Viaggio nei colori dell’arte

Il giallo

paola magni
9 min readJan 18, 2021

Il giallo. come per gli altri colori, ha una duplice valenza simbolica. La tonalità che imita la lucentezza dell’oro ,del sole o del grano maturo è sicuramente caratterizzata da connotazioni positive come lo splendore della luce, la sacralità o la filiazione divina. Al contrario può sembrare un bianco sporcato -infatti la biancheria vecchia si dice ingiallita- e quindi attributo a tutti gli stigmatizzati come i lebbrosi, le prostitute e spesso Giuda indossa un mantello giallo per sottolineare il suo inganno, il tradimento.

scena di banchetto con musici, , Tomba dei Leopardi, V sec. s.C., affresco, Tarquinia

Le tombe etrusche sono sicuramente una testimonianza sulla loro cultura e sulle credenze religiose. La tomba era la casa del defunto che continuava a vivere nell’aldilà e, pertanto, non solo vi si ponevano gioielli, cibi e bevande ma si dipingevano le pareti con scene conviviali con un delicato fondo giallo.

Il giallo nelle tombe etrusche era riferibile al chiarore del sole che poteva contrastare le tenebre della morte.

Nozze Aldobrandini, affresco del I secolo a.C. Musei Vaticani,Città del Vaticano, Roma

Secondo Michel Pastoureau il giallo era, in genere, il colore della donna sposata e aveva origine dal rito del matrimonio. Durante il periodo della Repubblica, la cerimonia si svolgeva con i due sposi si vestiti di giallo simbolo di gioia, fecondità e prosperità.

Apollo tra gli amanti Ciparisso e Giacinto, 1834, Aleksandr Andreevič Ivanov

Contemporaneamente divenne anche il colore degli effeminati.

Nel dipinto ottocentesco il pittore russo sottolinea attraverso il colore il portatore di luce e, contemporaneamente, l’omosessualità di Apollo ammantato di giallo.

San Vittore in ciel d’oro, particolare del mosaico IV-V sec., Sant’Ambrogio Milano

Per rendere visibile l’invisibile e riuscire ad esprimere la trascendenza del divino, nell’arte paleocristiana si concilia l’iconica arte latina con l’iconoclasta arte ebraica. L’espressione del divino avviene attraverso la luce e tolta ogni verosimiglianza alle figure, ogni attributo plastico e prospettico, si tende a fondere scene religiose, con funzione didattica, con un irrealistico fondo d’oro.

il matto nei tarocchi Visconti Sforza conservato alla Library Morgan, New York

Una locuzione usuale è che il giallo è il colore dei matti.

Negli antichi mazzi di tarocchi il “matto” è infatti vestito di giallo.

Anche i giullari vestivano con calze o berretti gialli.

Bacio di Giuda, 1303–1305, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova

Giotto raffigura il tradimento in primo piano con Giuda che protende le labbra verso Gesù, immobile con lo sguardo fermo, mentre la folla anonima di soldati riempie la scena attraverso l’agitarsi di lance, torce e bastoni. Pietro è nell’atto di tagliare l’orecchio a un servo mentre un’altro sgherro lo afferra per il mantello ripetendo il gesto di Giuda.

Il mantello giallo del traditore catalizza tuttavia l’attenzione perchè si vuole sottolineare l’ipocrisia dell’uno in confronto alla pacata accettazione del destino del tradito.

Assunta, 1516–18, Tiziano Vecellio,Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari

Nel dipinto il colore ha un valore altamente simbolico. In terra gli Apostoli sono circondati da un tenue e freddo azzurro tendente al grigio verso l’addensarsi dell’atmosfera. La Madonna sorretta dagli angeli su un soffice tappeto di nuvole si volge al divino nella dorata luce paradisiaca.

Madonna col Bambino e Santi (anonimo, circa 1515), ugualmente destinata alla Chiesa della Vittoria e raffigurante in basso membri della famiglia Norsa in atto di contrizione (attualmente conservato nella Basilica di Sant’Andrea in Mantova)

La stella gialla per contrassegnare gli ebrei compare per la prima volta a Verona nel 1433. Era stato papa Innocenzo III al concilio Lateranense del 1215 a stabilire che ebrei e musulmani dovessero portare colori particolari, in modo da renderli riconoscibili.

L’opera rappresenta la Vergine e il bambino in trono mentre benedicono il modellino di una chiesa che San Girolamo, in piedi alla loro destra, sta loro porgendo. Alla sinistra del trono vengono raffigurati Santa Elisabetta con San Giovannino. Nella parte inferiore, sotto il trono, quattro ebrei, due uomini e due donne: Daniele Norsa, il figlio Isacco e le rispettive mogli. L’espressione dolente è dovuta alla tabella sorretta da due angeli sopra il capo della Madonna: “DEBELLATA HEBRAEORUM TEMERITATE” ovvero vittoria sull’incoscienza ebrea.

berretta gialla e cerchio giallo

Il più delle volte il contrassegno degli ebrei era un cerchio giallo, come si vede in numerosi dipinti, per esempio nel particolare del quadro conservato a Mantova, detto “La madonna degli ebrei”, in cui si vedono alcuni personaggi portare il cerchio giallo che i Gonzaga avevano imposto gli ebrei. A Bologna nel 1525 fu decretato che le donne ebree indossassero un velo giallo, come anche le prostitute, causando notevoli imbarazzi. A Venezia i mercanti ebrei dovevano portare la berretta gialla e in alcune giornate a Rialto, cuore finanziario della città, di vedevano più berrette gialle di ebrei che berrette nere di cristiani. (1)

Conversione della Maddalena,1615–1616, Artemisia Gentileschi, Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze

Figlia di un pittore, Artemisia Gentileschi aderisce a temi spesso drammatici con la tendenza caravaggiesca al realismo. I fondi dei suoi dipinti, infatti avranno sempre più la tendenza ad incupire sottolineando l’intensità della figura in primo piano. Nella Maddalena penitente, tuttavia, non rinuncia a raffigurare la bellezza di una giovane donna che, pienamente cosciente del suo potere seduttivo, allontana da se stessa lo specchio. L’abito giallo allude alla sua professione prima della conversione.

Manicomio, 1815, Francisco Goya, Museo del Prado, Madrid

Il tema dell’occulto, della stregoneria, della pazzia è tra gli argomenti preferiti dell’aristocrazia spagnola di inizio ‘800. La tela fu commissionata dalla duchessa De Osuna per arredare il proprio studio. Goya rende visibile la pazzia attraverso questi gialli che si incupiscono sino al marrone ed al nerastro, aggiungendo come di sua abitudine, la denuncia sulle loro povere condizioni.

La tendenza ad indagare sui lati più oscuri dell’animo umano viene chiamata storicamente “Romanticismo nero” .

Luce e colore (la teoria di Goethe) — Il mattino dopo il Diluvio,1843,William Turner,Tate Britain di Londra

Turner cita proprio nel titolo la teoria di Goethe.

Nei decenni successivi alle teorie di Newton gli scienziati arricchirono le scoperte sui fenomeni cromatici. Nel 1810 Goethe pubblicò “ Teoria del colore” un compendio di osservazioni sulla percezione, simbolismo e valore estetico dei colori.

Turner quindi illustra il giorno dopo alla fine del diluvio universale come in una sfera di cristallo, dove il divino, placato dalla collera, rivolge la sua luce dorata verso gli umani.

Carlo Arienti — Paolo e Francesca, 1840–1850, collezione privata

Arienti rappresenta l’omicidio di Paola e Francesca in una stanza gialla con la donna vestita di questo colore. Il colore del matrimonio dell’antica Roma viene interpretato anche come tradimento.

Il Ballo , 1876, James Tissot, Musee d’Orsay

Una donna giovane entra in un ballo al braccio di un uomo molto più anziano e l’abito giallo ci fa immaginare che l’uomo non sia certo un famigliare.

James Tissot, francese, a Londra troverà successo proprio nel racconto a volte ambiguo dell’apparente quieta borghesia del tempo.

Campo di grano con volo di corvi,1890, Vincent van Gogh, Van Gogh Museum, Amsterdam

Il formato del dipinto genera una notevole ampiezza che van Gogh sottolinea nel perdersi dei sentieri verso l’orizzonte. Scriverà a Theo “… ho dipinto …. sono immense distese di grano sotto cieli tormentati e non ho avuto difficoltà nel cercare di esprimere tristezza e solitudine estrema.”

Vincent van Gogh: Campo con iris e veduta di Arles . 1888, Amsterdam, Rijksmuseum Vincent Van Gogh.

Due anni prima del “Campo di grano con volo di corvi” il grano non si colora di giallo sporco, ma è luminoso e solare. La veduta, appena intravista dalla rigogliosa natura, si fonde in un cielo mediterraneo terso. La rappresentazione è una melodiosa composizione armonica.

Il Cristo giallo , 1889,Paul Gauguin, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery

Un po’ scontata l’immagine del Cristo giallo di Gauguin che riprende il concetto di miracolosa visione durante le preghiere delle religiose donne bretoni. I colori innaturali, il contornato nero con all’interno le campiture di colore senza sfumature sono tuttavia un rimando alle vetrate gotiche e alla fede che veniva espressa in questi luoghi di culto.

Il Cristo giallo, 1889, Emile Bernard, Indianapolis Museum of Art, Indianapolis, Indiana, USA

Anche se appaiono diversi i due dipinti di Gauguin e di Bernard hanno radici in comune: simbolismo, rappresentazione religiosa e, sopratutto, quella ricerca di una nuova composizione spaziale dopo la breve stagione dell’impressionismo.

Donne Bretoni su un prato verde, 1888, Emile Bernard, collezione privata

L’anno precedente Emile Bernard dipinge l’opera “Donne bretoni su un prato verde” e Paul Gauguin ne rimane così colpito che Emile ne fa dono all’artista.

Vorrei sottolineare, a questo punto, quanto le opere iniziali di Gauguin siano state influenzate -o copiate?- da Emile Bernard. Sicuramente l’abilità di Gauguin sta nell’aver rielaborato le sue intuizioni stilistiche.

Tuttavia, quando i critici commentano l’invenzione del “contornato” citando solo Gauguin, Bernard si accorge che Gauguin si è “impossessato indebitamente delle sue idee” (2) ,rompe l’amicizia e abbandona Parigi e la Francia.

Santa Sofia, 1891, Jonhn Singer Sargent, Metropolitan Museum of Art, New York, USA

Dan Brown mischia nei suoi romanzi arte, storia e simboli. Nel libro “Inferno” Robert Langdon, il professore di simbologia di Harvard, è il protagonista di un’avventura che si svolge dall’Italia sino alla Turchia. Oltre ai tanti artisti, opere d’arte, città e figure storiche, il libro descrive anche l’opera dell’artista americano Jonhn Singer Sargent con queste parole:

“Non c’era da sorprendersi che, nel realizzare il suo famoso dipinto Santa Sofia, l’artista americano avesse utilizzato solo innumerevoli sfumature di un unico colore. Oro.”

Il paradiso, particolare di un angelo, progetto di una vetrata, Koloman Moser, 1904, d’Orsay
Vetrata completa Sl. Leopold, Vienna

La vetrata ha un impianto geometrico,preciso e simmetrico che si innesca nell’architettura tipica della Secessione viennese — la chiesa è stata progettata da Otto Wagner- e compie l’obbiettivo di “opera d’arte totale”. Ovvero la ricerca di una situazione che possa legare insieme architettura, poesia, musica, scultura e pittura.

Il giallo paradisiaco viene esaltato dalla luce che filtra e dalla vetrata, provocando una forte emozione sacrale.

Donna distesa con vestito giallo, 1914, Egon Schiele Collezione Privata

Egon Schiele declina la Secessione viennese alla rappresentazione del proprio animo, diventando, di fatto, un espressionista. Nelle sue opere si legge il tormento della decadenza o, come egli stesso afferma, tutto ciò che è morto.

Nella rappresentazione dei suoi nudi o delle donne in pose discinte si concentra nel descrivere la sensualità sofferente in un ambiguo senso di rimorso.

La gabbia dorata, 1919, Evelyn De Morgan, de Morgan Foundation, Londra

Evelyn De Morgan, pittrice inglese, appartenente alla confraternita dei Preraffaeliti , nei suoi dipinti ripropose le tematiche dal movimento: spiritualità, temi mitologici, biblici e letterari. Tuttavia scelse spesso di sottolineare la condizione femminile sia nei temi precedenti che attraverso allegorie.

La “Gabbia dorata” è un dipinto autobiografico. La pittrice è sposata, l’abito giallo è legato alla tradizione romana, ad un uomo molto più anziano e osserva dalla finestra la libertà che le è negata. Libertà, che in questo caso, è personificata da un gruppo di zingari che sta danzando

Giallo, rosso, blu , 1925, eVasilij Vasil’evič Kandinskij collezione privata, Roma

Nelle opere di Kandinskij l’armonia dei colore corrisponde a quella dei suoni musicali, con la ricerca di un effetto psicologico sull’osservatore.

Il colore giallo , vulcanico e prorompente, corrisponde al suono di una tromba.

In questo contesto e secondo questa teoria, i colori hanno un effetto fisico, ovvero sulla retina, abbinato ad un conseguente effetto psichico, prodotto dalla percezione intima e personale del colore stesso. Inoltre, ad ogni colore corrisponde un suono e l’artista aspirava ad una pittura che fosse anche una “composizione musicale” ascoltata o almeno percepita.

Senza titolo, 1968, Mark Rothko (Marcus Rothkowitz),

Simon Shama è un professore di Storia dell’arte alla Columbia University , ha scritto diversi saggi e realizzato per BBC importanti documentari televisivi. Secondo la sua opinione il problema dell’arte moderna consisteva nel tradurre in immagine la realtà drammatica dell’attualità e l’artista che ci ha risvegliato dal torpore morale è stato Rothko.

Il colore liberato da qualsiasi forma -anche geometrica- è il soggetto del dipinto che deve giungere puro ai sensi dell’osservatore. Anche il formato verticale del dipinto è congruo per Rothko. In una dimensione orizzontale avrebbero accolto un maggior numero di osservatori, mentre il limitato numero avrebbe potuto essere più incisivo nel raggiungere i loro sensi, quasi che l’utente possa divenire ostaggio dell’emanazione vibrante del colore.

(1) cit. Dal cerchio alla stella: il giallo per marchiare gli ebrei da Alessandro Marzo Magno | Apr 28, 2016 |

(2) cfr. “Il volto dell’Occidente” di Flavio Caroli,2012, Mondadori

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