L'origine degli dei dell'Olimpo nei dipinti

paola magni
4 min readOct 13, 2021

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I miti, originati sin dalle prime civiltà, sono racconti che contengono un valore religioso, simbolico e didattico. Attraverso la narrazione dei miti gli antichi si sono narrati l'origine dell'uomo, la divinità e ii fenomeni naturali.

I racconti mitici sono entrati nella poesia, nella musica, nella letteratura e naturalmente concretizzati nelle arti visive.

All’inizio era solo caos. Da questo freddo e profondo buio emerse Gea, la madre Terra.

Gea generò Urano, il Cielo.

Gea, la Terra, e Urano, il Cielo generarono i primi dei e i Titani e Ciclopi. Urano, per non essere spodestato ordinò a Gea di rinchiuderli nell’oscurità del Tartaro -che, sinteticamente, si possono definire come Inferi- ovvero nella profondità del proprio corpo.

La mutilazione di Urano di Saturno, 1555–1565, Giorgio Vasari, Museo di Palazzo Vecchio, Firenze

Gea cerca di opporsi a Urano e incita i suoi figli alla ribellione ma solo Saturno armato di falcetto evira il padre che si allontana da Gea e, come durante il racconto biblico, la terra si divide dal cielo.

Nell’affresco del Vasari ,Saturno (Chronos o il Tempo in greco) è armato dalla falce, suo attributo imprescindibile, in quanto lo scorrere del tempo conduce all’ineluttabilità della fine della vita.

In questo affresco il Vasari mostra tutta la sua abilità di disegnatore e pittore, la sua profonda conoscenza umanistica e lo studio delle opere di Michelangelo e Raffaello.

Saturno divora uno dei figli, 1637–1638, Peter Paul Rubens,Prado, Madrid

Tuttavia Urano maledice il figlio Saturno che, a sua volta, mangerà i suoi figli avuti da Rea, sua sorella, per non essere a sua volta detronizzato.

Il dipinto di Rubens, aderente all’estetica barocca, coinvolge lo spettatore nella drammaticità dell’evento indugiando, in modo raccapricciante, sulla violenza del padre e l’orrore e il dolore del figlio. La vecchiaia del padre che si scopre nella capigliatura grigia e nel corpo che ha perso parte del tono muscolare contrasta volutamente con il roseo corpo paffuto del neonato aumentando il senso di disagio.

Contrariamente al suo stile in cui esalta la narrazione eroica diluendo il dramma, Rubens in questo dipinto sottolinea la violenza anche attraverso la diminuzione dei colori e nella sintesi formale, eliminando l’opulenza delle forme e limitando il movimento.

Saturno che divora i suoi figli, 1829–1823, Francisco Goya, Prado, Madrid

Il dipinto fa parte delle “pitture nere” che Francisco Goya realizza negli ultimi anni di vita sui muri della propria casa.

Solo dopo la morte dell’artista si decise di trasferire le opere su delle tradizionali tele.

Goya non aderisce all’iconografia classica e dipinge un figlio adulto ma di dimensioni ridotte. Non indugia, quindi nel raccapriccio della violenza su un neonato ma esalta il dramma attraverso la tensione delle mani, la bocca grottescamente spalancata, gli occhi sgranati e allucinati, il sangue rosso che contrasta sui colori terrosi.

I famosi Capricci e le Pitture nere degli ultimi anni fanno di Goya un grande anticipatore del movimento romantico ma anche dell’espressionismo e del surrealismo.

L’espressionismo e il surrealismo, infatti, si contrappongono alla razionalità estetica meramente imitativa della natura esaltando piuttosto la libertà creativa. Per Goya, inoltre, i mostri o i personaggi del mito o quelli che popolano le superstizioni sono all’interno dell’animo umano: il lato oscuro che abita in ciascuno di noi. Goya nel concretizzare attraverso le immagini questi demoni ci fa assistere alle proprie disillusioni e all’ineluttabilità dello scorrere del tempo e della morte.

Anche Rea, come prima Gea, si ribella a Saturno e trama un inganno dopo la nascita di Giove o Zeus.

Giove, nascosto dalla madre Rea che al suo posto fece mangiare un masso a Saturno, avverò la maledizione del nonno Urano: fece bere al padre una pozione che lo costrinse a vomitare. Insieme al sasso uscirono tutti gli altri figli che aveva ingoiato. Giove scacciò Saturno dall’Olimpo e regnò su tutti gli dei.

Caduta del regno di Saturno, 1588 ca., Giovanni Contarini, Collezione d’Arte del Castello, Praga

Il dipinto di Contarini si ispira al racconto di Ovidio nelle Metamorfosi. La fine di Saturno è rovinosa e porta con se la Fama -riconoscibile dalla tromba- e alcuni Titani, mentre Plutone, dio degli Inferi guarda verso lo spettatore. In alto volano Verità, appena velata, e Giustizia.

Contarini nella Caduta del regno di Saturno riesce ad uguagliare le opere tarde di Tiziano che viene spesso descritta come “fase luministica” dai critici. Le forme, infatti, e i personaggi si sfaldano nello sfondo e quasi ne rimangono imprigionate. D’altro canto, come il Tintoretto, interviene nella ricerca dei contrasti riuscendo a far percepire il clangore della caduta verso gli inferi in netta opposizione alla piccola fonte di luce in alto che quasi non riesce a sfondare le tenebre.

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