Maria Maddalena

Gestualità Espressioni

paola magni
8 min readJan 15, 2025
Maria Maddalena, 1476, Carlo Crivelli, Rijksmuseum ,Amsterdam

Jacopo da Varazze nella sua opera “Legenda aurea” del XIII secolo ci racconta la vita di numerosi santi raccogliendo informazioni sia storiche che leggendarie.

Il testo narra che Maria Maddalena con la sorella Marta e Lazzaro provengono da una illustre famiglia con radici nobili. I tre fratelli sono molto diversi: Marta è operosa e dedita alla beneficenza; Lazzaro è un soldato mentre la bella Maria Maddalena si dedica ai piaceri della vita grazie alle sue ricchezze e alla sua notevole bellezza.

Crivelli, infatti, la descrive abbigliata come una principessa, adornata di perle e gioielli, con una acconciatura elaborata per i bellissimi capelli biondi. Nella mano destra sorregge il vaso degli unguenti che spargerà sui piedi di Gesù dopo averglili lavati con l’acqua sgorgata dalle sue lacrime e poi asciugati con i suoi capelli.

Dunque Maddalena è benestante, prodiga negli affetti, peccatrice e viene rappresentata giovane e bella , con capelli biondi o ramati , spesso con l’attributo del vaso di unguenti.

Nella storia dell’arte viene rappresentata molte volte, sia singolarmente che nelle scene della vita di Gesù. Le iconografie più classiche in cui Maddalena diventa soggetto o compartecipe dell’azione sono:

  • Resurrezione di Lazzaro
  • Crocifissione
  • Deposizione
  • Compianto
  • Noli me tangere
  • Penitente
Cappella della Maddalena, 1307–1308, Giotto, basilica Inferiore, Assisi

Nella Basilica Inferiore ad Assisi, Giotto affresca le storie di Maria Maddalena, tratteggiando la sua vita con l’episodio saliente della resurrezione di Lazzaro.

particolare “Resurrezione di Lazzaro”

Successivamente Giotto la descrive al sepolcro, divelto e vuoto, con l’apparizione di Cristo risorto a una Maddalena piangente e desiderosa di riabbracciarlo mentre Cristo pronuncia il « noli me tangere».

particolare “Noli me tangere”

A destra viene rappresentata la fuga dalla Terra Santa e il suo approdo a Marsiglia.

Maria Maddalena era stata condannata a morte per sedizione e con il beato Massimino, Lazzaro, Marta, Martilla sua serva, e Cedonio un cieco risanato da Gesù, furono abbandonati su una nave, senza né remi né timone affinché affogassero. Ma la provvidenza fece in modo che i cinque approdassero nel sud della Francia.

La regione era ancora pagana e Maddalena cominciò la sua opera di conversione proprio con il principe del luogo. Maddalena vide, infatti, il principe ,mentre stava per offrire agli idoli sacrifici al fine di guarire la moglie dalla sterilità e lei cercò di fermarlo richiamandolo al monoteismo e alla vera Fede. La moglie si affascinò del fervore della straniera e poco dopo rimase incinta.

I due coniugi felici e riconoscenti salparono dunque per Roma al fine di incontrare l’apostolo Pietro ma durante la traversata la moglie e il bimbo che portava in grembo, morirono. Il Principe non ebbe cuore di lasciarli in mare e li depose su una spiaggia. Giunto a Roma raccontò a Pietro dell’incontro con Maddalena e della morte dei suoi cari. Pietro lo consolò parlando dell’immortalità dell’anima e dei strani disegni che Dio intreccia nel destino dei mortali. Il Principe, confortato, riprese il viaggio verso il suo feudo ma giunto alla spiaggia dove aveva deposto la moglie vide correre un bambino che riconobbe come proprio figlio. Ringraziando in cuor suo Maddalena e Pietro, completamente convertito, si accorse che anche la madre era viva.

particolare “La fuga verso Marsiglia”

In alto, nella cuspide, si assiste alla suo ingresso nel Paradiso accompagnata da angeli, dove per aver dedicato la sua vita a cristianizzare gli idolatri nella Francia meridionale, alla penitenza ed all’eremitaggio in preghiera.

particolare “Maddalena verso il Paradiso”

Giotto, dunque, riesce sintetizzare la leggenda terminando il racconto pittorico con gli angeli che porgono una veste a Maddalena.

Crocifissione , 1426, Masaccio, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli

Maddalena è presente con la Vergine e San Giovanni alla crocifissione, ma mentre il dolore della Madre e del giovane apostolo sembra contenuto il suo sembra quasi diventare un urlo.

Le braccia alzate verso il cielo con i palmi delle mani rivolti all’insù è l’enfatizzazione dell’invocazione disperata al divino.

Deposizione , 1434, Rogier van der Weyden, Museo del Prado, Madrid

Bellissima composizione che sottolinea la drammacità attraverso un forte senso claustrofobico. Maddalena chiude il gruppo inarcandosi come a proiettare dentro se stessa il proprio dolore.

Crocifissione , 1515, Matthias Grünewald, Musée d’Unterlinden, Colmar

Maddalena prega in ginocchio ai piedi della croce alzando le mani giunte verso il volto di Cristo. Ha il capo coperto ma l’abito dai colori vivaci e il vaso degli unguenti la rendono riconoscibile. L’unguento si riferisce all’episodio della cena evangelica durante la quale ha lavato e profumato i piedi di Gesù ma anche in un simbolismo funebre, per preparare il corpo per la sepoltura.

Deposizione di Volterra, 1521, Rosso Fiorentino, Pinacoteca Civica, Volterra

Maria in abito bianco con lungo manto nero viene sostenuta da due pie donne mentre Maddalena con impeto pietoso le sta abbracciando le ginocchia, tipica gestualità di supplica al fine di confortarla dall’immenso dolore.

Deposizione, 1602–1604, Caravaggio, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano

Maddalena è presente anche nella deposizioni dalla croce, e Caravaggio la rappresenta insieme alla Vergine Maria, Nicodemo , San Giovanni e Maria di Cleofa.

Caravaggio affida a Maria di Cleofa il dolore più intenso -vedi l’opera di Mantegna- e destina, invece, a Maddalena un pianto personale e più intimo attraverso la mano che si alza a raccogliere la fronte.

Interessante notare le mani di Gesù, le cui dita sembrano formare il numero tre quasi a rammentare il giorno della propria resurrezione.

Noli me tangere, 1438–1440, Beato Angelico, Convento di San Marco, Firenze

E’ Maddalena che vede per prima Gesù risorto e sempre lei ne racconterà l’accaduto ai suoi discepoli.

Nella sua sintesi pittorica-che verrà ripresa in ambito moderno del “Realismo Magico”- , il Beato Angelico descrive l’accaduto e le due gestualità raccontano le parole che vengano scambiate.

Maddalena riconosce Gesù, dopo averlo scambiato per il giardiniere, cerca di abbracciarlo mentre il Cristo la ferma e le impone di non toccarlo. L’unico elemento effettivamente tangibile è la tomba divelta e l’ambiente.

Beato Angelico si appropria della funzione didattica dell’arte e, come afferma Argan, è l’indiscusso artista che pone in relazione arte e preghiera.

Noli me tangere , 1511, Tiziano, National Gallery, Londra

Molto più esplicita la gestualità che rappresenta Tiziano. Gesù si ritrae nettamente dal voluto abbraccio di Maddalena.

Noli me tangere, 1523–1524, Correggio, Museo del Prado, Madrid

Ancora più esplicito appare l’opera del Correggio: ad una Maddalena visibilmente sopraffatta dall’emozione si oppone Gesù indicando il cielo come a spiegare di non essere ancora tornato “dal Padre mio”.

Noli me tangere, 1530–1532, Bernardino Luini, Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, Milano

In un paesaggio che ha sullo sfondo il sepolcro aperto vegliato da due angeli in preghiera, Cristo sembra toccare la testa di Maddalena, indicandole di raccontare della sua resurrezione.

Le figure sono monumentali esplicitando al massimo grado il valore didattico dell’episodio.

Maria Maddalena in estasi, 1620.1625. Artemisia Gentileschi, Palazzo Ducale, Venezia

Iconografia insolita di Maddalena è quella in cui la si rappresenta in estasi. Gli artisti più famosi che si sono cimentati sono Artemisia Gentileschi e Caravaggio .

Maria Maddalena in estasi, 1606, Caravaggio, Collezione Privata, Roma

Ciò che si può notare è l’assenza di attributi identificativi della Maddalena in tutti e due i dipinti.

Tuttavia in queste opere, antesignane dell’estasi del Bernini, si nota la luce- divina- che inonda il volto e scurisce d’ombre fitte il resto, appesantendo i drappeggi dei panni, mentre gli occhi, chiusi o socchiusi, sono sprofondati nella visione ultraterrena.

Maddalena penitente, XVII sec., Andrea Vaccaro, Palazzo Abatellis, Palermo

Tema iconografico ricorrente dal Medioevo è la Maddalena che si pente. E questo modo particolare di descriverla vuole sottolineare la doppia natura di peccatrice e di donna redenta. Nelle raffigurazioni artistiche è spesso poco vestita con i capelli biondi o rossi sciolti sul petto e gli attributi sono un teschio -raffigurante il “memento mori”- un libro e, a volte, uno specchio che simboleggiano una introspezione.

Le braccia sono a croce sul petto in atto di pentimento.

Maddalena penitente, 1533 circa, Tiziano, Galleria Palatina di Firenze

La Maddalena di Tiziano è una figura che trasuda di femminilità: nonostante gli occhi lucidi rivolti al cielo è ricoperta solo dai suoi riccioli ramati. Tiziano la vuole nuda per sottolineare la sua propensione a spogliarsi del passato. Tuttavia vuole ricordare anche che, durante l’eremitaggio, Maddalena non volle né abiti né cibo.

Maddalena penitente, 1598–1602. Domenico Tintoretto, Musei Capitolini, Roma

Tintoretto offre una visione del pentimento di Maddalena già in un eremo dove visse senza cibo ne abiti.

Maddalena penitente, 1453–1455, Donatello, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

Donatello rappresenta una Maddalena non giovane che ha perso tutta la sua avvenenza e bellezza nell’eremo in cui si è ritirata in penitenza, digiuno e preghiera. Come un San Giovanni Battista la veste con pelli di animali e le infonde, nelle scarno viso, uno sguardo volto solo alla preghiera.

Donatello realizza l’opera nell’ultima parte della sua vita e impiega uno stile realistico che decisamente è dicotomico con gli schemi rinascimentali del suo tempo. Tuttavia, l’artista vuole rappresentare il dramma esistenziale di Maddalena, ovvero la sua anima tormentata dai peccati commessi nonostante le diverse prove del perdono divino , che la porta a reprimere il suo corpo sino a consumarlo aspettando la morte.

Maddalena penitente, 1793–1796, Antonio Canova, Palazzo Bianco presso Palazzo Doria-Tursi, Genova

Canova non abbandona l’estetica neoclassica al fine di mostrare la sofferenza del corpo e dell’anima della Maddalena penitente. La mostra ancora giovane e bella e abbandona alla gestualità il suo pentimento e sacrificio.

Maddalena, infatti, sembra sostenere a fatica il busto e regge a fatica, in una estrema stanchezza, la croce bronzea trattenuta tra i palmi delle mani.

Maddalena penitente, ante 1833, Francesco Hayez, Galleria d’Arte moderna, Milano

la Maddalena di Hayez non si abbraccia il petto invocando un “mea culpa”. Distesa malinconicamente su un bianco lenzuolo dai morbidi drappeggi sembra evocare una Arianna abbandonata se non fosse per la croce che regge in una mano e il teschio verso il fianco.

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