Pieter Paul Rubens
Ricordato e raccontato come massimo esponente del barocco, tanto da essere esempio dell’arte europea del Seicento, Pieter Paul Rubens è un eclettico artista.
La sua pittura riesce a trascorrere tra i ritratti ufficiali alle scene allegoriche, mitologiche o religiose dando a ogni rappresentazione una peculiarità singolare, utilizzando linguaggi pittorici diversi.
Famosa, inoltre, è le sua interpretazione idealizzata e abbagliante delle forme maschili e soprattutto femminili accesi dallo splendore del colore.
La pittura di Rubens fu così intensa da influenzare gli artisti moderni come Renoir. «Che piaccia o meno, Rubens ha influenzato la pittura in moltissime sue espressioni — ha affermando Saville (1) — come Warhol, anche lui ha cambiato il gioco dell’arte».
Rubens nasce nel 1577 ( muore nel 1640) in Germania da una famiglia protestante. Questo fatto non sarebbe importante se non si convertisse poi al cattolicesimo dopo una educazione classica.
Infatti,la pittura di Rubens si innesca proprio nella differenza fra l’arte della Controriforma- il Barocco della meraviglia, dello stupore a cui l’artista aderirà pienamente- con quella seicentesca protestante tipicamente olandese, dove si predilige una rappresentazione realistica di uomini e ambienti di tutti i ceti sociali.
Ad esempio, Vermeer che ci porta in cristallizzate atmosfere intime e liriche come nel dipinto del “ Soldato con ragazza sorridente” .
Oppure Rembrandt dove la rappresentazione artistica è quella della quotidianità e del progresso.
L’artista riesce a cogliere l’attimo della ricerca scientifica degli studiosi e del loro autorevole maestro attraverso una composizione a semicerchio che fa sentire l’osservatore dell’opera partecipe all’evento.
Ma Rubens aderisce spontaneamente e con vigore alla pittura trionfalistica barocca. Il suo soggiorno in Italia gli farà approfondire gli artisti come Michelangelo, Raffaello, Leonardo, Tintoretto, Tiziano e Giulio Romano. Divenne uno fra gli artisti più acclamati e ricercati dell’Europa, in viaggio fra le corti e diversi committenti.
Molti sono i critici che rivedono una certa influenza in Rubens di Giulio Romano. La composizione dell’opera che pone l’accento sull’emotività dell’osservatore, ad esempio, ripresa sicuramente dagli esempi mantovani d Palazzo Te, come in Leda e il cigno.
Una curiosità: apprezzerà così tanto il Caravaggio da acquistare la “Morte della Vergine” rifiutata dai committenti.
MITO E ALLEGORIE
L’ allegorica opera “I Quattro Continenti” è un esempio dell’interpretazione barocca della produzione di Rubens. I continenti conosciuti — Asia, Africa, Europa ed America- sono rappresentati da quattro giovani donne abbracciate ai loro fiumi.
L’ Europa è accanto ad un barbuto Danubio sulla sinistra, al centro l’Africa con il Nilo che è coronato da auree spighe di grano, a destra l’Asia che si appoggia ad un erculeo Gange, in secondo piano l’America con il Rio delle Amazzoni nell’ombra profonda.
La nudità delle donne, insieme alla solidità anatomica dei nudi maschili si intreccia con animali esotici mentre un reperto dell’antichità classica sottolinea la diversità dei continenti sia questa storica che biologica.
Il colore è acceso da luci apprese dai maestri veneti, la profondità si stempera nell’ombra rubate al Caravaggio,mentre le citazioni classiche richiamano il rinascimento italiano e i suoi grandi interpreti. Eppure tutto si mostra in una personale opulenza quasi giocosa, tipica del grande artista.
Il dipinto mitologico rappresenta la vittoria della ragione e del coraggio stoico sulla brutalità e irrazionalità. Lo sviluppo orizzontale del dipinto ci inserisce in un momento macabro e spaventoso dove solo i rettili più velenosi, viscidi vermi e insetti letali possono stare.
Castore e Polluce hanno rincorso due giovani, frenato i cavalli e le stanno afferrando per rapirle. La candida carnagione delle fanciulle si intreccia e contrasta con il colorito bruno degli uomini. Tuttavia nulla sembra richiamare la violenza del rapimento, anzi sembra che Rubens abbia voluto giocare sul ruolo dell’amore piuttosto che della violenza.
Venere cerca di afferrare Adone per impedirgli di andare a caccia. La posa di Venere, seppure in una situazione rovesciata, è simile a quella dell’opera di Rubens.
Il dipinto, compiuto pochi anni prima della sua morte, è chiaramente desunto dai tanti artisti del Rinascimento italiano. Le sue grazie sono tuttavia rappresentate attraverso una opulenza delle carni tanto che formano pieghe in corrispondenza delle articolazioni. Non nasconde, tuttavia, l’ascendenza classica delle veneri callipigie con fianchi stretti e seni piccoli, anche se loro erano dotate di una idealizzazione delle forme e proporzioni desunte da Policleto.
Rubens, quindi, descrive tre giovani donne dalle forme giunoniche che si allacciano nella danza attraverso un leggero drappo che le avvolge passando da una all’altra.
Innegabile, tuttavia, anche il riferimento a Botticelli, dove il clima delle tre divinità inferiori è sicuramente meno esuberante e sensuale , proprio, per sottolineare la Castità, la Bellezza ed l’Amore. Tre virtù che Botticelli voleva esprimere nell’elevazione dello spirito, attraverso le attività dell’intelletto al fine della liberazione dai soli sensi. In questo senso le tre grazie possono rappresentare la gioia, lo splendore e la prosperità.
RITRATTI E AUTORITRATTI
Autoritratto di un Rubens ventiseienne. L’artista si coglie modernamente in un gruppo di amici e due fratelli e, sorpreso dalla nostra presenza, si volge verso di noi.
Il contrasto pittorico tra i sontuosi ritratti ufficiali di Rubens con i temi allegorici -o religiosi- può essere desunto da quest’opera.
Rubens abbandona una composizione apparentemente disordinata e si concentra sulle setosità aurea -quasi palpabile- dell’abito e del pizzo candito della vaporosa gorgiera che incornicia il volto della nobildonna. Non manca, naturalmente, una idealizzazione classica, nella postura nobile, nell’ambientazione sontuosa che vuole sottolineare il potere dell’effigiata.
Rubens sconvolge, in modo ardito, l’iconografia del dipinto equestre che è,insolitamente, frontale, rispetto ai consueti di profilo o, al più, di tre quarti. Questa novità compositiva porta a far percepire il movimento del cavallo e del cagnolino verso lo spettatore dando una notevole sensazione dinamica.
Inoltre, il ritratto equestre era solitamente destinato a sovrani o imperatori, Rubens lo usa anche per un semplice patrizio, seppur importante.
Il senso di moto viene accentato dalla criniera e dalla coda si agitano in un vento tempestoso percepito dalle nuvole plumbee, creando quasi una dicotomia fra la fiera tranquillità del cavaliere e il contesto. L’aulico ritratto doveva, dunque, mostrare la fermezza di carattere — di dominazione sugli elementi senza alterigia-di Giovanni Carlo Doria.
Bellissimo autoritratto a figura intera che riprende l’iconografia del ritratto “matrimoniale”. Il caprifoglio fiorito che incornicia i due sposi è il simbolo dell’amore coniugale. Tuttavia, tutta l’opera è pervasa da simboli nei particolari che descrivono l’elevato rango sociale dei due -abiti ,ricami, colori- , il loro sentimenti con l’intreccio lieve delle mani e la sottomissione della donna al marito seduta più in basso sopra un telo blu.
Soprattutto Rubens, dipingendosi con una mano sull’elsa di una spada,le gambe incrociate coperte da calze di uno sgargiante arancio, accanto a una giovane di delicata bellezza, si rappresenta come un uomo dalle buone disponibilità economiche, di ceto elevato.
Isabelle morirà di peste anni dopo -nel 1626- e questo sarà uno dei pochi dolori della brillante vita dell’artista.
Il ritratto della sorella della seconda moglie di Rubens, pur nella tradizione rinascimentale è già incredibilmente “moderno”. Si nota, infatti, una attenzione ai particolari in alcuni tratti mentre per lo sfondo e parte dei particolari dell’abbigliamento una certa velocità esecutiva di grande espressività pittorica.
Ben diverso dal precedente, il ritratto della seconda moglie Helene dell’artista, più volte soggetto delle sue tele. Sono molti che hanno visto in quest’opera una citazione a Tiziano.
SCENE RELIGIOSE
Rubens illustra un passo del Vangelo ambientandolo di notte, illuminata solo dal bagliore divino del neonato. Protagonista del dipinto è, pertanto, la luce, proveniente dal divino, che si posa sui personaggi in adorazione e ne illustra i caratteri sottolineandone le diverse emozioni.
Ecco il viso scultoreo e giovanissimo della Madre nell’atto di scoprire il bimbo all’anziana donna con le mani alzate dallo stupore, mentre il pastore a sinistra si copre gli occhi abbagliato dalla luminosità intensa e un giovane, inginocchiato, con il manto rosso gli indica il vero principale soggetto della loro adorazione. L’indice, tuttavia, è piegato ad uncino in segno di rispetto.
San Giuseppe si sfuma nell’ombra, immerso nella preghiera rivolge il viso in alto.
Innegabile la somiglianza con l’opera del Correggio.
Il Trittico rappresenta tre momenti del Cristo: a sinistra l’episodio dell’incontro tra la Vergine con Elisabetta ambedue in attesa rispettivamente di Gesù e di Giovanni, a destra la presentazione al Tempio.
Come sempre Rubens crea una composizione di forte impatto emotivo attraverso una scenografia dinamicamente complessa.
Il corpo di Cristo è esangue, sorretto da tutte le mani, per non farlo cadere viene rappresentato contratto in una contorsione simile a quella del Laocoonte.
Gli otto personaggi che partecipano sono distribuiti su diversi piani tanto da occupare tutto lo spazio in una ambientazione crepuscolare come a paragonare il tramonto del sole e l’arrivo della notte alla morte.
Seconda versione di uno stesso tema biblico, già affrontato anni prima.
E’ indubbia l’influenza italiana e degli artisti rinascimentali nella prima versione.
Molto pacata l’opera, riduce il dramma attraverso una composizione equilibrata inserita fra una architettura e un paesaggio luminoso nello sfondo. Il massacro avviene sulla sinistra mentre uomini e dignitari sulla destra guardano con assoluta cinica e fredda fermezza.
Rubens, invece, compone in primo piano la violenza animalesca degli uomini, la disperazione delle donne e quasi si sofferma sui nudi corpi senza vita dei neonati.
Nella seconda versione, quasi rarefatta, l’impianto pittorico, spinto verso una profondità maggiore fa cadere un velo che toglie, ma solo un poco, la crudezza dell’episodio.
PAESAGGI
Fino alla fine della sua apprezzata carriera artistica Rubens dipinse su commissione, acquistando sempre più fama e ricchezza. Negli ultimi anni della vita, tuttavia, quando la malattia fece pesare anche il leggero pennello tra le dita si dedicò ad una pittura più intima e lirica come questo paesaggio.
Quello che questi paesaggi fanno emergere è la ricerca di offrire una visione maggiore rispetto alla vista umana, quasi una ricerca ad “abbracciare” un intero spazio a 180 gradi.
Nella storia dell’arte occidentale i paesaggio è sempre stato relegato come sfondo del dipinto e mai come soggetto dell’opera sino alla fine del 1600. Anche allora, tuttavia, venne considerato un genere inferiore. Solo nel XVII secolo e nella corrente classicista si diede origine ai paesaggi ideali che poi nel 1700 e soprattutto nel Romanticismo divennero “paesaggi interiori”.
I paesaggi interiori mostravano nella loro bellezza, a volte spaventosa. la grandezza e la spettacolarità della natura che riflettevano i turbamenti dell’animo umano.
(1) Jenny Saville è una pittrice inglese contemporanea nata nel 1970