Viaggio nei colori dell’arte

il bianco e il nero

paola magni
12 min readFeb 22, 2021

Luce ed ombra, il bianco e nero

Il bianco nell’antico mondo greco e romano viene riferito alla luce che risplendeva o, addirittura, infiammava. Il nero, invece, veniva riferito all’assenza di luce e, sinonimo di oscurità, a ciò che era funesto.

Il bianco e il nero nell’arte hanno il potere di generare un’immediata tensione, di creare “disorientamento”. i due colori non-colori sono “le estremità” del cerchio cromatico: il bianco contiene tutti i colori, e richiama l’idea di fusione e di luminosa unione; il nero è invece un’assenza di colore, e si lega dunque all’idea di vuoto, del buio, del vacuo, dell’assenza.

Sventolare una bandiera bianca per simboleggiare la resa deriva dal I secolo d. C. In seguito fu universalmente riconosciuta ed usata.

La bandiera nera è quella dei pirati e, successivamente dalla fine dell’Ottocento, fu il simbolo degli anarchici. Secondo alcuni storici il colore nero con teschio e ossa incrociate fu scelto dai pirati per spaventare i nemici e gli anarchici adottarono lo stesso colore emulando lo spirito libero e ribelle proprio dei pirati. Nel 1910 anche il rivoluzionario messicano Emilio Zapata, sventolava una bandiera con un teschio e un paio di ossa incrociate su sfondo nero.

Mosaico di Jacopo di Cosma, sul portale della Chiesa di San Tommaso in Formis, 1210, Roma

Il mosaico romano ha una connotazione simbolica: gli schiavi vengono riscattati dalla prigionia, anche se per il moro, per ottenere la vera libertà occorre la conversione, sottolineata dalla croce portata dallo schiavo bianco.

E’ l’immagine della visione avuta da San Giovanni de Matha il 28 febbraio del 1193, durante la celebrazione della sua prima messa. Un uomo dal volto luminoso, infatti, libera dalle catene un nero e un bianco.Il messaggio è evidente: i due hanno lo stesso valore. Secondo Tomaso Montanari, professore di Storia dell’Arte dell’Università di Siena e famoso saggista, dopo tutti questi anni non lo abbiamo ancora capito.

Teseo e il Minotauro, 1510–1520, Maestro dei Cassoni Campana, Musee de Petit Palas, Avignone

Le vele di Teseo quando ritorna in patria sono nere. Avrebbero dovuto essere bianche in quanto aveva ucciso il Minotauro. Di conseguenza suo padre Egeo si uccide gettandosi in mare, credendolo morto.

Giunone mentre allatta Ercole, 1818,Johan Niclas Byström, Palazzo Reale, Svezia

Giove, approfittando del sonno di Giunone, attacca al suo seno Ercole, perché solo con il latte divino il bimbo può diventare immortale.

Ercole, però, è troppo vorace e la dea si sveglia di soprassalto. Il latte viene spruzzato in cielo, dove dà origine alla Via Lattea mentre le gocce cadute a terra si trasformano in gigli. Luce e Ombra.

Gaspero Bruschi , Venere dei Medici (statua a grandezza naturale). Ginori a Doccia, 1747 c.Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia

Le statue noi le immaginiamo sempre bianche anche se nell’antichità il marmo veniva colorato con una resa realistica. Nell’immagine è rappresentata una statua di porcellana dello scultore Gaspero Bruschi che dalle opere in marmo passò a quelle in porcellana per la fabbrica di Carlo Ginori.

La Venere di Bruschi è una rivisitazione della più antica Venere de Medici, conservata agli Uffizi di Firenze.

La Venere de’ Medici databile alla fine del I secolo a.C, : Kleomenes figlio di Apollodoros

La scultura fu rinvenuta a Roma presso le terme di Traiano, nella vigna del vescovo di Viterbo Sebastiano Gualtieri, nella seconda metà del ‘500 . Nel 1575 l’opera venne ceduta a Ferdinando de’ Medici che decise di esporla tra le antichità di Villa Medici a Roma.

Si tratta di una iconografia riconducibile alla “Venere Pudica”, che si copre le parti intime perché si accorge di essere osservata.

Monumento equestre ad Alessandro Farnese, 1625, Francesco Mochi, Piacenza

Ma le statue ci possono anche apparire nere, quando il tempo ha lasciato la sua patina sul bronzo.

Con il termine Cavalli del Mochi vengono indicate due statue in bronzo nella Piazza dei Cavalli a Piacenza. I monumenti furono commissionati da Ranuccio I Farnese per omaggiare il padre e se stesso al fine di recuperare il favore della popolazione visto che,in quel momento, soffriva di una particolare impopolarità.

Il gruppo statuario è tipicamente Barocco: per il forte dinamismo dovuto ad una forma aperta che, sensibile alla luce, forma dei forti contrasti chiaroscurali.

Ragazzo morso da un ramarro, 1593–1594, Caravaggio ,National Gallery), Londra

Del dipinto ne esistono due versioni, una conservata a Firenze e l’altra a Londra. Caravaggio è l’artista che più ha tratto simbolismi nella luce e nel bianco in contrasto con l’ombra profonda. Il tema principale di tutte le sue opere è la realtà drammatica e duplice -nel bene e nel male-in cui l’uomo vive.

L’opera “Ragazzo morso da un ramarro” rientra nel tema delle vanitas attraverso la descrizione dei fiori recisi e del fiore tra i capelli. Simbolicamente può rappresentare la delusione e i pericoli : questi non solo non sono visibili, ma addirittura nascosti sotto una effimera felicità, un momentaneo piacere.

Monumento funerario di Clemente XIV,Antonio Canova ,1787,basilica dei Santi Apostoli a Roma

E’ sopratutto nei monumenti funebri dove luce ed ombra si fondono e diventano colmi di significati simbolici . Durante il Neoclassicismo, con Canova, vengono fuse l’estetica del periodo e la morale foscoliana: la tomba può portare pace e consolazione mentre è espressione della civiltà del mondo e, quindi, ha un significato pubblico per il ricordo dei grandi della storia.

Canova pur traendo ispirazione dal classicismo cinquecentesco e dal Bernini, inaugura uno stile desunto dalla critica di Winckelmann: ricercando quella “quieta, nobile semplicità e serena grandezza” della statuaria greca.

La Temperanza è rappresentata dolente appoggiata sul sarcofago mentre la Mansuetudine è seduta con accanto un agnello accovacciato. Il Papa in trono all’apice della struttura piramidale, con le vesti di rito, alza un braccio benedicente.

Il gruppo scultoreo bianco si contrappone al nero dell’ingresso. Luce e tenebre.

William Blake, L’antico dei giorni, 1794 acquerello e inchiostro, British Museum, Londra

Non è un caso che il Primo Giorno della Creazione, nel primo libro della Bibbia, la Genesi, si narra che “Nel principio Dio creò il Cielo e la Terra. E separò la luce dalle tenebre”.

Blake interpreta Dio Creatore come un architetto michelangiolesco, il cui corpo vigoroso viene tradito dalla lunga barba e dai folti capelli canuti. La luce proviene proprio da Lui, mentre separa la notte dal giorno.

Ancora oggi tendiamo ad associare al bianco l’innocenza mentre al nero e all’oscurità colleghiamo l’immagine di un mondo sotterraneo: il bene e il male.

soffitto interno Chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane, Francesco Borromini, XVII secolo

L’interesse per il dinamismo del Barocco si spinse anche nelle architetture. Uno dei principali architetti del periodo fu Francesco Borromini. Rompe con la simmetria rinascimentale e la pianta di San Carlo alle Quattro Fontane assume una forma ellittica che si riflette nella cupola. La profonda conoscenza della geometria ha permesso a Borromini di inventare i lacunari della cupola con forme insolite: cruciformi e ottagonali che si intersecano rimpicciolendosi man mano che si avvicinano al centrale lanternino.

Il bianco e le sue ombre conferiscono un moto sinuoso, quasi un respiro, facendo percepire al visitatore una certa instabilità, quella che poi scaturirà nella sopraffazione della natura sull’uomo nel Romanticismo. L’uomo non era più misura di tutte le cose.

Giovan Battista Piranesi, Avanzi del Tempio di Canopo nella Villa Adriana, da Vedute di Roma, 1748–78

“Quando mi accorsi che a Roma la maggior parte dei monumenti antichi giacevano abbandonati nei campi o nei giardini, oppure servivano da cava per nuove costruzioni, decisi di preservarne il ricordo con le mie incisioni. Ho dunque cercato di mettervi la più grande esattezza possibile.”
Giovanni Battista Piranesi

Giovanni Battista Piranesi, Carceri d’Invenzioni, XIV. L’arco gotico, 1745 61

Le incisioni del Piranesi sono quasi tutte conservate al Museo di Palazzo Braschi di Roma, ma anche sparpagliate in varie collezioni e musei in Europa.

Escher, Salita e discesa, 1960

Le opere, rigorosamente in bianco e nero, sono state poi oggetto di studio da parte di Escher, che sosteneva “la riproducibilità dell’opera d’arte”.

Le Jour des Morts (All Saints Day) — William Adolphe Bouguereau, 1859, collezione privata

William Adolphe Bouguereau è stato un artista francese contrario all’impressionismo tanto che definiva i dipinti di questa corrente dei bozzetti non terminati. La critica del tempo non apprezzò le sue opere ma recentemente è stato riscoperto nell’ambito della pittura accademica francese dell’Ottocento.

Il dipinto pone i due contrapposti toni nero e bianco in antitesi creando un forte contrasto ma sottolineano il dolore della giovane donna e della figlia, mentre il latteo colore dello sfondo sembra avere una forte connotazione consolatoria.

Il silenzio, 1799, Johann Heinrich Fussli, Kunsthaus, Zurigo

I dipinto rappresenta l’assenza del suono che viene personificato nel corpo di una donna. La donna non ha identità — viene celata dalla posizione rannicchiata- e non ha movimento, non è presente alcun riferimento spaziale e si rimanda ad un concetto di vuoto . L’assenza del suono, che potremo declinare in parola e in dialogo, è sottolineata dal bianco e dal nero: quasi un rimando al nulla nell’assorbimento o nell’emanazione di tutti i colori.

Quadrato nero,1915, Kazimir Severinovič Malevič, Museo statale, San Pietroburgo

Malevic e Mondrian furono gli artisti che contribuirono a dare all’Astrattismo una pura forma geometrica. Melevic, nel 1915, firmò il Manifesto del Suprematismo, dove si affermava “la supremazia della pura sensibilità nell’arte”. Quindi l’opera d’arte è l’espressione del sentimento intimo dell’artista che non può fare riferimento ad oggetti o realtà esterne e neppure essere corrotto da funzioni o scopi politici, religiosi, sociali.

L’opera Quadrato nero su fondo bianco è significativa di questo pensiero. Il quadrato è solo una forma geometrica non desunta dalla realtà. Manifesta da una parte, la rinuncia della forma stessa-anche quella priva di controllo dell’estro artistico- mentre, d’altro canto, presenta il sentimento interiore, contrapposto a ciò che è esterno: il nero verso il bianco.

Guernica ,Pablo Picasso,‎ giugno 1937, Madrid de Arte Reina Sofia

Picasso,coerente alla sua stessa affermazione:“ l’arte è una menzogna che fa comprendere la realtà”, tradusse in immagini il dramma subito dalla popolazione inerme della cittadina di Guernica, bombardata da diverse incursioni aeree.

L’allusione alla stampa, da dove aveva appreso la notizia, si evidenzia nel corpo del cavallo, che appare costituito come un collage di articoli di giornale. La mancanza di colore può essere un riferimento alle fotografie in bianco e nero che accompagnavano i testi. Probabilmente, però, la varietà cromatica corrisponde alla vitalità e al vigore, e Picasso sceglie solo luce-ombra, bianco-nero, bene-male per sottolineare la perdita della speranza di un futuro.

Massacro in Corea, 1951, Pablo Picasso, Musée National Picasso di Parigi

“All’interno della tela, molto sviluppata in lunghezza, si contrappongono due gruppi ben distinti: da una parte le vittime innocenti, donne (alcune gravide) e bambini paralizzati dal terrore, la cui nudità simboleggia l’impossibilità di potersi difendere, dall’altra i soldati, armati ….pronti ad infierire. Il naturalismo dei corpi contrasta con i volti cubisti di alcuni personaggi: il cubismo qui è utilizzato per esprimere sia la paura delle vittime sia la cieca barbarie dei carnefici, che vengono rappresentati con tratti robotici, vere e proprie macchine della morte,”

Ancora una volta l’assenza del colore è simbolico alla rappresentazione della analoga assenza della pietà, della ragione, della libertà, della vita.

Paravento Città che si rispecchia,1952, Piero Fornasetti

Quando l’arte incontra il design, Piero Fornasetti si mette all’opera. Nato da una famiglia della borghesia milanese intraprende subito studi artistici ma è negli anni Trenta che mette a frutto le sue abilità di incisore e con l’apertura della Stamperia collabora con artisti come De Chirico, Fontana e Bo. Elabora una particolare stampa su seta e presenta alla Triennale di Milano degli anni ’40 i suoi foulard che, pur non avendo successo, attraggono l’attenzione di Gio Ponti.

Dopo una parentesi come scenografo per Giorgio Strehler, collabora attivamente con Gio Ponti elaborando progetti dove utensili, mobili e ceramica possano tuttavia essere considerate opere d’arte. Nella Triennale del ’51 espone in coppia con Ponti il trumeau “Architettura” alla IX Triennale del 1951: il mobile, perfetta sintesi di antico e moderno, diventerà un simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo.

Architettura, 1951, Trumeau in legno stampato,Gio Ponti — Piero Fornasetti

Successivamente Fornasetti incontrerà “virtualmente” , su una rivista, la sua musa ispiratrice nella cantante lirica Lina Cavalieri, che D’Annunzio celebrava come Venere terrena.

piatti con Lina Cavallieri di Fornasetti

Il suo volto è al centro della serie “Tema e Variazioni”, che ne riproduce i tratti iconici in oltre 500 versioni differenti e a volte surreali, impresse su oggetti di uso quotidiano come mobili e accessori, e soprattutto piatti.

Ritratto di Lina Cavalieri,1901 circa,Boldini, Giovanni,Collezione privata

Molti critici sostengono che Giovanni Boldini sia il miglior interprete del vuoto materialista e gaudente della società di fine secolo. Sulla tela compaiono figure femminili corrispondenti alla letteratura decadente. Gli abiti che avvolgono queste muse sono luminosi e leggeri, si fondono nelle pareti degli interni, la composizione è virtuosistica e, per alcuni, stereotipata.

Tuttavia, nel ritratto di Lina Cavalieri, si evincono caratteristiche diverse: l’abito, ad esempio, se pur ingentilito dalle lunghe perle, è austero, semplice, si percepisce una stoffa pesante e nera. Lina è arrivata al successo con notevole fatica e, secondo le sue stesse parole, non sempre per il suo talento. Boldini la ritrae,dunque, puntando sicuramente sulla sua bellezza ma senza sottolineare la sensualità femminile: non vuole giudicare.

Il nero dell’abito simboleggia, dunque la serietà, l’austerità.

Ritratto dei duchi di Osuna con i figli,1787–1788,Francisco Goya,Madrid, Museo del Prado

Per fare un confronto, il dipinto di Goya che ritrae la famiglia dei duchi riservando alla madre e alle figlie abiti con stoffe leggere e bianchi.

Il dipinto non sembra appartenere all’iconografia celebrativa e ufficiale ma è, piuttosto un ritratto di famiglia intimo. Il bianco degli abiti delle figure femminili, le pose naturali,i volti che mantengano il contatto oculare sono significativi del retaggio culturale illuminista.

Il bianco degli abiti allude al secolo dei Lumi, della ragione.

Victor Vasarely. Zebre, 1942. |Park West Gallery Collection

Vasarely, padre della Op Art, riflette a lungo sul come unire al meglio l’opera e colui che la guarda. Alla fine coniò la seguente frase, che rappresentava la sua idea di Op Art:
“La posta in gioco non è più il cuore, ma la retina, e l’anima bella ormai è divenuta un oggetto di studio della psicologia sperimentale. I bruschi contrasti in bianco e nero, l’insostenibile vibrazione dei colori complementari, il baluginante intreccio di linee e le strutture permutate […] sono tutti elementi della mia opera il cui compito non è più quello di immergere l’osservatore […] in una dolce melanconia, ma di stimolarlo, e il suo occhio con lui”. (2)

Giulio Paolini, Giovane che guarda Lorenzo Lotto, 1967 — proprietà dell’artista — photo courtesy Archivio Giulio Paolini, Torino

Il giovane che guarda chi lo sta ritraendo è l’opera che sta osservando chi la sta componendo. E’ la riproduzione con dimensioni originali del dipinto di Lorenzo Lotto del 1505 e, dunque, è come se noi fossimo l’artista rinascimentale che sta costruendo l’opera, ma filtrato attraverso l’intelletto di un secondo artista.

Il bianco e nero, in questo caso, è un espediente per non deviare il complesso processo logico dell’osservatore che sta alla base dell’arte concettuale.

L’arte concettuale si basa sul principio che tutto è già stato pensato dall’artista e la mera esecuzione è solo un fatto meccanico. Marcel Duchamp anticipò il movimento attraverso l’affermazione che arte sia ciò che l’artista reputa arte.

I ready-made, ‘pronto fatto’, di Duchamp, infatti, sono oggetti già creati, un oggetto qualsiasi -come la ruota di una bicicletta-che si delinea come oggetto artistico nel momento in cui l’artista lo sceglie,e firmandolo si assume la responsabilità estetica . L’opera d’arte si sottrae al processo visivo e la si può interpretare solo secondo un processo logico.

fontana- un esempio di ready-made.

L’arte concettuale si oppone alla mercificazione delle opere che viene considerata come una malattia dell’età moderna. Attraverso la negazione della validità dell’oggetto i “concettualisti” eliminano la compravendita dell’opera, anche se, si documenta con la fotografia il prodotto e, pertanto, riproducibile e soggetta alla commercializzazione.

Una e tre sedie opera concettuale di J. Kosuth
La lettura, 1994 -Carlo Toffolo, Collezione privata

Una tela contemporanea di Carlo Toffolo dove l’assenza di colore ci costringe alla meditazione.

Guardare un dipinto è leggere una storia: ci immedesimiamo nel lettore e ci perdiamo fra le pagine bianche con il testo nero.

(1) cit. online.scuola.zanichelli.it › volume-3 › pdf-verde › lett…

(2) cit. artevitae.it › optical-art-op-art

Tomaso Montanari “L’ora d’Arte” edizioni Einaudi, 2019

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