Viaggio nei colori dell’arte
Il rosso
Il colore raggiunge i nostri sensi e provoca emozioni. Il colore dell’arte ha significati ancora più complessi e legati alla storia, alla composizione sociale, alla religiosità, alle diverse condizioni culturali e sociali.
Anche se il colore, nelle arti visive, può sembrare sia stato scelto solo in base alla mimesi o alla verosimiglianza dell’oggetto descritto,in realtà ci offre un effetto espressivo che suscita ugualmente attrazione e, successivamente, una emozione.
Il rosso fa parte dei tre colori primari insieme al blu e al giallo. E’ un colore caldo e, quando guardiamo un oggetto rosso, la sua immagine è persistente nella nostra mente. Iconici sono i cappotti di questo colore griffati da Valentino o le fiammanti automobili Ferrari.
Nell’antichità il concetto di rosso, come accade ancora oggi, viene riferito a una estesa gamma di sfumature.
Il rosso fu uno dei primi colori usati. Le pitture rupestri,spesso, erano prima incise poi dipinte all’interno e la stessa superficie della roccia dava l’effetto volumetrico. La funzione dell’arte, comunque, non era narrativa ma magica e propiziatoria. Le raffigurazioni delle scene di caccia e degli animali uccisi erano una sorta di rito religioso al fine di evocare una abbondante riserva di cibo e, contemporaneamente, chiedere perdono all’animale nel concetto animistico.
Rosso, nell’antico Egitto, era il colore della vita e della vittoria o al contrario un segnale di collera, di pericolo. Il deserto, ad esempio, era chiamato”terra rossa”. Gli scribi usavano inchiostro rosso per scrivere la parola “male”.
Per gli egizi, il Sole era simbolo di luce, calore e prosperità. Il disco solare era visto sia come il corpo che come copricapo di Ra.
Introdurre del rame rosso nei capezzoli o nelle labbra delle statue aveva lo scopo di porre vigoria analogamente all’inserimento di cristalli nelle palpebre che davano la lucentezza dello sguardo vivo.
I Bronzi di Riace, infatti, sculture bronzee databili intorno al V secolo a.C., hanno le labbra e i capezzoli in rame nonchè denti in argento.
Il rosso della vita, della regalità, dell’iniziazione è rappresentato nel ciclo degli affreschi della Villa dei Misteri.
Le pitture raccontano la preparazione di una giovane al matrimonio o, secondo alcuni, un rituale dionisiaco che ancora è oscuro agli studiosi. Le figure sono tutte a grandezza naturale su un fondo rosso che caratterizza la narrazione.
Il rosso diventa, in ambito cristiano, simbolico per il sacrificio del figlio di Dio, ricorda il sangue dei martiri e la regalità del Cristo.
Al centro del mosaico Cristo è su una scala formata da nuvole il cui colore va sfumando dai rossi della base verso il celeste della sommità.Secondo alcuni critici dovrebbe rappresentare l’avvento di Cristo durante il Giudizio Universale e dunque lo sfondo dovrebbe rappresentare nei colori l’azzurro paradisiaco che si fonde con la collera del divino verso i malvagi.
Nel 1140 l’abate Suger, italianizzato in Sugerio, inizia la costruzione del coro della basilica di Saint Denis, la prima architettura gotica.
L’architettura secondo Sugerio è un mezzo per raggiungere Dio in quanto, attraverso la manipolazione della materia con l’intelletto, è una manifestazione dell’uso dei talenti che ci ha donato. Tanto più il lavoro è complesso e faticoso tanto più sarà meritevole agli occhi di Dio.
L’equilibrio statico dato dalle tecniche costruttive gotiche libera le pareti, al posto della struttura muraria tipica del precedente romanico, che possono essere sostituite da vetrate colorate.
Lo spazio scuro e intimo tipico del romanico, si trasforma in mille colori riflessi dalle vetrate. La cattedrale gotica diventa un esempio di architettura luminosa. La luce, principio di ogni bellezza, qualificava la dimora di Dio. Insieme al colore delle vetrate, la luce svolge un ruolo prioritario perché costituisce un efficace contrasto alle raffigurazioni apocalittiche dei portali d’ingresso. Il rosso sottolinea la terra, la regalità, la luce solare.
Dipinto fiammingo che si pone in netto contrasto con il Rinascimento italiano nella prospettiva empirica e non matematica.
Il quadro presenta un’iconografia inusuale e fonde il genere della Madonna del Latte — dove sta allattando- con la Madonna Maestà, ovvero in trono. Gli spazi ristretti, quasi soffocanti, sono un’espediente per far risaltare la figura della Vergine e del Bambino, quasi in sproporzione simbolica. Tuttavia i vari elementi come il tappeto, la ciotola di rame le uova alla finestra sono descritti con puntualità. Il manto rosso significa regalità.
Il dipinto di Tiziano è ancora oggi di dubbia interpretazione anche a causa della mancanza di documenti scritti che possano rivelare sia la giusta committenza che come sia entrato a far parte della collezione Borghese.Tuttavia la somiglianza fra le due donne in contrapposizione, il putto e il rilievo sul sarcofago-fontana ci può dare qualche indicazione.
La giovane donna vestita di bianco , con una manica rossa, ha sul capo una corona di mirto,indossa guanti e alle sue spalle, nello sfondo vi sono edifici e una alta torre. Il mirto simboleggia la fedeltà coniugale e la donna dovrebbe, quindi, personificare l’amor profano, quello terreno.
La donna che le si rivolge è nuda avvolta da un manto rosso e un piccolo panneggio bianco, si deduce che è una divinità, forse Venere. Il mantello rosso,la fiaccola che tiene alta in mano, e l’edificio sacro alle sue spalle simboleggia l’amore ardente e, pertanto, riferibile all’amore sacro, universale, spirituale.
Il dipinto dovrebbe quindi essere riferito alle qualità che una sposa porterebbe nel matrimonio: quella di una “sessualità”, legata alla sfera privata, e quella di una “castità” nella sfera pubblica. Il piccolo Cupido, infatti, sta mescolando le acque della fontana come dovrebbero fondersi i diversi tipi di amore.
Rosso come il male: gli angeli ribelli diventano rossi come il fuoco dell’inferno che sarà loro dimora.
Al centro della scena l’Arcangelo Michele combatte, spingendo verso gli inferi gli angeli ribelli che si affollano in basso e si trasformano in rettili, pesci, molluschi, insetti e vegetali.
Dominikos Theotokopoulos nasce a Creta e grazie alla posizione influente della propria famiglia frequenta le più prestigiose botteghe di pittura in Grecia . Si trasferisce a Venezia per introdursi presso i pittori più all’avanguardia ma volendo conoscere più a fondo l’arte latina si reca a Roma. A Toledo verrà ribattezzato in El Greco e gli verranno affidate diverse commissioni. Il suo stile è unico: le forme sono allungate e fluide desunte dai manieristi mentre i colori hanno origine veneziana ma abbandona le proporzioni tipicamente italiane e il colore viene talora steso con pennellate espressive -fino ad essere applicate con le dita..
Gesù Cristo, con lo sguardo rivolto al cielo ed un espressione serena, viene privato della veste rossa per essere crocefisso. Il rosso della sua veste cattura tutta l’attenzione e può essere riferito alla Passione, al Sacrificio e all’Amore per l’Umanità .
Rosso come la passione. A parte il colore del drappeggio che copre metà del dipinto, un altro simbolo che allude all’amore è la mela sul tavolino riferita al peccato. Nonostante l’opera sia stata acquistata nel 1974 dal Louvre, il dipinto ha subito molte critiche negative per il palese erotismo!
Il rosso nelle divise militari dell’antichità aveva due scopi : il primo di mostrare al nemico l’aggressività, il secondo per “abituarsi” al versamento di sangue.
David mostra in tutte le sue opere il rigore del senso civile ed etico nell’interpretazione dei miti e della storia. Coerente all’estetica neoclassica ne sottolinea anche l’etica: il sacrificio, il mito dell’uomo-eroe, la dignità dell’uomo che annulla se stesso in favore della comunità.
Nell’opera David descrive Leonida come un semidio -un eroe- nudo avvolto da un drappo rosso immerso nell’affollamento dei suoi guerrieri, pronti alla battaglia.
Antoine-Jean Gros,Musée National du Chateau — Versailles
Un altro esempio del rosso usato nelle battaglie o nelle divise dei soldati è presente nel dipinto romantico di Gros.
Gros, allievo del David, non ricerca tuttavia una narrazione del mito dell’uomo eroe,ma piuttosto la drammaticità realistica. La composizione è decisamente dinamica ed è data sopratutto dall’intensità cromatica.
Il più fedele interprete del futurismo d’oltralpe è il britannico Nevinson. Studia a Parigi e strige amicizia con Modigliani, Severini e Picasso. Nel “Ritorno in trincea” applica in modo personale il concetto dinamico del primo Futurismo, illustrando le uniformi della cavalleria austriaca con i caratteristici pantaloni rossi.
La visione dopo il sermone, di Paul Gauguin , è un’immagine dal significato simbolico e religioso e vuole descrivere la semplice religiosità delle donne bretoni come farà con gli abitanti di Tahiti. L’angelo e Giacobbe lottano all’interno di una campitura rossa bidimensionale che sottolinea l’evento della visione.
Il rosso che domina sull’immagine è un colore simbolico che proietta la scena in una dimensione mistica. Gauguin scrivendo a van Gogh riferì di concepire l’evento come presente solo nella mente dei fedeli.
La posa di questa provocatoria “Madonna” ricorda quasi i prigioni di Michelangelo che cercano di uscire dalla roccia. Ma l’immagine viene dissacrata ulteriormente dall’aureola che non è dorata ma rossa come la collera, come il dolore in un rimando all’ubbidienza e al sacrificio.
In quest’opera Redon, simbolista, assegna ali verdi — colore complementare al rosso- a Pegaso in uno sfondo rosseggiante che evoca la potenza del mitico cavallo e la sua nascita.
Pegaso, infatti, nasce dal collo di Medusa quando Perseo la decapita. Nel dipinto si possono notare le serpi che ne incorniciavano il volto.
La scena presenta una periferia in costruzione. In alto si intravedono le impalcature che proietta la città verso l’alto e verso il futuro. La composizione è dominata dalla possente figura di un gigantesco cavallo rosso fuoco, teso nello sforzo di trainare un carro con l’aiuto di diversi uomini.La tecnica usata è ancora divisionista con colori espressionisti, forti e irreali che puntano sulla violenza cromatica. I colori accesi e il rosso contribuiscono a sottolineare la forza irrefrenabile della città che si espande, il vigore muscolare degli uomini e degli,animali, il lavoro, il dinamismo.
Chagall è ancora negli Stati Uniti quando dipinge questa tela ma gli orrori subiti dal popolo ebraico continuano a tormentarlo. Rappresenta dunque un bue agganciato a testa in giù per far colare il sangue come prevede il rituale “kosher” e come aveva visto fare dal nonno, macellaio a Vitebsk. Il tema, però, vira al sacrificio con un chiaro riferimento alla Shoah. La tragedia si concretizza nel rosso del bue e del suo sangue e domina la tela, chiusa da un cielo nero.
Rosso come la giovinezza, rosso come la voglia di vivere. In un locale affollato di giovani, Guttuso illustra il nuovo ballo del dopoguerra importato dagli Stati Uniti a simboleggiare la rottura con il passato. In alto un omaggio al dipinto di Mondrian “Broadway Boogie Woggie”.
L’opera fu commissionata per decorare il negozio della Olivetti a Roma.
Rosso come la volontà divina di creare. il rosso è il polo attrattivo in un grande campo blu dove l’uomo ancora privo della vita è sorretto da un angelo.
Chagall interpreta la forza di Dio in un disco rosso di energia che vibrando crea una girandola di colori. Come Leonardo, applica il concetto de “in mente dei” ovvero la previsione della disubbidienza di Adamo ed Eva, la conseguente cacciata dall’Eden, il sacrificio del Cristo. Le due religioni ebraica e cristiana intrecciate come una unica radice nella rappresentazione della Crocefissione, fra la Torah, le tavole dei dieci comandamenti di Mosè e il sogno di Giuseppe.
Spiega Fontana: “ il colore di fondo di queste tele…. è un colore stridente e sgarbato che indica l’irrequietezza dell’uomo contemporaneo. Il tracciato sottile, invece, è il cammino dell’uomo nello spazio, il suo sbigottimento e i terrore di perdersi: lo strappo, infine, è un improvviso grido di dolore, il gesto finale dell’angoscia diventata insopportabile.”
In una Roma rappresentata dal Colosseo, una folla in bianco e nero si concentra in un corteo dove il colore è concentrato nelle bandiere rosse, emblema socialista e comunista Si riconoscono alcuni volti mescolati in modo anacronistico che in epoche diverse hanno lottato contro il fascismo o la segregazione razziale.
È lo stesso Guttuso che racconta la genesi dell’opera: «Cominciai — ricorda l’artista — col disegnare più volte il profilo di Togliatti. Qua il primo problema. Gli occhiali. Era difficile renderlo a tutti riconoscibile senza gli occhiali…. Circondai il profilo con un collage di fiori ritagliati da alcune riviste di floricultura. Poi cominciai a mettere, attorno a quel punto focale, i ritratti dei suoi compagni, quelli con i quali aveva avuto i più stretti rapporti di lavoro, nell’esilio, in Spagna, in Unione Sovietica. Tenendo conto dei rapporti con Togliatti e non della loro presenza effettiva ai funerali». (cit. 1)
La bandiera rossa, fin dall’antica civiltà romana, era il simbolo di aggressione e, durante gli scontri, l’avviso di non fare prigionieri. Anche la pirateria adottò la bandiera rossa quando volevano dimostrare che nessuno si sarebbe salvato. Nel 1848 venne adottata anche da socialisti e repubblicani radicali. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre venne adottata dal governo sovietico -con falce e martello- come bandiera ufficiale.
Il soggetto di questa card, realizzata mediante serigrafia, è Santa Claus, celebre personaggio della cultura popolare. L’opera appartiene al portfolio “Miti”, ideato dall’artista e comprendente diverse opere con soggetti, appunto, “mitici”. Infatti, nel dedicarsi a questo portfolio, Warhol si concentrò su icone e simboli della cultura di massa, ritraendo figure come Babbo Natale, Micky Mouse e Dracula. Sulla destra dell’opera compare, in nero, la firma di Andy Warhol. (cit. 2)
Il moderno Babbo Natale è vestito di rosso, colore della vita, della nascita e della rinascita, deriva da San Nicola di Bari, vescovo e patrono dei fanciulli.
Auguro a tutti feste felici, serenità, salute e un anno nuovo colmo di sorprese meravigliose.