce Lussu

C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald

più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini

anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole…

fotogramma del film La lista di Schindler (Schindler’s List) , 1994 diretto da Steven Spielgerg

(1) cit.https://www.elledecor.com › architettura › giornata-della-memoria-monum…

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