Sacro Monte di Varallo Sesia
I Sacri Monti sulle alpi di Lombardia e Piemonte sono l’aspetto visivo religioso e artistico più intenso e suggestivo, originati dalle sacre rappresentazioni medioevali.
In un momento in cui il teatro era criticato dalla Chiesa, si imposero, come forma devozionale, esibizioni liturgiche dal vivo avente come oggetto momenti della vita di Cristo.
I Sacri Monti sono sorti, quindi, come complessi in cui le rappresentazioni sacre potessero essere sempre presenti e, allo stesso tempo, divenire luoghi di pellegrinaggi. Furono edificati non a caso sui confini alpini, per contrastare la diffusione del Protestantesimo e rafforzare, invece, la devozione verso la Chiesa Cattolica.
Il Sacro Monte di Varallo, fu realizzato, alla fine del XV secolo, per volontà di Padre Bernardino Caimi, frate francescano dei Minori Osservanti. Custode del Santo Sepolcro a Gerusalemme e più volte inviato per missioni diplomatiche in Terrasanta, Padre Caimi volle riprodurre sulla collina sopra Varallo i luoghi sacri della Palestina con realismo.
La realizzazione del sito iniziò verso la fine del 1400.
Dal 2003 il Sacro Monte di Varallo è patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Per raggiungere il sito ci sono tre possibilità.
La funivia
Che vanta il primato di essere la più ripida d’Europa. Inaugurata a metà degli anni Trenta del Novecento, raggiunge il traguardo in pochi minuti .
A piedi
con un comodo sentiero e il dislivello è poco più di 100 metri.
Oppure facilmente in automobile per un breve tragitto.
Prima di imboccare il sentiero e davanti alla funivia vi è la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sicuramente introduzione al Sacro Monte stesso, voluta dallo stesso Padre Caimi dal 1486 e completata nel 1493.
La Chiesa tardogotica è a navata unica e
presenta un tramezzo che divide il luogo in due parti per delimitare lo spazio dei fedeli da quello dei frati del convento annesso. Nel 1513 la parete divisoria fu affrescata da Gaudenzio Ferrari.
L’affresco è certamente una “Biblia Pauperum” — letteralmente Bibbia dei poveri- che descrive la vita del Cristo sino alla sua Resurrezione. Il punto di convergenza è la Crocifissione che prende uno spazio di quattro volte superiore rispetto agli altri.
Pur elaborati im modo peculiare, i critici concordano nel vedere il lavoro del Ferrari come una sintesi di Leonardo nel moto animato de “L’ultima Cena” e degli altri grandi interpreti del Rinascimento nel comporre in modo statuario la figura umana e inserirla in un preciso -matematico e geometrico- spazio prospettico.
L’itinerario per visitare il Sacro Monte è simbolico. Completamente cintato da mura, nel suo interno si snodano una cinquantina di grandi edicole o edifici contenenti 44 cappelle. La visita inizia in un percorso boschivo e, con una live pendenza, con comodi sentieri sterrati si giunge in una vera e propria cittadella.
La porta monumentale ci immette alla prima struttura contenente la rappresentazione dell’Eden, Adamo ed Eva e il Peccato originale, preludio dell’Annunciazione e del sacrificio del Cristo.
Dalla prima edicola si sale per un sentiero fra varie stazioni architettoniche, riproducenti piccoli borghi che contengono gli avvenimenti di Nazaret come l’ Annunciazione, il Sogno di Giuseppe, la Visitazione.
Proseguendo si raggiunge il gruppo di architetture di Betlemme con la Natività , l’adorazione dei Magi, l’Annuncio ai pastori
e la Presentazione al Tempio
dove, per raggiungere l’ingresso fortemente strombato, si scende per una brevissima scalinata semicircolare.
Il complesso di Betlemme termina con la cappella con il secondo sogno di Giuseppe dove una angelo lo avverte delle intenzioni omicide di Erode.
Le cappelle contenti “Fuga in Egitto” e quella de la “ Strage degli Innocenti” , rispettivamente la numero X e XI,
consentono di accedere verso il “ Battesimo di Gesù” raffigurato in un edificio ottagonale
che ricorda le fonti battesimali paleocristiane.
Si continua fra altre architetture in cui sono presenti gli episodi della vita di Cristo: dai miracoli all’incontro con la Samaritana , dalla meditazione nel deserto con le tentazioni demoniache alla trasfigurazione.
Si arriva quindi alla scenografica “piazza dei tribunali” con edifici decorati di finte aperture e finestre, abbelliti da scalinate, loggiati arcuati.
Attraversando, da qui, la Porta Aurea si giunge alle architetture delle cappelle organizzate come una vera piazza cittadina. Questo è l’ingresso a Gerusalemme e viene narrato il festoso accesso di Gesù nella città.
La piazza cittadina contiene le cappelle dall’ “Ultima Cena” , l’ “Orazione nell’orto” sino alle scene della Passione, Morte, e la Fontana del Risorto. Chiude la piazza
la Basilica dedicata alla Vergine.
Nella piazza principale le cappelle finali sorgono anche al secondo piano degli edifici e, per raggiungerle
dobbiamo salire su una lunga scalinata. Alla fine della salita troviamo la cappella di “Ecce Homo”.
Ciò che contraddistingue questo Sacro Monte dagli altri è dunque la complessità e la vastità strutturale e ambientale, nonchè il rapporto tra architettura, urbanistica, arte topiaria, natura, scultura e pittura che si legano in un unico progetto teatrale.
Questo “progetto teatrale” è ottenuto anche dalle quasi mille sculture a grandezza naturale -in legno o terracotta- con abiti, capelli e barbe a volte veri.
Il percorso stesso, le architetture, gli ambienti studiati con attenzione urbanistica hanno lo scopo di indurre il visitatore a identificarsi in prima persona agli avvenimenti.
Per fare un esempio di questa “personalizzazione” empatica che il Sacro Monte di Varallo offre allo spettatore si pensi che per entrare nella cappella del Sepolcro di Cristo vi è una porticina molto bassa che impedisce la posizione eretta e, pertanto, si entra solo inchinati.
Per raggiungere questo obbiettivo hanno operato, fra altri, artisti come Gaudenzio Ferrari e Tanzio da Varallo.
Nel primo ventennio del Cinquecento Gaudenzio Ferrari realizza le statue delle cappelle dell’Annunciazione,
dei Magi — statue ed affresco-,
la salita di Gesù al Pretorio — quella del Cristo e di uno sgherro-
la morte di Cristo con statue ed affreschi
E il Cristo morto nel sepolcro
Gaudenzio Ferrari, secondo i critici, rielabora il Rinascimento maturo in una pittura -e scultura per il monte varallese - drammatica e portata verso la rappresentazione del sacro in modo commovente. Per questa sensibilità a rappresentare i “moti dell’anima”, secondo alcuni storici dell’arte, viene definito leonardesco.
Tanzio da Varallo, vero nome Antonio d’Enrico, affresca le cappelle
L’opera pittorica di Tanzio è portata verso una scenografia classica tipica del Seicento dove si assiste a una concezione decorativa spaziale tale da “sfondare” i limiti imposti dall’architettura reale e suggerire suggestioni spaziali aperte e infinite.
Tanzio è supportato nel realismo illusionistico anche da suo fratello, Giovanni d’Enrico, che opera sulle statue.
L’ultima visita al Sacro Monte termina con la Basilica iniziata nel ‘600 e ultimata nel Settecento; la Basilica è simbolicamente dedicata alla Vergine.
Al suo interno, nello “scurolo”, ovvero la cripta sotterranea, è raffigurata la Madonna dormiente .
E’ una scultura lignea della Vergine, attribuita ad un giovane Gaudenzio Ferrari.
Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, visitò il Sacro Monte di Varallo più volte e gli fu dedicata una statua
e fu posta nella cappella dell’ ”Orazione nell’orto”. Il Santo è presentato in ginocchio in una preghiera raccolta ed emozionata.
Oltre ad illustrare in modo sorprendente la Vita e la Passione di Gesù, gli artisti non si dimenticano di inserire anche le malattie tipiche di cui erano afflitti gli abitanti.
L’ingrossamento poco estetico, conosciuto fin dalle prime epoche, era un’afflizione caratteristica della gente povera. Era dovuta a una dieta non equilibrata che non compensava la deficienza iodica presente nel sale marino.
Di particolare interesse storico e culturale è la cappella del sogno di San Giuseppe che descrive come l’Angelo gli suggerisca di non temere la verità di Maria. Le statue di grande realismo sono state eseguite da Giovanni d’Enrico. Bellissima è la decorazione dell’interno che riproduce uno spazio privato con tendaggi orientali rabescati. La Madonna sta cucendo ed è molto raro vederLa rappresentata iconograficamente in questa attività.
Tuttavia sappiamo che le raffigurazioni artistiche hanno uno stretto rapporto didattico e si suggerisce, quindi, alle donne in pellegrinaggio di non restare mai inoperose.
Addirittura si ipotizza che la Madonna sia intenta nel “puncetto”, tipico pizzo valsesiano costruito ad ago con filo bianco o ecrù scuro.
Il puncetto viene ad essere parte del costume della Valsesia.
Ogni paese della Vasesia ha un proprio costume particolare e tuttavia tutti hanno la particolarità di essere addolciti nelle camicie da puncetto bianco o ecrù e nei grembiuli da puncetti colorati.
(1) immagini tratte da https://www.google.com/search?
Le foto sono tratte dal sito ufficiale del Sacro Monte di Varallo