Senza parole: segni e simboli
Introduzione all’iconografia e all’iconologia
L’immagine ha una funzione comunicativa. La comunicazione avviene attraverso segni e simboli.
Siamo immersi in un mondo simbolico. Usiamo e decodifichiamo gesti e immagini senza neppure rendercene conto.
Chi è nato, ad esempio, dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento agli anni Settanta, non può dimenticare l’iconico simbolo pacifista.
O ancora, quando i telefoni cellulari non erano neppure pensabili si doveva ricorrere alle cabine telefoniche.
Nelle città si potevano cercare attraverso questa segnaletica che ora è vintage.
Ancora un simbolo che indica la pericolosità di radiazioni. In un cartello triangolare, che sempre indica prudenza.
Alcuni simboli gestuali, come ad esempio il pollice alzato sono segni arcaici e traggono origine dall’antica Roma.
Eppure viene usato ancora, spesso, per indicare apprezzamento in diversi contesti, ma soprattutto nell’ambito dei social media.
Iconografia e iconologia
L’iconografia si occupa di svelare e classificare le immagini che vengono rappresentate nella pittura o nella scultura e che forniscono un primo significato dell’opera d’arte attraverso la loro interpretazione .
L’iconologia, invece, approfondisce queste immagini ponendole in relazione al contesto culturale, religioso, filosofico e sociale del periodo; le associa alla personalità dell’artista e ne studia il contenuto complesso.
A questo proposito, diversi significati iconografici possono essere attribuiti alla stessa gestualità, allo stesso oggetto o all’animale che osserviamo nell’opera d’arte, poiché si deve ulteriormente alla diverse cognizioni sociali del periodo in esame.
Pertanto se una conchiglia può essere associata alla nascita di Venere, Piero della Francesca la riferisce, invece, al battesimo. Ovvero alla salvezza del sacrificio di Cristo — corallo che prefigura la ferita al costato- per l’umanità attraverso il rito del Battesimo.
Particolarmente interessante risultano i due esempi: uno gestuale e un animale.
Se osserviamo bene i due sposi distesi sul triclinio notiamo che la mano dell’uomo si modella nel “fare le corna”. Tipico gesto per scongiurare avversità, si proponeva negli Etruschi come un segno apotropaico per affrontare i mostri dell’aldilà.
Attualmente viene usato per descrivere le infedeltà, dal mito del Minotauro. La moglie del re Minosse, la regina Parsifae, si era invaghita di Giove sotto le spoglie di un bellissimo toro e si fece costruire una impalcatura per poter congiungersi a lui !
Ma il mignolo con l’indice alzato viene anche usato nel film a cartoni animati dei Beatles. Senza alcun insulto e neppure superstizione il gesto di Lennon voleva solo essere una affermazione di I LOVE YOU.
Il simbolo della civetta, attributo di Atena o Minerva, rappresenta la sapienza e la saggezza ma, analogamente, viene ad essere l’emblema della filosofia. Eppure per indicare una donna frivola la appelliamo con il nome di civetta e, certamente, non per sottolineare la sua intelligenza oppure, molto meno usato, si indica con civetta un titolo giornalistico che possa attrarre i lettori. La ragione sta nel passato. Le civette sono dei rapaci e venivano usate da cacciatori per attirare altri volatili.
Il valore del simbolo
L’universo simbolico valica le differenze linguistiche ma, soprattutto, riesce ad esprimere un concetto che, a parole testuali , sarebbe più lungo, più complesso e, probabilmente, meno efficace. Pensiamo, ad esempio, alla simbologia matematica che può esprimere concetti e processi mentali in pochi segni, come riprodurre l’infinito.
I numeri, inoltre, possono nascondere codici religiosi o filosofici.
Anche Dante struttura la sua opera attraverso i numeri.
L’uno che può essere interpretato come l’origine del mondo si sovrappone, pertanto, al Divino come espressione del Creatore.
Il numero tre è evidente nella composizione dantesca e rimanda alla Trinità, alla perfezione.
Nell’arte - nella sua totalità, architettura, scultura e pittura come anche musica e danza- l’immagine che a noi viene rimandata è ricca di significati espressi attraverso simboli, grafici, gestuali e sonori.
Per fare un esempio, la peculiarità del Boléro di Ravel -eseguito per la prima volta nel 1929 — è la sintesi sonora ripetuta su una base ritmica ossessiva che piano piano si intensifica. La gestualità del ballerino, ripete le note in un crescendo ipnotico e sensuale.
Nel periodo del Barocco, il fine era quello di meravigliare lo spettatore al fine di suscitargli forti emozioni e, attraverso la commozione, condurlo al sentimento religioso. Visioni incredibili negli affreschi, architetture fantastiche, statue stracolme di pathos avevano l’obbiettivo di replicare la grandezza divina nella convinzione che la simbologia dello stupore fosse una via per raggiungere e piegare lo spettatore alla devozione religiosa.
Le grandi architetture sono presentate come riflesso e miniatura dei fenomeni cosmici. Il significato simbolico dell’architettura, per i Greci, era la rappresentazione della capacità di plasmare la materia e rappresentare il riflesso della mente e dell’intelligenza umana. Senza dimenticare di cogliere dalla natura stessa, come i colonnati alter-ego dei filari alberati; o ancora la bellezza simbolica del creato riflessa nella perfezione del corpo umano.
Le statue di Policleto rappresentavano una perfezione astratta secondo calcoli matematici, Lisippo vuole offrire, invece, una aderenza maggiore alla realtà. La statua è leggermente sbilanciata verso di noi e raffigura un atleta a fine competizione, nel consueto atto di detergersi il corpo dalla polvere e dal sudore. Eppure la sua bellezza e giovinezza, unita alla sua nudità, vogliono trasporre l’uomo al divino. Il nudo vuole essere la massima espressione dell’ideale di bellezza estetica che si trasla nel valore etico da perseguire come bene universale. Cenerentola …docet!
Una delle opere significative del clima educativo sulla società è il paragone fra la statua di Lisippo con il mosaico di Sironi proposto all’’Esposizione universale di Parigi del 1937, in netta contrapposizione con Guernica di Picasso. Come una tavola agiografica, la personificazione dell’Italia seduta al centro, viene circondata dai lavoratori, dalla legge, dalla verità.
Una seconda opera che racchiude nel significato politico e sociale un gesto iconografico molto spesso soprattutto in ambito religioso e che alludono sicuramente all’esultare.
L’arte, nella sua totalità, è quindi uno strumento di comunicazione -e di persuasione- per divulgare la religione, per affermare il potere, per propagandare idee, per denunciare, per accrescere la coscienza sociale…
Uno strumento che non usa parole ma esprime concetti per simboli.
Attraverso un linguaggio non verbale, i simboli ci chiariscono l’immagine fornendoci una lettura completa di ciò che stiamo osservando.