l’arte del ritorno

paola magni
6 min readMay 17, 2021

--

fotogramma del film Forrest Gump

Forrest Gump dopo aver percorso chilometri degli Stati Uniti dice: Sono un po’ stanchino. credo che tornerò a casa ora.

Ritorno del figliol prodigo

Ritorno del figliol prodigo,1619, Guercino, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Il ritorno più famoso è quello del figliol prodigo. Sinteticamente la parabola illustra la vicenda di un giovane che pretende la sua parte di eredità e la perde in modo dissoluto. Ormai poverissimo torna alla casa del padre.

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, illustra il momento successivo al perdono del padre. Infatti fa svestire i panni del guardiano dei porci e invita un servitore a offrirgli abiti più consoni.

Ritorno del figliol prodigo,XVII sec,,Guercino, Galleria Borghese, Roma

Un altro dipinto del Guercino in cui viene sottolineato l’intimità domestica ritrovata e la fedeltà del genitore rispetto a suo figlio. Il cane, infatti, simbolicamente allude alla fedeltà.

In tutti e due i dipinti si nota inoltre il volto del giovane sempre in ombra in contrasto a quello del padre illuminato.

Ritorno del figliol prodigo,1688, Rembrandt, Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo

La poetica del dipinto è il perdono: quello divino di fronte ad un peccatore. Il padre, con il mantello rosso, è pietoso e abbraccia con tenerezza il figlio ormai vestito solo di stracci, mentre il fratello sulla destra — mantello rosso e bastone- mostra un lieve risentimento.

Gli altri due personaggi del dipinto possono essere considerate figure minori ma che completano la scena e, in aderenza alla parabola, mostrano i commenti di critica o elogio sulla pietà del padre. L’uomo elegante che è seduto, con una gamba accavallata sull’altra, sicuramente critica in modo negativo il perdono del padre, mentre la donna emozionata esulta per la sua saggezza.

Il ritorno del figliol prodigo, 1922, Giorgio De Chirico, Museo del Novecento di Milano

In un contesto tipico delle piazze metafisiche di De Chirico, con un paesaggio miniaturizzato sullo sfondo immerso in un cielo chiarissimo, il padre, di spalle, poggia una mano sulla spalla del figlio che fa un analogo gesto.

Non è un abbraccio e il figlio non è in ginocchio ma è un contatto come le due teste chine che, immaginiamo sbircino uno negli occhi dell’altro. L’atmosfera, la gestualità e le due figure distinte — una statuaria, l’altra come un manichino- sembrano sottolineare le due azioni: chiedere e concedere il perdono.

Ritorno del figliol prodigo, 1975, Marc Chagall, Collezione Privata

Dipinto autobiografico di Chagall che aspira al suo ritorno nell’amata città natale e, come nella parabola, immagina per lui i suoi concittadini festanti. Come in tanti suoi dipinti le due religioni, cristiana ed ebraica, si mischiano come nel paesaggio dove si nasconde un campanile in una probabile sinagoga.

A destra ancora un autoritratto dello stesso artista che sta dipingendo e guarda negli occhi lo spettatore, mentre un grande uccello rosso come il fuoco sta volando nel cielo ricordando l’arrivo di un nuovo giorno,festoso e colmo di pace, confermato dal gallo alle spalle del padre.

Gestualità

Etienne Chevalier con Santo Stefano, 1450 ca., Jean Fouquet, Gemäldegalerie, Berlino

In tutti i tipi iconografici rappresentanti il ritorno del figliol prodigo abbiamo notato la mano sulla spalla del padre verso il giovane. E’ un gesto simbolico che può avere diversi significati. Può, infatti rappresentare incoraggiamento, come in questo caso.

Santo Stefano incoraggia il devoto e al tempo stesso intercede per lui, presentandolo agli altri.

Angelo custode, inizio XVII sec., Carlo Bononi, Pinacoteca Nazionale, Ferrara

Il maligno, alle spalle del giovane, gli sta poggiando una mano sulla spalla. In questo caso raffigura allegoricamente la tentazione. Il devoto, tuttavia, ripiegandosi in se stesso -mani e braccia incrociate al petto e in ginocchio- volge la preghiera al proprio angelo custode che gli indica la luce divina.

Madonna dei Palafrenieri, 1606, Caravaggio, Galleria Borghese di Roma

Nel dipinto di Marc Chagall abbiamo osservato anche un’altro gesto: il padre non solo appoggia la mano sulla spalla ma anche una sul petto.

Dal medioevo questo gesto ha un significato importante: il possesso. Spesso ricorre nelle immagini del maligno per far riconoscere il peccatore e della sua anima ormai dannata.

Caravaggio, nel sottolineare la protezione della madre verso il figlioletto vuole evidenziarne la determinazione della lotta contro il male.

Crocifissione, 1310–1319, affresco di Pietro Lorenzetti, basilica inferiore di San Francesco ad Assisi

Nel dipinto di Rembrandt si raffigura il fratello del figliol prodigo con le braccia rigide e le mani incrociate.

Il gesto vuole trasmettere una reazione emotiva di angoscia e timore. E’ il contrario di alzare le mani verso l’alto che volgono far pervenire solo dolore.

Nell’affresco di Lorenzetti è San Giovanni che cerca di comprimere la propria afflizione.

Altri ritorni

Ritorno di Giuditta a Betulia, 1472 , Sandro Botticelli, Galleria degli Uffizi a Firenze.

Le due protagoniste vengono ritratte da Botticelli mentre sono di ritorno a Betulia, con la testa del nemico ucciso nella notte. Giuditta con una mano trattiene la sciabola, e con l’altra invece regge un ramo d’ulivo, simbolo della pace.

Il ritorno di Persefone, 1660, Luca Giordano, Musée Vivant Denon

Persefone sorretta da putti ritorna dall’Ade per il ciclo primaverile ed estivo. Accanto a lei la madre e attorno Nettuno col suo tridente, il cane a tre teste Cerbero, i venti — che spargeranno semi, e un tralcio di vite con un grappolo d’uva, rimando a Bacco.

Il ritorno del Bucintoro al molo nel giorno dell’Ascensione, 1729 -1734, Canaletto, Windsor Castle, Royal Collection

Il dipinto di Canaletto documenta le celebrazioni, nel giorno dell’Ascensione, della vittoria navale, contro la Dalmazia, avvenuta nel 998 d.C. Momento centrale della giornata è il matrimonio con il mare, tra Adriatico e città di Venezia, mediato dal Doge. Il Bucintoro, una grande imbarcazione dorata, porta il Doge e la corte nel Lido dove il matrimonio viene sancito con un anello gettato tra le onde. (cit.https://www.analisidellopera.it › canaletto-il-ritorno-del-…)

Ritorno dalla fattoria, 1850, Jean-Francois Millet, Milano, Galleria d’Arte Moderna

Millet fu un artista francese noto per la rappresentazione della vita dei contadini. Il suo interesse non fu però di natura sociale. Piuttosto l’artista volle rappresentare poeticamente e celebrare il lavoro dei campi. Infatti grazie alla tecnica di rappresentazione molti dei suoi personaggi assumono un valore monumentale. I contadini diventano quindi soggetti di una eroica epopea agreste. (cit. s://www.analisidellopera.it › il-ritorno-dalla-fattoria-…)

L’artista trasse ispirazione dal realista Gustave Courbet: portando ad essere soggetti dell’opera d’arte persone e narrazioni fino ad allora considerati non degni di essere rappresentate.

Il ritorno del soldato ferito, 1854 ca., Domenico Induno, (Fondazione Cariplo)

Domenico Induno inizia la sua carriera pittorica dipingendo scene storiche, ma abbandonato questo tema iconografico viene riconosciuto ed apprezzato per le sue immagini intime, domestiche e spesso popolate da soggetti umili.

Nella tela viene rappresentata con pietà la condizione delle famiglie più umili, si raffigura, infatti, un soldato appena congedato a causa delle ferite riportate in guerra per la causa indipendentista al seguito di Giuseppe Garibaldi.

Ritorno alla stalla (La ritirata), 1866, Carlo Pittara, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna

Il dipinto mostra con evidente realismo le condizioni degli umili lavoratori, anticipando il pensiero di Giuseppe Pelizza da Volpedo e di Segantini.

L’artista, apprezzato dai critici del tempo, per rendere l’effetto della pioggia battente ha impostato il dipinto su toni terrosi e grigi, illuminando la scena con una luce radente che fa brillare l’ombrello del pastore in primo piano.

Carlo Pittara abbandona la visione idilliaca del paesaggio per rappresentare il verismo pittorico e indirizzandolo, soprattutto,alla descrizione della condizione del mondo rurale.

Il ritorno dal bosco, 1890,Giovanni Segantini, St.Moritz, Museo Giovanni Segantini

Dentro un deserto nevoso ancora scintillante dagli ultimi raggi di sole, una donna traina una slitta carica di rami.Il carico deve essere pesante e la donna è curva dalla fatica. Il ritorno alla sua casa è lento e il campanile posto proprio su una ideale retta verso la figura femminile sembra esortarla ed alleviare la pena.

--

--

No responses yet