Malattia e arte
L’arte ai tempi del virus
L’artista tedesco, influenzato dalla pittura olandese, indaga nei particolari della stanza e negli affetti, dalla cura della mogie alla vicinanza della figlia, mentre una domestica sta cambiando la biancheria del letto.
Sicuramente il dipinto ha un carattere morale: l’importanza di prendersi cura l’uno dell’altro.
Pittore di scene di genere Metsu fu spesso paragonato, credo ingiustamente, a Vermeer. Metsu non critallizza l’opera ma, anzi, sottolinea gli affetti e il dolore, attraverso la posa della madre che amorevolmente accudisce il piccolo malato.
Nel dipinto il pittore è seduto mentre il medico lo sorregge e lo invita a bere un farmaco .Dalla penombra nerastra dello sfondo sembrano apparire alcuni visi di anziane donne, figure funerarie che,secondo alcuni critici, simboleggerebbero le tre Parche.
Questa tela raffigura Claude Monet costretto a letto per una ferita alla gamba ed è stato dipinto nell’estate del 1865 da Bazille che divide la sua bottega con Monet. La luce filtrata restituisce all’osservatore innumerevoli dettagli dell’interno come la consistenza materica degli oggetti e dei tessuti.
I dipinti di Morbelli propongono tematiche veriste: prostitute, poveri, disagiati che sono i protagonisti dei suoi dipinti. Uno dei temi principali è la conseguenza dell’industrializzazione con la frantumazione della famiglia e l’abbandono dei vecchi, coloro che hanno perso la funzione di saggi della società patriarcale contadina.
Morbelli interpreta la vecchiaia come malattia incurabile e la conseguente emarginazione di chi ne è affetto.
Il viso del bambino emerge dalla materia informe e, grazie all’azione della luce senza forti elementi chiaroscurali, si scorgono lineamenti delicati e fragili sottolineati dall’angolazione del collo che fatica a reggersi ma sembra appoggiarsi ad una figura, presumibilmente la madre.
La “febbre spagnola” é ancor oggi ricordata come la più grave epidemia di influenza . Ebbe inizio nel 1917 e terminò nel 1919 con dati di mortalità elevatissimi. Munch si ritrae con la bocca aperta come a gridare la propria ribellione verso la malattia.
Dalì si dipinge pallido con lunghe dita scheletriche e in diagonale descrive sinteticamente l’uccello in gabbia quasi a simboleggiare la mancanza di quella libertà dell’essere pienamente sé stesso. Non ancora maturo, il diciannovenne Dalì, in questo dipinto accosta due stili artistici: dalla scomposizione dei colori tipici del Pointillisme, ai colori audaci del Fauvismo.