Oltre le impressioni
Neoimpressionismo e Divisionismo
Negli ultimi anni dell’Ottocento si sviluppò un nuovo linguaggio basato essenzialmente sulle ricerche della percezione dei colori e dell’ottica. In Francia, questa fiducia della nuova scienza, si manifestò nell’elaborare una tecnica basata sulla stesura dei colori a puntini.
In Italia,contemporaneamente, si procedette nella divisione di lunghi filamenti di colori, spesso materici.
L’opera ci sorprende per la solidità dei volumi che, al contrario, sembra quasi smaterializzarsi, attraverso la massima luminosità ottenuta dai piccoli punti del colore.
Proceduto da numerosissimi studi preparatori, il dipinto più famoso di Seurat è certamente “Una domenica di pomeriggio alla Gran Jatte” del 1884.
Il dipinto viene citato nell’opera successiva “Le modelle”: tre donne in un angolo di uno studio del pittore. In realtà è sempre la stessa modella in tre posizioni differenti.
Tuttavia, la citazione alla sua opera non è l’unica! La modella di spalle sembra proprio quella di Ingres!
La solidità dei corpi è quella del primo rinascimento.
Seurat muore giovane, a trentun anni, nel 1891.
In una delle sue ultime opere, ritrae la sua amante. La donna, ricorda molto un dipinto di Manet : “Nanà”.
Seurat toglie ogni riferimento spaziale e, come Manet, si vuole ritrarsi nella piccola finestra intento ad osservare. Tuttavia, quando un amico lo invitò a riflettere sulle critiche ostili e malevoli che avrebbe ricevuto, sostituì il suo volto con vaso di fiori.
Il dipinto si presenta rigidamente geometrico, anzi ortogonale: le linee verticali del primo piano, si rompono solo nella parte destra con la banchina e l’orizzonte del mare. Solo l’ombra di alcuni alberi- che non vediamo ma immaginiamo- e il sentiero serpeggiante sulla collina rompono la composizione lineare con volute che paiono ricordare la contemporanea Art Nouveau.
Le isole restano il soggetto principale della tela anche se sono relegate nell’alto dell’opera. Sembra un paesaggio senza alcun riferimento temporale e spaziale, usato solo allo scopo di studiare gli effetti di luce sul colore trattato a grandi punti per giocare su tre elementi: sabbia, mare, cielo.
I temi del divisionismo italiano furono sicuramente diversi da quelli del puntinismo francese. Se, infatti, Surat e altri riproducevano il concetto del “vero” (1) e, dunque, il clima della vita cittadina, i pittori che aderirono al divisionismo orientarono i loro dipinti verso una tematica sociale, sulle condizioni del proletariato, dei contadini, degli anziani o diventano esponenti del Simbolismo europeo (2).
Giovanni Segantini, riesce a trovare la connessione tra la ricerca del vero con la componente simbolista attraverso l’utilizzo della luce che si enfatizza nella tecnica simbolista.
“Ave Maria a trasbordo” rappresenta la fine di una giornata di lavoro: una donna si reca al proprio domicilio con il suo carico di pecore su una tipica imbarcazione brianzola. La luce sta tramontando dietro il profilo del paese e delle colline e si riflette con semicerchi concentrici sulle acque del lago.
La forte luminosità, data dai colori primari dati in parallelo, in contrasto con le figure in penombra ci conduce in una atmosfera sospesa e, quasi, sacrale.
Gaetano Previati è l’artista che più manifesta come la nuova tecnica divisionista possa essere il tramite di una pittura simbolista. L’applicazione della tecnica gli permette, infatti, di “isolare” il tema narrato dal contesto temporale e geografico in modo da proporre una visione fantastica portatrice di simboli.
Anche in un tema del tutto religioso, rielabora la tradizione iconografica in una pittura quasi onirica.
Longoni predilige i temi sociali nella prima parte della sua produzione pittorica. Forse, proprio a causa delle sue umilissime origini, tanto che,i genitori lo condussero, ancora bambino, a Milano per farlo divenire garzone di bottega. La sua attitudine, tuttavia, lo portò a frequentare l’Accademia di Brera, mantenendosi dipingendo giocattoli in legno e ,poi, riproduttore di ritratti da fotografie.
All’inizio del ‘900, Longoni cambiò temi e si avvicinò al simbolismo e la spiritualità che ispiravano gli ambienti alpini , come Segantini.
L’opera il cui titolo si ispira al verso dantesco “E ciò che l’una fa, e l’altre fanno” (Purgatorio, canto III, 82) è una riflessione sull’agire umano.
Il titolo, infatti, cita un verso dantesco che descrive il carattere docile delle anime nel purgatorio come mansuete pecore appena uscite dall’ovile, tutte intente a condividere la fatica nel procedere verso l’espiazione.
Seppure meno famosa di “Fiumana” e “Quarto stato” , l’opera è paradigmatica del pensiero dell’artista: “Il mio scopo è il bene dell’umanità… di esprimere la verità…”.
“Lo specchio della vita” è composta in modo originale come a trasporre la classicità con la modernità: l’oggettivo della realtà tradotto in simbolo. Come lo stesso artista ha affermato,il dipinto poteva essere letto solo attraverso la gradevolezza delle forme e dei colori, ovvero da un punto di vista strettamente estetico senza alcun approfondimento etico.
Angelo Morbelli condivise l’impegno sociale con l’amico Pelizza. Oltre a rappresentare in molte opere i luoghi del disagio, dell’emarginazione e della solitudine come gli ospizi per anziani, Morbelli affrontò temi legati al mondo del lavoro, il lavoro umile faticoso. Per questo si recava nelle pianure dove lavoravano le mondine, scattava fotografie, eseguiva schizzi.
L’opera “Per ottanta centesimi! ” è dunque una denuncia della scarsità del salario rispetto ai disagi e alla fatica del duro lavoro.
(1) “La triade bello-vero-buono è certo un bel motto ma inganna…sceglierei il vero, soltanto il vero” Charles Augustin de Sainte-Beuve
(2) La corrente del Simbolismo, nelle arti figurative, si oppone all’impressionismo proprio nel rappresentare le idee e non solo le sensazioni soggettive. Tuttavia, il Simbolismo si dedica al pubblico più colto che può interpretare i contenuti complessi delle allegorie.