Medea
Il mito di Medea, sorella di Circe, è collegato alle avventure degli Argonauti e, precisamente, a Giasone che aiutò nella conquista del vello doro.
Waterhouse sceglie di narrare Medea con abiti decisamente medioevali mentre prepara pozioni per far superare le prove: uccidere due tori che lanciavano fiamme dalle narici, combattere con giganti, da Giasone stesso evocati dopo aver seminato denti di drago in un campo sacro ad Ares o Marte, e, infine vincere un drago alla guardia del vello doro.
Gustave Moreau illustra Giasone vincitore con Medea che gli trattiene la spalla. Il dipinto caratterizzato da un raffinato linguaggio tipico di fine secolo, presenta influenze rinascimentali con quelle peculiarità di idealizzazione dell’uomo con la postura classica del chiasmo che richiama il Doriforo di Policleto.
L’artista mescola sulla tela la tendenza romantica con uno stile ancora legato al Neoclassicismo. Medea è in primo piano, abbraccia i suoi figli avuti da Giasone, mentre gli Argonauti spingono in mare una barca per riportare in Grecia il vello doro, Giasone e Medea. Interessante la figura ammantata di nero, china con le mani sul volto, probabilmente il simbolo del tradimento di Giasone che ha solo finto di amare Medea per usare le sue doti magiche.
Il dipinto mostra Medea nell’atto di produrre le sue pozioni e le sue magie. Lo sguardo concentrato, quasi già folle per l’inganno di Giasone e una mano nell’atto di stringere i fili della collana di corallo. Il corallo, nato dal sangue di Medusa, sicuramente allusivo al suo potere apotropaico ma anche, in questo dipinto, simbolo delle future azioni delittuose di Medea. Sullo sfondo a destra il vello doro è steso fra alberi e, a sinistra, la nave Argo.
Tornato in patria Giasone chiede ancora aiuto a Medea per subentrare al trono dello zio Pelia,che aveva ucciso il padre Esone per poterne usurpare il potere.
Medea promette alle figlie di Pelia di ringiovanire il padre convincendole a smembrarlo al fine di scambiare il sangue che lo avrebbe reso forte e vitale.
Georges Moreau de La Tour é stato -e si vede- allievo di Cabanel. L’artista illustra proprio il momento in cui le figlie mettono in atto il suggerimento di Medea per smembrare il padre al fine di ringiovanirlo.
Giasone ottenuto ricchezza e potere da Medea, rivela di non amarla. Quindi la ripudia e si appresta a sposare Glauce. Nel dipinto l’artista raffigura Medea nell’atto di meditare una vendetta. La presenta come una donna forte e quasi virile che ha compiuto atti sanguinari per un uomo che l’ha sempre usata per i suoi scopi senza alcun rispetto per i suoi sentimenti.
Medea è in una foresta piena di serpenti mentre raccoglie funghi avvelenati, che utilizzerà per avvelenare probabilmente le vesti da sposa di Glauce da cui partirà l’incendio. Tiene in mano il pugnale, che sarà poi utilizzato per uccidere i figli avuti da Giasone.
Turner si distingue per la rottura netta con le regole accademiche ottocentesche. Il mito di Medea che ha già ucciso i figli di Giasone e che si sta allontanando su un carro trainato da un drago è ambientato in una grande veduta emozionata e onirica.
Le vivide luci e le ombre pesanti non fanno altro che sottolineare lo scatenarsi degli elementi naturali che diventano i protagonisti della composizione in una espressione del sublime. La drammaticità degli eventi non sono dati dalla descrizione di questi ma dalla luce che esalta la natura diventando una metafora della narrazione.
Delacroix interpreta il mito in una grotta con il viso coperto da un’ombra pesante. Questa è proprio la peculiarità stilistica dell’artista: non illustrare gli eventi ma esprimere la reazione che possono suscitare: quindi la paura, la violenza, la follia, la vendetta.
Sul sito ufficiale della Tate, complesso di gallerie d’arte a Londra, Liverpool e in Cornovaglia, si legge: “Era l’artista più alla moda del suo tempo, dipingendo molte figure di spicco della società, inclusa la sua musa artistica, Emma Hamilton, amante di Lord Nelson.” La sua Medea è una donna in fuga, con l’espressione spaventata mentre guarda alle sue spalle.
Bellissima litografia di Mucha. La sua caratteristica è l’impostazione verticale del manifesto e sempre dove predomina una figura femminile. L’attrice sua musa fu Sarah Bernnardt. Caratteristica è la linea di contorno, fluida che accompagna tutta l’immagine come ad essere essa stessa parte della decorazione ma simbolicamente per “racchiudere” i soggetti sottolineandoli nello spazio irreale.
Per finire una Medea post impressionismo. Cezanne ricerca nella pittura di Delacroix la solidità della forma. Mantenendo ,di fatto, l’impianto compositivo ne ricerca la sintesi e trasferisce in questo acquarello la solo “sensazione” del dipinto originale, rinnovando i volumi e gli spazi.