SEDOTTI e ABBANDONATI

Gli amori di Giove nell’arte classica e moderna

paola magni
5 min readNov 22, 2019

PAOLA MAGNI INCONTRI UTEM MELEGNANO

ANNO ACCADEMICO 2019–2020

locandina del film del 1964 con la regia di Pietro Germi

Giove rappresenta il classico seduttore: molti sono i suoi amori sia tra gli dei dell’Olimpo che tra i mortali e molti sono gli artisti che ne hanno dipinto le vicende.

Proprio abbandonato no… ma sta nella servitù. Il mito di Ganimede

Ratto di Ganimede. CORREGGIO,1531–32 Vienna

Antonio Allegri detto il Correggio accetterà di dipingere per i Gonzaga il ciclo degli amori di Giove, nella prima metà del Cinquecento, in quattro dipinti riprendendo il mito di Ganimede, Leda, Dafne e Io.

Ganimede , principe troiano adolescente, era bellissimo e molti mortali si innamorarono di lui. Giove, trafornato in un’aquila, lo rapì portandolo in volo nell’Olimpo - rendendolo immortale- facendone il coppiere degli dei .

La tela di Correggio include nel dipinto un cane che abbaia verso il cielo riportando le parole di Ovidio nelle Metamorfosi e di Virgilio nell’Eneide e, descrivendo che il giovane stava pascolando le pecore, sottolina l’immediatezza dell’attimo in cui Ganimede prende il volo rapito dall’aquila.

Ratto di Ganimede, Rembrandt 1635,Dresda, Gemaldegalerie

Rembrandt offre una rappresentazione personale del mito di Ganimede. Il dipinto mostra un Ganimede bambino sollevato rudemente per l’abitino dall’aquila-Giove tanto che lo spavento gli genera un fiotto di urina. Eseguito con intenzionale realismo e crudeltà mostra il dolore e la paura del piccolo.

Pieter Paul Rubens, ratto di Ganimede, 1636–38 Museo del Prado

Anche Rubens dipinge lo stesso soggetto e utilizza come Correggio una composizione verticale per dare il senso di salita verso il cielo. Tuttavia, mentre il volto di Ganimede del Correggio appare sereno, Rubens lo interpreta in modo drammatico e dimostra tutta la sorpresa e la paura che il giovane prova.

Ratto di Ganimede, Anton Domenico Gabbiani,1700, Uffizi, Firenze

La composizione di Gabbiani risente dell’estetica tardo-barocca: l’immagine non vuole descrivere il mito ma piuttosto suscitare l’emozione del volo. La composizione è, quindi, orizzontale, i colori sono freddi , si sottolinea l’assenza del paesaggio in favore delle nubi e del cielo e, infine, mancano del tutto gli oggetti che definiscono l’attività pastorale di Ganimede come la faretra o il cane.

E abbandonata con due gemelli maschi. Il mito di Leda

Leda e il cigno. Correggio 1530–31 Berlino

Correggio rappresenta il mito nei tre momenti principali,dal basso a sinistra in senso orario:

  • Giove che corteggia Leda al fiume, trasformato in un cigno;
  • Leda, ormai sedotta, che si abbandona (al centro)
  • Leda che si riveste, aiutata dalle ancelle, mentre osserva il cigno che vola via.

Leda partorirà due uova: i gemelli Dioscuri, Castore e Polluce.

Paul Cézanne, Leda e il cigno, 1880–82, The Barnes Foundation, Merion, Pennsylvania, USA

Leda e il cigno di Cezanne, distante dai temi tradizionali e mitologici, è una versione lontana dall’atmosfera narrativa del Correggio. La Leda che dipinge ha uno sguardo distaccato mentre il cigno le stringe una mano nel suo becco.

Salvador Dalì, Leda atomica, 1949, Museo Dalí , Figueres

La Leda del surrealista Dalì è interpretata da Gala, sua musa di sempre, mentre gli elementi presenti sulla scena galleggiano sospesi, in uno sfondo piatto e cristallizzato.

Rinchiusa in una torre. Il mito di Danae

Danae. Correggio Galleria Borghese, Roma 1531–32

Danae fu rinchiusa dal padre in una torre per evitare che generasse un figlio, che secondo una profezia, lo avrebbe spodestato e ucciso. Giove riuscirà a sedurla trasformandosi in una pioggia dorata.

La tela del Correggio mostra la fanciulla con un ombra di sorriso che si sta abbandonando all’amore aiutata da un Cupido adolescente, con due amorini che stanno giocando ai piedi del letto.

Gustav Klimt, Danae, 1907–1908., Vienna, collezione privata

Klimt affronta il mito all’interno di un quadrato e vi iscrive il corpo di Danae, portandola nella sua contemporaneità da una calza di seta, scivolata verso la caviglia.

LE AMICHE DELLA MOGLIE. Il mito di Io

Giove e Io Correggio (1532–33)Vienna

Giove,ammaliato dalla bellezza della ninfa Io -sacerdotessa della moglie Giunone- la seduce e si accoppia con lei sotto forma di nube, stratagemma utilizzato per sfuggire alla vista dalla gelosia di Giunone. L’episodio fa parte dei racconti mitologici narrati da Ovidio ne Le Metamorfosi.

Correggio non si dilunga nella narrazione come in Leda e il cigno, direttamente mostra l’abbraccio di Giove -una nube in cui si scorgono vaghe sembianze antropomorfe- mentre il volto di Io esprime coinvolgimento amoroso.

PADRE DI ALESSANDRO MAGNO. Il mito di Olimpia

GIOVE e OLIMPIA Giulio Romano, Palazzo Te di Mantova, nella Sala di Psiche, 1527

Il vero padre di Alessandro Magno sarebbe stato Giove, secondo una leggenda alimentata dallo stesso Alessandro Magno e da sua madre Olimpiade -la vita di Alessandro è narrata da Plutarco-. Una notte avrebbe preso le sembianze di un serpente e avrebbe sedotto la moglie di Filippo II, re dei Macedoni, accecandolo con un fulmine per non essere sorpreso.

Federico II Gonzaga,il commitente dell’opera, vuole immaginare le proprie origini divine e proiettarsi nella figura di Alessandro, identificandosi, nel contempo, con lo stesso Giove, in quanto favorì l’omicidio del coniuge di Isabella Boschetti, sua amante.

https://www.milanoplatinum.com › CULTURA › ARTE

https://www.stilearte.it › danae-divarica-le-gambe-alla-pioggia-doro-icono…

--

--

No responses yet