Oltre le impressioni

Neoimpressionismo e Divisionismo

paola magni
6 min readMar 15, 2023
Grandcamp, una sera, 1885, Georges Seurat, collezione Whitney, N-Y.

Negli ultimi anni dell’Ottocento si sviluppò un nuovo linguaggio basato essenzialmente sulle ricerche della percezione dei colori e dell’ottica. In Francia, questa fiducia della nuova scienza, si manifestò nell’elaborare una tecnica basata sulla stesura dei colori a puntini.

Pascoli di primavera, 1896,Giovanni Segantini, Pinacoteca di Brera, Milano

In Italia,contemporaneamente, si procedette nella divisione di lunghi filamenti di colori, spesso materici.

Angolo del porto, 1886, Georges Seurat, Kröller-Müller Museum, Otterlo, Olanda

L’opera ci sorprende per la solidità dei volumi che, al contrario, sembra quasi smaterializzarsi, attraverso la massima luminosità ottenuta dai piccoli punti del colore.

Le modelle 1888, Georges Seurat, Barnes Foundation, Philadelphia

Proceduto da numerosissimi studi preparatori, il dipinto più famoso di Seurat è certamente “Una domenica di pomeriggio alla Gran Jatte” del 1884.

Una domenica pomeriggio alla Grand Jatte, 1884, Georges Seurat, ‘Art Institute of Chicago

Il dipinto viene citato nell’opera successiva “Le modelle”: tre donne in un angolo di uno studio del pittore. In realtà è sempre la stessa modella in tre posizioni differenti.

Il bagno turco, 1862, Jean-Auguste-Dominique Ingres, Louvre Parigi

Tuttavia, la citazione alla sua opera non è l’unica! La modella di spalle sembra proprio quella di Ingres!

Cacciata dal Paradiso, particolare,1424, Masaccio, Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Furenze

La solidità dei corpi è quella del primo rinascimento.

Donna che si incipria, 1889–1890, Georges Seurat, Courtauld Gallery, Londra

Seurat muore giovane, a trentun anni, nel 1891.

In una delle sue ultime opere, ritrae la sua amante. La donna, ricorda molto un dipinto di Manet : “Nanà”.

Nanà, 1877, Edouard Manet, Hamburger Kunsthalle, Amburgo, Germania

Seurat toglie ogni riferimento spaziale e, come Manet, si vuole ritrarsi nella piccola finestra intento ad osservare. Tuttavia, quando un amico lo invitò a riflettere sulle critiche ostili e malevoli che avrebbe ricevuto, sostituì il suo volto con vaso di fiori.

Donne al pozzo, 1892, Paul Signac, Musee d’Orsay

Il dipinto si presenta rigidamente geometrico, anzi ortogonale: le linee verticali del primo piano, si rompono solo nella parte destra con la banchina e l’orizzonte del mare. Solo l’ombra di alcuni alberi- che non vediamo ma immaginiamo- e il sentiero serpeggiante sulla collina rompono la composizione lineare con volute che paiono ricordare la contemporanea Art Nouveau.

Le isole d’oro, 1891, 1892, Henry Edmond Cross, Museo d’Orsay, Parigi

Le isole restano il soggetto principale della tela anche se sono relegate nell’alto dell’opera. Sembra un paesaggio senza alcun riferimento temporale e spaziale, usato solo allo scopo di studiare gli effetti di luce sul colore trattato a grandi punti per giocare su tre elementi: sabbia, mare, cielo.

Ave Maria a trasbordo, 1886, Giovanni Segantini, Fondazione Otto Fischbacher, San Gallo Svizzera

I temi del divisionismo italiano furono sicuramente diversi da quelli del puntinismo francese. Se, infatti, Surat e altri riproducevano il concetto del “vero” (1) e, dunque, il clima della vita cittadina, i pittori che aderirono al divisionismo orientarono i loro dipinti verso una tematica sociale, sulle condizioni del proletariato, dei contadini, degli anziani o diventano esponenti del Simbolismo europeo (2).

Giovanni Segantini, riesce a trovare la connessione tra la ricerca del vero con la componente simbolista attraverso l’utilizzo della luce che si enfatizza nella tecnica simbolista.

“Ave Maria a trasbordo” rappresenta la fine di una giornata di lavoro: una donna si reca al proprio domicilio con il suo carico di pecore su una tipica imbarcazione brianzola. La luce sta tramontando dietro il profilo del paese e delle colline e si riflette con semicerchi concentrici sulle acque del lago.

La forte luminosità, data dai colori primari dati in parallelo, in contrasto con le figure in penombra ci conduce in una atmosfera sospesa e, quasi, sacrale.

Adorazione dei Magi, 1896, Gaetano Previati, Pinacoteca di Brera, Milano

Gaetano Previati è l’artista che più manifesta come la nuova tecnica divisionista possa essere il tramite di una pittura simbolista. L’applicazione della tecnica gli permette, infatti, di “isolare” il tema narrato dal contesto temporale e geografico in modo da proporre una visione fantastica portatrice di simboli.

Anche in un tema del tutto religioso, rielabora la tradizione iconografica in una pittura quasi onirica.

Riflessioni di un affamato (contrasti sociali) 1894, Emilio Longoni, Museo del Territorio, Biella

Longoni predilige i temi sociali nella prima parte della sua produzione pittorica. Forse, proprio a causa delle sue umilissime origini, tanto che,i genitori lo condussero, ancora bambino, a Milano per farlo divenire garzone di bottega. La sua attitudine, tuttavia, lo portò a frequentare l’Accademia di Brera, mantenendosi dipingendo giocattoli in legno e ,poi, riproduttore di ritratti da fotografie.

Pecorina ammalata, 1902, Emilio Longoni, Museo Nazionale delle Belle Arti, Buenos Aires

All’inizio del ‘900, Longoni cambiò temi e si avvicinò al simbolismo e la spiritualità che ispiravano gli ambienti alpini , come Segantini.

Lo specchio della vita (e ciò che l’una fa le altre fanno) , 1898, Giuseppe Pelizza da Volpedo, Galleria d’Arte Moderna, Torino

L’opera il cui titolo si ispira al verso dantesco “E ciò che l’una fa, e l’altre fanno” (Purgatorio, canto III, 82) è una riflessione sull’agire umano.

Il titolo, infatti, cita un verso dantesco che descrive il carattere docile delle anime nel purgatorio come mansuete pecore appena uscite dall’ovile, tutte intente a condividere la fatica nel procedere verso l’espiazione.

Seppure meno famosa di “Fiumana” e “Quarto stato” , l’opera è paradigmatica del pensiero dell’artista: “Il mio scopo è il bene dell’umanità… di esprimere la verità…”.

“Lo specchio della vita” è composta in modo originale come a trasporre la classicità con la modernità: l’oggettivo della realtà tradotto in simbolo. Come lo stesso artista ha affermato,il dipinto poteva essere letto solo attraverso la gradevolezza delle forme e dei colori, ovvero da un punto di vista strettamente estetico senza alcun approfondimento etico.

Per ottanta centesimi!, 1893–1895, Angelo Morbelli, Museo Borgogna, Vercelli

Angelo Morbelli condivise l’impegno sociale con l’amico Pelizza. Oltre a rappresentare in molte opere i luoghi del disagio, dell’emarginazione e della solitudine come gli ospizi per anziani, Morbelli affrontò temi legati al mondo del lavoro, il lavoro umile faticoso. Per questo si recava nelle pianure dove lavoravano le mondine, scattava fotografie, eseguiva schizzi.

L’opera “Per ottanta centesimi! ” è dunque una denuncia della scarsità del salario rispetto ai disagi e alla fatica del duro lavoro.

(1) “La triade bello-vero-buono è certo un bel motto ma inganna…sceglierei il vero, soltanto il vero” Charles Augustin de Sainte-Beuve

(2) La corrente del Simbolismo, nelle arti figurative, si oppone all’impressionismo proprio nel rappresentare le idee e non solo le sensazioni soggettive. Tuttavia, il Simbolismo si dedica al pubblico più colto che può interpretare i contenuti complessi delle allegorie.

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